Troppe tensioni sui mercati, l’asta di decennali greci slitta di qualche mese. E il ritorno alla normalità potrebbe essere ancora posticipato in caso di elezioni anticipate
Le tensioni innescate sul debito italiano attraversano l’Adriatico per sbarcare in Grecia. Terminato il piano di bailout da 86 miliardi di euro nel mese di agosto, l’esecutivo di Atene in queste settimane puntava su un ritorno ufficiale alla normalità, dopo i 3 miliardi di quinquennali piazzati nel corso dell’estate, con l’emissione di un decennale.
Ma negli ultimi mesi le condizioni di mercato sono profondamente cambiate. Se la crescita dei rendimenti registrata dalla carta italiana, al momento il 10 anni targato Roma rende il 3,245%, ha influenzato solo parzialmente i cugini spagnoli e portoghesi, che rendono rispettivamente l’1,532 e l’1,862 per cento, la stessa cosa non si può dire del titolo made in Atene.
Sul secondario il decennale greco quota di poco sotto il 4,3%, al 4,296%, oltre il doppio rispetto a quello portoghese, che pure nel 2011 si è dovuto piegare ai dettami della troika.
Tassi impossibili
Per l’esecutivo greco quelli attuali sono “tassi impossibili” da sostenere e quindi è stato deciso di posticipare l’operazione: gli analisti stimano che l’asta sarà rimandata di almeno di qualche mese in attesa della normalizzazione della situazione.
Per le casse pubbliche non dovrebbero esserci particolari problemi, visto che funzionari del Ministero dell’Economia, come riporta il Financial Times, avrebbero rilevato che a seguito del bailout la posizione di cassa è particolarmente florida.
Al momento, il budget 2019 stima di raccogliere in asta 4 miliardi di euro con emissioni a breve e, se le tensioni sull’asse Bruxelles-Roma dovessero allentarsi la cifra potrebbe, includendo anche il decennale, salire fino a 7 miliardi.
Attenzione al pericolo elezioni
A rovinare i piani potrebbe essere anche l’instabilità politica, visto che nel corso della primavera potrebbero tenersi elezioni anticipate (Tsipras potrebbe provare ad accorpare elezioni europee e politiche).
“Credo sia difficile, in prossimità di una consultazione elettorale, ottenere prezzi decenti per debito superiore ai 3 anni”, rileva un analista citato dalla testata britannica.
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