Pensioni, nuova età pensionabile e aumenti. Tutte le novità della legge di Bilancio

Simone Micocci

20 Ottobre 2025 - 10:41

Pensioni, cambiano tasse, importi e requisiti. Ecco tutte le novità introdotte dalla legge di Bilancio 2026.

Pensioni, nuova età pensionabile e aumenti. Tutte le novità della legge di Bilancio

Il testo della legge di Bilancio 2026 è stato finalmente svelato, facendo chiarezza su tutte le novità che cambiano le pensioni. Dalla conferma dell’Ape Sociale all’aumento di 20 euro per le pensioni minime, fino alla conferma che dal 2027 ci sarà un incremento dell’età pensionabile che si completerà poi nel 2028.

La riforma delle pensioni nella legge di Bilancio, va detto, delude le aspettative di chi confidava in un governo capace di ridurre l’età pensionabile, e non il contrario.

Perché è vero che non è colpa della maggioranza Meloni se cambiano i requisiti per andare in pensione, visto che è la riforma Fornero a prevedere un adeguamento biennale sulla base delle speranze di vita, ma è anche vero che nei mesi scorsi diversi esponenti dell’Esecutivo si sono esposti per rassicurare i lavoratori.

Probabilmente si è parlato troppo e prima di fare i conti con le risorse, ecco perché oggi il governo si trova nella posizione scomoda di dover spiegare non solo perché alla fine l’aumento di 3 mesi dell’età pensionabile si farà, seppure con un anno di ritardo e con l’esclusione di alcuni lavoratori, ma anche la mancata conferma di misure di flessibilità come Quota 103 e Opzione Donna.

Va detto, comunque, che il testo non è ancora definitivo: è possibile che ci sarà qualche modifica prima che venga presentato alle Camere per l’esame e l’approvazione definitiva, ma per il momento la situazione è questa.

A tal proposito, ecco tutte le novità per le pensioni indicate nel testo della legge di Bilancio 2026: scopri qui cosa cambia tra il 2026 e il 2028.

Aumento delle pensioni minime

Nel 2026 cambierà il criterio con cui viene riconosciuto l’aumento delle pensioni minime, che non sarà più espresso in percentuale.

Negli ultimi anni, infatti, la rivalutazione straordinaria era stata applicata in misura percentuale rispetto all’importo della pensione, riconoscendo quindi un aumento maggiore tanto più ci si avvicinava alla soglia della pensione minima. Ad esempio, nel 2025 l’aumento è stato pari al 2,2% dell’importo, mentre nel 2026 sarebbe dovuto scendere all’1,5%.

Con la nuova legge di Bilancio, invece, il governo introduce un aumento fisso di 20 euro mensili, pari a 260 euro all’anno, uguale per tutti i titolari di pensioni inferiori al trattamento minimo. Non ci sarà dunque più un meccanismo progressivo: basterà avere un assegno inferiore alla soglia minima per beneficiare automaticamente della maggiorazione.

Considerando la rivalutazione ordinaria che scatterà a inizio anno, la pensione minima nel 2026 dovrebbe attestarsi attorno ai 613 euro mensili, a cui quindi si sommeranno i 20 euro introdotti dalla manovra, arrivando così a 633 euro.

Cambiano le tasse sulla pensione

La legge di Bilancio 2026 conferma un taglio dell’Irpef che interessa anche i redditi da pensione, con un vantaggio di qualche decina di euro per chi percepisce assegni medio-alti.

Dal 1° gennaio 2026, infatti, l’aliquota applicata alla fascia di reddito tra 28.000 e 50.000 euro scende dal 35% al 33%, mentre restano invariate le altre due: il 23% fino a 28.000 euro e il 43% oltre i 50.000.

In pratica, la riduzione si applica solo alla parte di reddito compresa tra 28.000 e 50.000 euro, con un beneficio massimo di 440 euro all’anno per chi supera quella soglia.

Chi ha una pensione di 35.000 euro annui, ad esempio, risparmierà circa 140 euro all’anno, mentre con un reddito di 40.000 euro il vantaggio sale a 240 euro.

Aumento dell’età pensionabile

Ma non ci sono solo buone notizie. Dal 1° gennaio 2027 scatterà il nuovo adeguamento dei requisiti per la pensione di vecchiaia e per quella anticipata in base all’aumento della speranza di vita rilevato dall’Istat.

Si tratta del meccanismo introdotto dalla legge Fornero, secondo cui ogni due anni l’età pensionabile deve essere adeguata alle speranze di vita, così da rendere sostenibile la spesa previdenziale.

La novità più rilevante è che l’incremento sarà graduale, per attenuare l’impatto sull’età di uscita dal lavoro: nel 2027 l’aumento sarà di 1 solo mese, mentre dal 1° gennaio 2028 scatterà l’ulteriore incremento di 2 mesi, completando così il rialzo complessivo di 1 mese previsto dal decreto interministeriale Mef-Lavoro.

Sono tuttavia esclusi dall’adeguamento automatico i lavoratori che svolgono mansioni gravose o usuranti con almeno 30 anni di contributi, come definite dal decreto legislativo n. 67/2011 e dalla legge di Bilancio 2018. Per loro continueranno a valere i requisiti in vigore nel 2025, senza alcun aumento legato alla speranza di vita.

Un trattamento differenziato riguarda invece il personale delle Forze armate, delle Forze di polizia e dei Vigili del fuoco, per cui è previsto, oltre agli aumenti di cui sopra, un ulteriore incremento di 3 mesi nei requisiti di accesso alla pensione a partire dal 2027.

Ape Sociale confermata, addio Quota 103 e Opzione Donna

Nel 2026 resterà in vigore - almeno per il momento - soltanto l’Ape Sociale, la misura che consente l’accesso anticipato alla pensione a partire dai 63 anni e 5 mesi di età, a condizione di avere almeno 30 anni di contributi (36 per chi svolge lavori gravosi) e di appartenere a una delle categorie tutelate: disoccupati di lungo corso, caregiver, invalidi civili con una riduzione della capacità lavorativa pari o superiore al 74%, e addetti a mansioni particolarmente usuranti.

La legge di Bilancio proroga la misura per un altro anno, confermando requisiti e importi invariati: l’indennità continuerà a essere erogata fino al raggiungimento della pensione di vecchiaia, per un massimo di 1.500 euro lordi al mese, senza tredicesima.

Non viene invece rinnovata Quota 103, che permetteva di andare in pensione con 62 anni di età e 41 anni di contributi. La misura, introdotta nel 2023 e già prorogata per il 2025, cesserà di essere valida dal 1° gennaio 2026, a meno che non dovesse rientrare in un secondo momento nella Manovra.

Stesso destino per Opzione Donna, che non è stata riproposta nella manovra. Dal 2026, quindi, non sarà più possibile accedere al pensionamento con 35 anni di contributi e almeno 61 anni di età (riducibili fino a 58 per chi ha figli), né con il calcolo interamente contributivo della prestazione.

Tfs pagato più velocemente per i dipendenti pubblici

Dal 1° gennaio 2027 cambiano i tempi di pagamento del trattamento di fine servizio (Tfs) per i dipendenti pubblici per chi matura i requisiti a decorrere da quella data.

La legge di Bilancio riduce infatti da 12 a 9 mesi il periodo che deve trascorrere tra la cessazione dal servizio e la prima liquidazione dell’indennità. Una novità che tuttavia riguarda solo chi raggiunge la pensione con i requisiti ordinari.

Resta infatti in vigore la norma introdotta dall’articolo 43, secondo cui il Tfs viene corrisposto solo nel momento in cui il lavoratore avrebbe maturato il diritto alla pensione di vecchiaia, anche se è andato in pensione prima grazie a misure come l’Ape Sociale o altri canali anticipati. In pratica, chi decide di lasciare prima dovrà continuare ad attendere anche diversi anni per ricevere la buonuscita, mentre chi rimane in servizio fino ai 67 anni potrà incassarla con 3 mesi di anticipo.

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