Hai un’età compresa tra 61 e 65 anni? Devi sapere che le nuove regole per andare in pensione ti penalizzano.
Le pensioni cambiano dopo che le ultime novità approvate in manovra modificano l’età pensionabile attraverso un duplice intervento: da una parte l’addio, già per il 2026, di Quota 103 e Opzione Donna, dall’altra l’aumento dei requisiti dovuto all’adeguamento con le speranze di vita.
Due novità che di fatto si ripercuotono su coloro che oggi hanno un’età compresa tra 61 e 65 anni, per i quali il pensionamento potrebbe arrivare più tardi rispetto a quelle che sono le regole attuali.
Pensioni, le novità per chi oggi ha 61 anni
A legislazione invariata, chi ha compiuto oggi 61 anni di età potrebbe smettere di lavorare già il prossimo anno laddove abbia raggiunto i requisiti per Quota 103, la misura introdotta dal governo Meloni che consente a coloro che hanno raggiunto 41 anni di contributi di poter andare in pensione già all’età di 62 anni, a patto però di “accettare” una penalizzazione sull’assegno.
Quota 103, infatti, prevede che per coloro che smettono di lavorare a 62 anni l’assegno venga calcolato interamente con le regole del contributivo, anche per la parte che altrimenti sarebbe ricaduta nel più favorevole retributivo. Una regola questa che ha portato diversi lavoratori a guardare con scetticismo a Quota 103, ragion per cui alla fine il governo - su decisione che sembra sia stata più di Giorgia Meloni che della maggioranza firmata Lega - ha scelto di non confermarla per il prossimo anno.
Chi quindi oggi ha 61 anni può andare in pensione l’anno prossimo solamente se soddisfa i requisiti per l’opzione anticipata, quella che per intenderci non prevede alcuna età minima: basta aver maturato 42 anni e 10 mesi di contributi nel caso degli uomini, un anno in meno per le donne. E nel caso dei lavoratori precoci, ossia per chi al compimento dei 19 anni di età poteva già vantare 12 mesi di contributi, a patto che rientrino in una delle categorie meritevoli di maggior tutela, quali disoccupati, invalidi, caregiver, e gravosi, ne bastano 41.
Pensioni, le novità per chi oggi ha 65 anni
Chi invece oggi ha 65 anni, e quindi ne compirà 67 nel 2027, deve sapere che dovrà lavorare per un mese in più prima di poter andare in pensione. La legge di Bilancio 2026, infatti, evita solo parzialmente l’aumento dell’età pensionabile dovuto all’adeguamento con le speranze di vita, disponendo che sarà di 1 mese nel 2027 e di altri 2 mesi nel 2028.
Ancora peggio va quindi a chi oggi ha 64 anni e ne compirà 67 anni nel 2028, visto che prima di poter andare in pensione con l’opzione di vecchiaia dovrà lavorare per 3 mesi in più, salvo il caso che si tratti un lavoratore impiegato in mansioni gravose o usuranti, per i quali - a patto che abbiano maturato 30 anni di contributi - l’età pensionabile resta di 67 anni.
E attenzione a coloro che hanno tra i 63 e i 62 anni di età, per i quali quindi il requisito anagrafico per la pensione di vecchiaia si raggiunge solo tra il 2029 e il 2030. In quell’occasione dovrebbe scattare infatti un ulteriore aumento, questa volta di 2 mesi secondo le prime indiscrezioni. Complessivamente, quindi, ci sarebbe un ritardo di 5 mesi per il pensionamento, a meno che questi non riescano prima a raggiungere i requisiti per la pensione anticipata.
Va detto comunque che anche questa è soggetta all’adeguamento: dal 2027, quindi, serviranno 42 anni e 11 mesi di contributi per smettere di lavorare indipendentemente dall’età anagrafica, 43 anni e 1 mese dal 2028 (sempre un anno e meno per le donne).
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