Fringe benefit, il bonus 3000 euro del governo Meloni vale per i dipendenti pubblici e per i collaboratori?

Giacomo Andreoli

29/11/2022

29/11/2022 - 17:41

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Il governo Meloni ha esteso fino a 3mila euro la detassazione dei fringe benefit, i voucher aziendali per spesa, bollette e servizi convenzionati. Valgono per lavoratori pubblici e collaboratori?

Fringe benefit, il bonus 3000 euro del governo Meloni vale per i dipendenti pubblici e per i collaboratori?

Il governo Meloni, con il decreto Aiuti Quater, ha alzato da 600 a 3mila la soglia dei fringe benefit esentasse. È stato ribattezzato “bonus 3000 euro”, ma non è altro che l’esenzione dall’Irpef, fino a fine anno (per la precisione fino al 12 gennaio 2023) pagato dalle aziende allo Stato sui voucher che concede ai propri dipendenti per acquistare una serie di beni e servizi.

Tra questi i buoni pasto, ma anche una serie di altri benefit, comprese agevolazioni per le spese mediche e per pagare le bollette di gas e luce a casa. Ma l’aiuto vale solo per i lavoratori del privato o anche per quelli del settore pubblico? Il decreto non destina l’agevolazione solo a un particolare tipo di azienda, ma nella sostanza i lavoratori coinvolti saranno pochi e quasi esclusivamente nel settore privato. Vediamo perché.

Cosa sono i fringe benefit e il bonus 3000 euro

I fringe benefit sono una misura di welfare aziendale che le aziende possono fornire o meno ai propri dipendenti per affrontare diversi tipi di spese. Sono quindi dei voucher, generalmente utilizzati per pagare visite mediche, coprire abbonamenti ai trasporti, utilizzare auto aziendali o comprare beni convenzionati (ad esempio gli elettrodomestici). Da qualche mese, poi, possono essere utilizzati anche per pagare le bollette di casa, ma il datore di lavoro deve acquisire i documenti che testimoniano l’avvenuto pagamento delle utenze di acqua, gas e luce.

Con il decreto Aiuti quater questi benefit, fino a 3mila euro, sono del tutto esentasse per l’azienda. Rientrano nella nuova soglia tutti i voucher erogati entro il 12 gennaio 2023. Nel caso delle utenze di gas, luce ed acqua, però, il bonus è valido solo per i consumi del 2022.

Bonus 3000 euro, chi ne ha diritto?

Il bonus è valido per dipendenti e assimilati, quindi non per i lavoratori autonomi, ma per i subordinati e i parasubordinati (come i collaboratori coordinati e continuativi, i Co.co.co). Non c’è alcuna distinzione tra lavoratori pubblici e privati, così come non è stata fatta da Draghi in estate quando la soglia esentasse è passata da 300 a 600 euro. Il problema, però, è che c’è poco tempo per predisporre la burocrazia necessaria a ottenere questi voucher, che praticamente nel settore pubblico non esistono.

Questi voucher possono essere assegnati dal datore di lavoro anche ad personam e vi rientrano i beni e i servizi utilizzati dal coniuge del lavoratore. Non c’è una modalità unica per fare domanda. Le aziende predispongono delle piattaforme telematiche o concedono delle carte ad hoc dove viene erogato il voucher. Per il pagamento delle bollette, però, bisogna dimostrare di averle pagate effettivamente e di averle a carico.

Bonus 3000 euro, la platea di lavoratori coinvolti

Secondo il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, la platea dei lavoratori che potrebbero essere coinvolti sarebbe circa del 17% dei dipendenti, cioè circa 3 milioni di persone su 18 milioni totali. Stime più realistiche parlano di circa 2,5 milioni di dipendenti privati e qualche migliaio nel settore pubblico. Tutto ciò a discrezione, in ogni caso, dei vertici delle aziende pubbliche e private e secondo accordi integrativi dei contratti nazionali.

Attualmente, infatti, hanno inseriti i fringe benefit direttamente nel loro Ccnl solo i metalmeccanici. Si tratta di 1,5 milioni di persone. Per le aziende che già hanno le piattaforme web necessarie a fare domanda sarebbe relativamente facile alzare la soglia di aiuto al lavoratore, anche se comunque i soldi non verrebbero rimborsati dallo Stato e quindi alcune società potrebbero decidere di non farlo.

Per chi non ha queste piattaforme, visto che il tempo per predisporle (entro fine anno) è pochissimo, è molto difficile che ci saranno novità. Si tratta delle piccole e medie imprese e appunto del settore pubblico.

Perché i fringe benefit non sono diffusi nel settore pubblico

Le pubbliche amministrazioni spendono del denaro per il benessere dei propri dipendenti, rimborsando protesi, visite e interventi sanitari, ma anche tasse di iscrizioni ad albi professionali, rette di asili nido, abbonamenti a mezzi pubblici e altre spese.

Tuttavia, come chiarisce l’Aran (l’agenzia che rappresenta le pubbliche amministrazioni), le disposizioni contrattuali di livello nazionale demandano la concessione dei benefici di natura assistenziale e sociale alla contrattazione integrativa e solo in alcuni comparti. In tutto ciò la spesa complessiva è a carico del bilancio dell’amministrazione, nell’ambito di una soglia massima di spesa da non superare, spesso bassa.

Tradotto, secondo un’analisi del 2017 della stessa Aran, i benefici pro capite vanno da 1 centesimo per i prefetti ai mille euro in alcuni enti locali, arrivando a circa 2mila euro solo nel caso delle autorità indipendenti.

Quanti lavoratori pubblici prenderanno il bonus 3000 euro?

I fringe benefit nel pubblico riguardano appena alcune migliaia di persone e solo nel 2021 è stato firmato un accordo da Governo e sindacati, chiamato “Patto per l’innovazione del lavoro pubblico”, per tentare di stimolarne l’utilizzo nella Pa.

Chi già già beneficia di voucher, se i fondi a disposizione lo permetteranno, potrà quindi ricevere a dicembre l’aumento fino a 3mila euro, ma a discrezione dei manager pubblici che dirigono le singole amministrazioni e sotto l’egida di Comuni, Regioni e ministeri di competenza.

Il governo è consapevole di tutto ciò e per questo ha stanziato per la misura solo un centinaio di milioni. Per dare fino a 3mila euro a tutti i dipendenti statali, invece, servirebbero in teoria almeno 4-5 miliardi, ma la spesa potrebbe arrivare anche a 9 miliardi. Quindi i lavoratori di scuola, sanità ed enti pubblici per lo più non vedranno questo “bonus”.

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