Forze Armate e di Polizia, tutte le novità in legge di Bilancio

Simone Micocci

20 Ottobre 2025 - 12:44

Legge di Bilancio 2026, poca attenzione del governo Meloni nei confronti del comparto Difesa e Sicurezza. Aumenta l’età per andare in pensione, assunzioni straordinarie solo per la Penitenziaria.

Forze Armate e di Polizia, tutte le novità in legge di Bilancio

La legge di Bilancio 2026 introduce diverse novità che toccano anche il mondo delle Forze Armate e di Polizia, ma non sempre nella direzione che molti si aspettavano.

Niente nuovi fondi per il personale in divisa, nessuna indennità straordinaria o ulteriori risorse per il prossimo rinnovo di contratto: le novità principali arrivano dal fronte fiscale e previdenziale, con effetti che si faranno sentire sulle buste paga e, in prospettiva, sui requisiti pensionistici.

Da un lato c’è la riduzione dell’Irpef, con la seconda aliquota che scende dal 35% al 33% per i redditi tra 28.000 e 50.000 euro: un taglio che riguarda anche i lavoratori del comparto Difesa e Sicurezza che si tradurrà in qualche decina di euro in più al mese in busta paga.

Dall’altro arriva la detassazione del trattamento accessorio per i dipendenti pubblici, cioè quella parte dello stipendio legata a straordinari, indennità e turni. Nel 2026, fino a 800 euro l’anno, saranno tassati con un’imposta sostitutiva del 15%. Ma attenzione: la misura non vale per quei militari e forze di polizia che restano sotto il loro regime fiscale di favore già previsto dal riordino del 2017, il cosiddetto bonus di defiscalizzazione applicato ai redditi fino a 28.000 euro.

Sul piano previdenziale, la manovra introduce una norma che allinea anche per Forze Armate, Polizia e Vigili del fuoco l’età pensionabile alle variazioni della speranza di vita, aprendo così a un meccanismo di adeguamento progressivo dei limiti anagrafici, finora rimasto escluso per il comparto.

Infine, sul fronte delle assunzioni, l’unica vera eccezione riguarda la Polizia Penitenziaria, per la quale è previsto un piano straordinario di 2.000 nuovi ingressi tra il 2026 e il 2028, con fondi dedicati per spese di concorso e funzionamento.

Insomma, una manovra che non stravolge ma tocca temi cruciali: più effetti fiscali che nuovi investimenti, con la promessa di alleggerire un po’ le tasse ma senza interventi strutturali sul personale in divisa.

Come cambiano gli stipendi

Nel 2026 le buste paga del personale in divisa potranno beneficiare - almeno in parte - delle misure fiscali previste nella nuova legge di Bilancio. Il governo, infatti, ha confermato il taglio dell’aliquota Irpef sul secondo scaglione di reddito: quella che si applica ai redditi tra 28.000 e 50.000 euro passa dal 35% al 33%. Un intervento che porterà qualche decina di euro in più al mese, fino a un massimo di 440 euro l’anno, nelle tasche dei lavoratori, compresi militari, carabinieri, finanzieri, poliziotti e vigili del fuoco.

L’altra importante novità riguarda la detassazione del trattamento accessorio per i dipendenti pubblici non dirigenti, ossia quella parte della retribuzione legata a straordinari, turni, indennità e compensi accessori. La norma prevede che per il 2026 tali compensi – entro un limite massimo di 800 euro – siano tassati con imposta sostitutiva al 15%, invece che con la normale aliquota Irpef e le relative addizionali.

L’agevolazione vale per chi ha un reddito complessivo fino a 50.000 euro annui, e può comunque essere rifiutata solo tramite una rinuncia scritta del lavoratore.

Tuttavia, il testo precisa chiaramente che questa misura non si applica a quel personale delle Forze Armate e di Polizia già destinatario delle agevolazioni fiscali introdotte dal riordino delle carriere del 2017 (articolo 45, comma 2, del D.Lgs. 95/2017), già destinatario del cosiddetto bonus defiscalizzazione che riduce l’imposta sul trattamento accessorio per i redditi fino a 28.000 euro.

Pensioni, dal 2027 aumentano i requisiti anche per Forze Armate e Polizia

Dal 1° gennaio 2027 anche per le Forze Armate, le Forze di Polizia - sia a ordinamento civile che militare - e per i Vigili del Fuoco scatterà l’adeguamento dei requisiti anagrafici e di servizio alla speranza di vita.

La Legge di Bilancio 2026, con gli articoli 42 e 43, introduce infatti un doppio intervento che uniforma progressivamente il comparto Difesa e Sicurezza al resto del sistema previdenziale, pur salvaguardandone la specificità ordinamentale.

Nel dettaglio, l’articolo 42 stabilisce che, dal 2027, i limiti di età per il collocamento a riposo del personale in divisa verranno aumentati di 3 mesi.

A questo intervento si affianca quanto disposto dal successivo articolo 43, che definisce l’andamento dell’adeguamento generale alla speranza di vita per tutti i regimi previdenziali:

  • +1 mese nel 2027,
  • +2 mesi nel 2028.

Per le Forze Armate e di Polizia, tuttavia, il suddetto adeguamento non si somma in modo pieno. Il testo chiarisce che, nei settori dove i limiti di età sono inferiori rispetto all’assicurazione generale obbligatoria, come in questo caso appunto, l’aumento deve essere applicato in proporzione, evitando quindi uno scatto uniforme per tutti i ruoli e gradi.

In pratica, chi ha un’età di pensionamento più bassa - ad esempio 60 anni invece di 67 - non subirà un incremento totale di tre mesi, ma un aumento ridotto, proporzionale al proprio limite ordinamentale.

Questo significa che, per effetto combinato delle due norme, i requisiti anagrafici del personale in divisa cresceranno soprattutto per effetto dei 3 mesi in più previsti dall’articolo 42, mentre gli adeguamenti generali dell’articolo 43 avranno un impatto più contenuto, garantendo comunque l’allineamento graduale al resto del sistema previdenziale.

Novità per il pagamento del Tfs

Per chi matura i requisiti pensionistici dal 1° gennaio 2027, la manovra riduce i tempi di liquidazione del Trattamento di fine servizio nel pubblico impiego: il termine previsto dall’articolo 3, comma 2, del D.L. 79/1997 viene tagliato, passando da 12 a 9 mesi. In pratica, la prima erogazione del Tfs arriverà 3 mesi prima rispetto all’attuale disciplina.

Polizia Penitenziaria, 2.000 nuove assunzioni e trattenimento in servizio

Una delle poche misure organiche contenute nella manovra riguarda la Polizia Penitenziaria, per la quale è previsto un piano straordinario di assunzioni volto a fronteggiare la carenza di organico e le criticità sempre più gravi negli istituti di pena.

L’articolo 59 autorizza l’assunzione straordinaria di un contingente massimo di 2.000 agenti, nel rispetto della dotazione organica e in aggiunta alle facoltà assunzionali già previste a legislazione vigente.

Le immissioni in ruolo saranno scaglionate su 3 anni, con decorrenza non anteriore al 1° dicembre di ciascun anno:

  • 500 unità nel 2026
  • 1.000 unità nel 2027
  • 500 unità nel 2028

Per sostenere il piano, viene istituito presso il ministero della Giustizia un fondo pluriennale dedicato, che crescerà progressivamente: si parte da 743 mila euro nel 2026, per superare i 107 milioni di euro annui dal 2038 in poi.

Inoltre, per “fronteggiare le criticità della situazione carceraria e incidere positivamente sui livelli di sicurezza e di efficienza”, il testo introduce anche la possibilità di trattenere in servizio - nel triennio 2026-2028 - un contingente massimo di 150 unità del Corpo di Polizia Penitenziaria appartenenti ai ruoli di agenti, assistenti, sovrintendenti e ispettori.

Le reazioni dei sindacati

Tra i rappresentanti del personale militare e delle Forze di Polizia prevale un giudizio di cauta delusione: la manovra non introduce nuove risorse per il comparto e, pur contenendo alcune misure positive, lascia irrisolti i nodi strutturali legati al rinnovo contrattuale e al riconoscimento della specificità del lavoro in divisa.

Per Aspmi (Associazione sindacale professionisti militari), la legge di Bilancio 2026 rappresenta un passo avanti solo parziale.
Il Segretario Generale Francesco Gentile sottolinea di voler prima analizzare nel dettaglio il testo, ma anticipa un giudizio articolato: “Apprezziamo le misure che vanno a vantaggio del personale, come il taglio dell’Irpef e la detassazione degli straordinari” spiega, “ma non possiamo accettare l’esclusione di chi percepisce la defiscalizzazione, una misura che io stesso ho contribuito a far introdurre durante le trattative per il riordino del 2017.

Positivo anche il giudizio sulla riduzione dei tempi di pagamento del Tfs, “che va letta come un segnale di attenzione verso il personale in uscita”. Tuttavia, precisa Gentile, non si tratta di un vero beneficio:

“Non è un regalo, perché viene di fatto annullato dall’aumento dei requisiti per il pensionamento. Se vogliamo accettare l’adeguamento proporzionale alla speranza di vita, è invece del tutto immotivato l’incremento di tre mesi esclusivamente per Forze Armate e di Polizia, soprattutto in un contesto in cui non si riconosce la nostra specificità e il problema dell’invecchiamento del personale.”

Il sindacato chiede dunque un ripensamento complessivo della norma previdenziale e maggiori risorse per il rinnovo contrattuale del triennio 2025-2027, sottolineando che il personale in divisa “non può essere considerato come il resto del pubblico impiego” e che “la sicurezza del Paese passa anche dal benessere economico e professionale di chi la garantisce ogni giorno”.

Per l’Unione sindacale italiana carabinieri (Usic), la manovra rappresenta “una profonda delusione”, perché - spiega il segretario generale Antonio Tarallo - “ignora le richieste avanzate dalle organizzazioni del comparto Difesa e Sicurezza”.

Secondo Usic, il taglio del cuneo fiscale “produce un beneficio minimo, incapace di incidere sulle economie familiari”, così come la detassazione delle indennità accessorie. Il sindacato critica anche l’aumento dei limiti di età per il pensionamento, giudicato “incompatibile con l’usura fisica e operativa” del personale, e considera la riduzione dei tempi di pagamento del Tfs “un correttivo parziale che non rispetta le indicazioni della Corte Costituzionale”.

Tarallo conclude denunciando la mancanza di fondi per il rinnovo contrattuale 2025-2027 e avvertendo che, senza un cambio di rotta, l’associazione è “pronta a scendere in piazza”.

Sulla stessa linea anche l’Unione sindacale italiana finanzieri (Usif), che parla di “comparto sicurezza dimenticato”.

In una nota, la segreteria generale esprime “sdegno e profonda preoccupazione” per l’assenza di misure funzionali a sostegno delle Forze di Polizia, soprattutto in un momento segnato da nuovi episodi di violenza ai danni degli operatori.

È inaccettabile - si legge nella nota - che, mentre si discute la legge di Bilancio, non ci sia nessun intervento che riconosca la specificità del servizio, né misure previdenziali o di tutela per chi mette a rischio la propria incolumità.”

L’Usif, pertanto, chiede al Governo e al Parlamento interventi immediati e strutturali, capaci di restituire dignità, tutele e futuro agli uomini e alle donne in divisa, avvertendo che “chi difende lo Stato non può essere dimenticato né lasciato solo di fronte alla violenza e all’indifferenza”.

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