Busta paga, in pagamento gli arretrati di novembre per il personale delle Forze Armate. Ma alcuni compensi risultano ancora bloccati.
Buone notizie in arrivo per il personale delle Forze Armate: lo Stato Maggiore della Difesa ha comunicato che nel cedolino unico di novembre saranno accreditati gli arretrati relativi al lavoro straordinario, al compenso forfettario di guardia e all’indennità di rischio per gli operatori subacquei, in applicazione degli aumenti introdotti dal rinnovo contrattuale 2022-2024 firmato nei mesi scorsi.
Si tratta di un passo importante verso il completamento dell’iter attuativo del nuovo contratto, anche se non tutto è ancora definito. Mancano infatti alcuni decreti attuativi - come quello che dovrà dividere il fondo per gli straordinari tra dirigenti e personale contrattualizzato - e restano da liquidare diverse nuove indennità accessorie. Proprio di recente, del resto, è stata diramata ai reparti la direttiva che invita a inserire le nuove indennità nella piattaforma gestionale, passaggio indispensabile per consentire a NoiPA di procedere con i pagamenti.
Tuttavia, se da una parte arrivano risposte attese da tempo, dall’altra restano ancora partite aperte: basti pensare alla seconda tranche del Fesi, ferma da anni e del valore di appena 30 euro lordi, o all’una tantum per i dirigenti, ancora in attesa di essere corrisposta nonostante l’accordo già siglato per l’area negoziale.
Busta paga, a novembre arrivano questi arretrati
Come comunicato dallo Stato Maggiore della Difesa, con il cedolino di novembre il personale delle Forze Armate riceverà gli arretrati legati al lavoro straordinario, al compenso forfettario di guardia e all’indennità di rischio per operatori subacquei, adeguati ai nuovi valori economici stabiliti dal rinnovo contrattuale 2022-2024. Si tratta di somme che vanno a integrare quanto già corrisposto nei mesi scorsi con l’aggiornamento degli stipendi base, e che segnano un ulteriore passo avanti verso l’attuazione completa del contratto.
Tuttavia, manca ancora qualche passaggio operativo prima che tutti gli effetti economici siano pienamente riconosciuti. In particolare, è ancora in corso l’inserimento delle nuove voci retributive sulla piattaforma gestionale, condizione necessaria affinché NoiPA possa procedere con le successive emissioni di pagamento.
Le novità economiche introdotte dal rinnovo sono numerose e riguardano anche indennità specifiche per particolari ruoli e qualifiche. È stato incrementato il trattamento per equipaggi fissi di volo, sono state introdotte nuove indennità per il personale specializzato del settore cinofilo, delle comunicazioni operative PSYOPS e del Battaglione mezzi mobili campali.
Inoltre, dal 1° gennaio 2025, il personale del Reggimento Genio Ferrovieri percepirà un’indennità supplementare di 35 euro mensili, mentre l’indennità artificieri è stata estesa anche al personale IEDD.
Queste nuove voci retributive - ancora in fase di caricamento nei sistemi amministrativi - rappresentano il riconoscimento economico di incarichi particolarmente delicati e specialistici, come il servizio notturno, le attività cinofile, le operazioni di bonifica esplosivi, o l’impiego in stabilimenti militari di pena e in altri contesti operativi ad alta specificità. La loro attuazione, una volta completata, darà piena realizzazione agli impegni assunti con il rinnovo contrattuale, restituendo al personale il giusto riconoscimento per il lavoro svolto.
Fesi, ancora bloccata la seconda tranche
Tra le questioni ancora irrisolte per il personale militare c’è quella del Fondo per l’efficienza dei servizi istituzionali (Fesi), la cui seconda tranche è ferma da mesi nonostante risorse, decreti e stanziamenti siano già stati approvati.
Come ricorda Aspmi, si tratta di circa 30 euro lordi a militare, una cifra simbolica ma che racchiude in sé un problema ben più grande: quello di una burocrazia che continua a rallentare l’attuazione di misure già deliberate.
Le somme in questione derivano dalla legge di Bilancio 2022 (art. 1, comma 605, L. 234/2021), che aveva stanziato fondi aggiuntivi per i rinnovi contrattuali del comparto Difesa e Sicurezza. Il Dpcm del 3 ottobre 2024, pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 284 del 4 dicembre 2024, ha poi ripartito ufficialmente le risorse, assegnando 15,67 milioni di euro alle Forze Armate proprio per la corresponsione della seconda quota del Fesi.
“Il decreto c’è, i fondi pure e la ripartizione è stata approvata: nulla impedirebbe di procedere al pagamento”. Questo sottolinea Aspmi: eppure, a distanza di mesi, tutto è ancora fermo, con il risultato che migliaia di militari attendono un diritto che spetterebbe loro di fatto da tempo.
Secondo l’associazione, il problema non è la mancanza di risorse o di volontà politica, ma l’inefficienza di alcuni apparati amministrativi, che continua a ostacolare la conclusione del procedimento. Una situazione paradossale, soprattutto se si considera che la cifra complessiva è minima rispetto all’impegno e ai sacrifici quotidiani del personale in uniforme.
Dirigenza militare, tutto fermo in attesa del decreto attuativo
E c’è un altro problema. Nonostante la firma del primo contratto della dirigenza militare lo scorso 6 agosto, l’accordo non è ancora pienamente operativo.
Come spiega Aspmi, infatti, mancano ancora i decreti del presidente della Repubblica necessari a dare esecuzione all’intesa raggiunta per l’area negoziale. Senza questo passaggio formale, non è possibile procedere al pagamento dei compensi previsti, né tantomeno dell’una tantum concordata in sede di rinnovo.
Un ritardo che rischia di vanificare un risultato definito “storico” per la dirigenza militare, ottenuto grazie a un confronto costruttivo tra Governo e organizzazioni sindacali e volto a garantire finalmente equità retributiva e pieno riconoscimento della specificità militare. Aspmi che già nelle settimane successive alla firma aveva espresso apprezzamento per la sensibilità mostrata dall’esecutivo, oggi sottolinea come la mancanza del Dpr dimostri, ancora una volta, quanto la burocrazia continui a bloccare i soldi dei militari.
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