In Cina la crisi immobiliare non è finita e i dati lo dimostrano. Cosa c’è che ancora non va?
La crisi immobiliare cinese continua a lanciare segnali di peggioramento.
I prezzi delle case in Cina sono scesi a un ritmo più rapido a giugno, evidenziando la persistente debolezza del mercato immobiliare colpito, nonostante una serie di misure di sostegno politico.
Inoltre, le vendite di nuove case da parte dei 100 maggiori costruttori del Paese sono diminuite a 339 miliardi di yuan (47,3 miliardi di dollari) a giugno, segnando un calo del 23% rispetto all’anno precedente, secondo i dati preliminari di China Real Estate Information Corp.
È un altro segnale che la crisi immobiliare che dura da quattro anni non è ancora finita. Sebbene le vendite siano aumentate del 14,7% da maggio, la ripresa potrebbe essere dovuta più alla stagionalità che a una vera e propria inflessione.
Il settore è sotto forte stress dal 2021, dopo che le autorità hanno adottato misure severe contro l’eccessivo indebitamento da parte degli sviluppatori immobiliari. Le misure normative hanno innescato crisi di liquidità presso le principali aziende, con conseguenti progetti incompiuti, calo delle vendite immobiliari e aumento dei default sui debiti.
Gli sforzi per rilanciare il settore hanno incluso tagli ai tassi di interesse e l’introduzione di incentivi per gli acquirenti di case. Tuttavia, la scarsa fiducia dei consumatori e l’eccesso di offerta in alcune città hanno limitato l’efficacia di queste misure.
Crisi immobiliare in Cina senza fine?
Il rilancio del settore immobiliare in Cina tarda ad arrivare.
Il sondaggio condotto dalla China Index Academy, una delle più grandi società di ricerca del settore immobiliare cinese, ha evidenziato a giugno che i prezzi delle case in rivendita sono scesi dello 0,75% nel mese, rispetto al calo dello 0,71% di maggio, e sono crollati del 7,26% su base annua rispetto al calo del 7,24% del mese precedente.
Anche i prezzi delle nuove case sono aumentati a un ritmo più lento a giugno, con un incremento dello 0,19% rispetto allo 0,30% del mese precedente.
“Il mercato immobiliare è ancora in fase di assestamento... la stabilizzazione e la ripresa del mercato richiedono ancora ulteriori sforzi politici”, ha affermato la società. Secondo quanto affermato da Goldman Sachs in una nota di ricerca di giugno, la domanda di nuove abitazioni sarà probabilmente inferiore a 5 milioni di unità all’anno, ben al di sotto del picco di 20 milioni di unità registrato nel 201
Il premier Li Qiang si è impegnato a intervenire con maggiori aiuti al settore immobiliare, ma le aspettative per una svolta significativa rimangono basse.
Secondo Duncan Wrigley di Pantheon Macroeconomics, la Cina sembra avviarsi verso una lenta ripresa. Ciò significa che il governo potrebbe continuare ad attuare politiche frammentarie anziché un salvataggio radicale. Con i consumi interni ancora fragili e i dazi statunitensi che esercitano pressione sulle esportazioni, il mercato immobiliare sta diventando una leva fondamentale nella strategia economica di Pechino. La domanda ora è se agiranno abbastanza rapidamente o se la situazione si prolungherà fino al 2025.
Crollo immobiliare e crisi in Cina, quali implicazioni?
L’andamento economico del dragone è osservato con attenzione in tutto il mondo.
Per gli investitori globali, le implicazioni sono sempre più difficili da ignorare. Un mercato immobiliare stagnante non solo frena la spesa, ma erode anche lo slancio economico lungo le catene di approvvigionamento.
Se i responsabili politici non rafforzeranno presto la fiducia, gli investitori potrebbero dover rivalutare l’esposizione al rischio non solo in Cina, ma anche nei titoli ciclici globali che dipendono da essa.
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