Michael Burry è uno degli investitori più famosi di sempre: ecco quanto ha guadagnato con la previsione della recessione del 2008 e il patrimonio attuale
Ci sono storie che sembrano destinate a essere raccontate non solo nei libri di finanza, ma anche al cinema, e quella di Michael Burry è una di queste. Nell’ultimo periodo il suo nome è tornato sulla bocca di tutti non tanto per una nuova vittoria clamorosa, ma per un’altra intuizione che divide gli investitori: la sua convinzione che la corsa all’AI sia ormai fuori controllo. Se ne parla ovunque, e ogni volta che Burry alza la voce, Wall Street ascolta. Non potrebbe essere altrimenti per l’uomo che nel 2008 previde una delle più grandi catastrofi finanziarie moderne e riuscì non solo a salvarsi, ma anche ad arricchirsi mentre il mondo crollava.
Eppure, ciò che rende davvero affascinante la sua figura è la sua capacità di leggere i movimenti dei mercati quando gli altri si lasciano ingannare dall’euforia. Nel 2025, mentre molti celebrano l’avanzata dell’intelligenza artificiale come l’inizio di una nuova rivoluzione economica, Burry nuota controcorrente, suggerendo che quel futuro radioso potrebbe essere un’illusione collettiva.
La sua storia, intrecciata tra successi, intuizioni profetiche e una costante sfiducia verso le mode speculative, continua ad attirare l’attenzione di investitori, analisti e semplici curiosi. È la prova vivente che il vero valore non sta nel seguire la folla, ma nel vedere ciò che gli altri ignorano - anche quando ciò comporta un rischio enorme. Ma quanto ha guadagnato Burry in passato e qual è il suo patrimonio attuale? Proviamo a scoprirlo.
Chi è Michael Burry? L’investitore più famoso del mondo grazie a “La Grande Scommessa”
Michael Burry nasce il 19 giugno 1971 a San Jose, California, e cresce con una passione per il ragionamento analitico e per le dinamiche nascoste dietro ai numeri. Nonostante si laurei in medicina alla Vanderbilt University e inizi una carriera come medico, non abbandona il desiderio di decifrare i mercati: nel tempo libero gestisce un blog finanziario che attira l’attenzione di grandi nomi della finanza. È da lì che parte la sua vera avventura.
Nel 2000 fonda Scion Capital, il fondo con cui comincia a distinguersi come investitore controcorrente. Già nei primi anni dimostra una precisione sorprendente nel riconoscere bolle speculative, come quella delle dot-com: mentre tutti correvano verso il settore tech, lui individua i primi segnali di debolezza e posiziona il suo fondo per trarre vantaggio dal crollo imminente. In meno di due anni Scion cresce del 71%, confermando la sua abilità fuori dal comune. In sostanza, quella fu la sua prima grande scommessa.
La consacrazione definitiva arriva quando capisce ciò che nessun altro aveva il coraggio di vedere: il mercato immobiliare americano non è solido come sembra. I CDO etichettati come AAA sono pieni di mutui tossici e destinati a esplodere. Burry analizza migliaia di pagine di documenti, studia i mutui concessi e scopre un sistema costruito su fondamenta di sabbia. Con lucida determinazione scommette contro quegli strumenti, spingendo Scion ad acquistare credit-default swaps che diventeranno leggendari.
La storia diventa così incredibile che lo scrittore Michael Lewis decide di raccontarla in un libro, The Big Short: Inside the Doomsday Machine, divenuto poi in un film cult nel 2015. In La Grande Scommessa, Michael Burry ha il volto di Christian Bale, che grazie alla sua interpretazione ottiene anche la nomination agli Oscar. La pellicola porta il nome di Burry fuori da Wall Street, trasformandolo in un’icona mediatica.
E anche dopo il 2008, nonostante la fama e la pressione, Burry rimane fedele alla sua natura: scettico, indipendente e pronto a vedere oltre la superficie. Nel 2013 fonda Scion Asset Management, la versione più personale della sua idea di investimento, più piccola ma anche più libera dalle aspettative del pubblico. Da allora, la sua figura non ha mai smesso di esercitare fascino e mistero... e anche influenzare potenziali investitori.
Quanto ha guadagnato Michael Burry con la sua scommessa sulla recessione del 2008?
La scommessa che rese Michael Burry una leggenda della finanza non fu solo audace: fu letteralmente rivoluzionaria. Quando nel 2007 il mercato cominciò a mostrare le crepe che lui aveva previsto anni prima, il suo fondo era già posizionato per trarre profitto dal collasso dei mutui subprime. E mentre gran parte del mondo finanziario si trovò impreparato, Scion Capital collezionò profitti straordinari.
Secondo Investopedia, i guadagni generati dalla sua intuizione superarono i 700 milioni di dollari per gli investitori del fondo. A Burry personalmente entrarono circa 100 milioni di dollari, cifra enorme se si pensa che per anni fu contestato e osteggiato dagli stessi investitori che oggi lo considerano un genio.
Il peso psicologico fu enorme: Burry raccontò più volte di aver ricevuto pressioni incessanti dai suoi clienti, che non capivano perché i loro soldi venissero spesi per “assicurazioni contro una catastrofe improbabile”. Eppure lui rifiutò di cedere, convinto che il modello di concessione dei mutui fosse insostenibile.
Quando la crisi esplose nel 2008, la sua strategia non solo si rivelò corretta, ma divenne il simbolo della sua lungimiranza controcorrente. Non è una coincidenza che Michael Burry si chiami «Cassandra» su X (precedentemente noto come Twitter). Secondo l’antico mito greco, Cassandra fu maledetta dagli dei per fare sempre previsioni corrette, ma non essere mai creduta. L’ultima previsione che Cassandra fece nella sua vita fu di non portare il Cavallo di Troia dentro le porte della città. Sfortunatamente, nessuno l’ascoltò.
Michael Burry oggi, tra investimenti riusciti e previsione della bolla AI
Oggi Burry continua a essere un osservatore silenzioso, a tratti enigmatico, ma sempre centrale nel dibattito finanziario globale. La sua società, Scion Asset Management, ha sorpreso tutti annunciando la deregistrazione ufficiale come fondo hedge: ciò significa che non accetta più investitori esterni. Come riporta Reuters, tale scelta riflette un crescente distacco tra la sua visione del mercato e quella del resto di Wall Street.
Ma Burry non si è ritirato: ha semplicemente cambiato stile. Con la sua newsletter “Cassandra Unchained”, ospitata su X (ex Twitter), commenta liberamente i mercati senza dover rispettare i vincoli dei gestori regolamentati. È qui che lancia il suo nuovo grido d’allarme: la bolla dell’intelligenza artificiale.
I documenti ufficiali mostrano che Scion ha aperto posizioni ribassiste massicce contro Nvidia e Palantir, per un valore nozionale superiore al miliardo di dollari. Yahoo Finance parla di put options su un milione di azioni Nvidia e cinque milioni di azioni Palantir.
L’argomentazione di Burry è chiara: l’attuale entusiasmo per l’AI somiglia troppo alle euforie precedenti - dalla bolla delle dot-com alla corsa alla fibra ottica del 2000. Big tech che comprano chip da Nvidia fanno salire i ricavi della stessa Nvidia, spingendo gli investitori a pensare che il settore stia crescendo all’infinito. Ma per Burry questa dinamica è un circolo vizioso che somiglia molto più a un’illusione che a un progresso reale.
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Il patrimonio di Michael Burry: ecco quanto guadagna l’investitore
Nel complesso, questi e altri investimenti di successo lo hanno fatto diventare negli anni un miliardario. Nel 2023, il patrimonio netto di Michael Burry era stimato a 1,6 miliardi di dollari.
Oggi la situazione è più complessa. Determinare con precisione il patrimonio di Michael Burry non è semplice perché gran parte dei suoi investimenti è privata e non soggetta a rendicontazione pubblica.
Fonti autorevoli come Datawallet stimano il suo patrimonio personale attuale attorno ai 300–320 milioni di dollari. Ma, come detto, stiamo parlando di stime, molto probabilmente al ribasso.
È una cifra che rappresenta una combinazione di guadagni storici, investimenti di lungo periodo, partecipazioni non pubbliche e plusvalenze accumulate negli anni. La scelta di deregistrare Scion Asset Management nel novembre 2025 lascia intuire che Burry abbia sempre più preferito spostare il suo capitale verso investimenti privati, lontani dalle pressioni degli investitori istituzionali. Reuters conferma che il fondo, al momento della chiusura, gestiva circa 155 milioni di dollari, molto meno rispetto ai picchi degli anni precedenti. Cosa significa questo? Probabilmente Burry aveva già portato la maggior parte del suo patrimonio altrove.
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