Forte della regia di Trump Bessent se la prende anche con la Bank of Japan. E lo yen si impenna

Laura Naka Antonelli

14 Agosto 2025 - 11:51

Yen ben comprato dopo le dichiarazioni del segretario al Tesoro USA Scott Bessent, relative ai tassi della Bank of Japan.

Forte della regia di Trump Bessent se la prende anche con la Bank of Japan. E lo yen si impenna

La Bank of Japan è rimasta indietro nella sua lotta contro l’inflazione del Giappone. Motivo più che sufficiente per convincerla ad alzare ulteriormente i tassi.

Parola del segretario al Tesoro americano Scott Bessent, che ha criticato la banca centrale del Giappone nel corso di una intervista rilasciata a Bloomberg TV nella giornata di ieri.

Bessent ha rivelato di avere affrontato la questione direttamente con il governatore della BOJ, Kazuo Ueda.

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Le dichiarazioni seguono le critiche più o meno velate che Bessent ha rilanciato contro la Fed di Jerome Powell, assediata da mesi dall’amministrazione Trump a causa della sua ostinazione a non tagliare i tassi di interesse.

Il titolare del Tesoro USA ha detto che esiste a suo avviso la possibilità che la Banca centrale americana tagli i tassi sui fed funds addirittura di 50 punti base nella prossima riunione di politica monetaria del FOMC, il suo braccio di politica monetaria, in calendario nel mese di settembre, dopo la pausa estiva: ipotesi su cui il mercato scommette in realtà con una probabilità pari a zero, mettendo in conto piuttosto una riduzione dei tassi, sempre a settembre, pari a 25 punti base.

Ma nell’amministrazione Trump, si sa, è tutto un volteggiare continuo di colombe, soprattutto dopo la pubblicazione del dato relativo all’inflazione degli Stati Uniti, avvenuta pochi giorni fa.

Bessent ha detto, tra le altre cose, che a suo avviso i tassi USA dovrebbero essere più bassi di 150 punti base o anche oltre. Aspettative e speranze che vengono considerate fin troppo dovish.

Tornando alla Bank of Japan, Scott Bessent ha detto di ritenere probabili nuovi rialzi dei tassi da parte della banca centrale giapponese.

Le sue dichiarazioni cozzano tuttavia con quelle proferite dal governatore Kazuo Ueda, che ha sempre negato le accuse di muoversi troppo lentamente ad alzare i tassi e dunque a combattere l’inflazione in Giappone.

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Detto questo, le parole di Bessent hanno avuto un effetto immediato sul mercato del forex, dove lo yen si è subito impennato, con il rapporto dollaro-yen USD-JPY in flessione dello 0,70%, a quota 146, 37.

L’attenzione va anche ai rendimenti dei Titoli di Stato giapponesi che, nelle ultime sessioni, hanno smorzato i rialzi, in concomitanza con lo smorzarsi delle aspettative di un imminente aumento dei tassi da parte della Bank of Japan che, nelle ultime riunioni di politica monetaria, si è focalizzata più sui rischi che incombono sulla crescita del PIL del Giappone che sulle pressioni inflazionistiche del Paese.

Nel mese di giugno, va ricordato, l’inflazione in Giappone è salita al ritmo annuo del 3,3%, a fronte di una crescita del PIL che il governo di Tokyo prevede essere nell’anno fiscale 2025 pari, su base reale e annua, a +0,7%, rispetto al +1,2% atteso nell’outlook comunicato a gennaio.

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Guardando al mercato degli swap, le scommesse sono ora di una stretta monetaria di 25 punti base, che porterà i tassi del Giappone a salire dallo 0,50% attuale (record dal 2008) allo 0,75% soltanto nella riunione della BOJ di dicembre, con una probabilità pari al 62%.

Le probabilità che Kazuo Ueda si muova prima del meeting di dicembre sono inferiori al 50%, mentre quelle che i tassi finiscano con il toccare la soglia dell’1% entro la fine del 2026, stando al broker Ueda Tradition Securities e in base a quanto riportato dal’agenzia Reuters, sono pari a ben l’80%.

D’altronde, per quanto in ritirata dai massimi, i rendimenti dei Titoli di Stato giapponesi sono letteralmente schizzati nell’ultimo anno, salendo di ben 73 punti base fino all’1,54%.

Occhio in particolare anche ai rendimenti dei JGB a 30 anni, che sono balzati di recente al di sopra della soglia del 3%, testando i livelli più alti degli ultimi decenni. Tanto che David Roberts, gestore dei fondi obbligazionari di Nedgroup Global Strategic Bond, che in 30 anni di esperienza non aveva mai intravisto valore nei titoli di Stato giapponesi a causa di una politica monetaria talmente espansiva da avere portato la Bank of Japan a inaugurare l’era dei tassi negativi, ha ammesso che, “ se prima non c’era mai stato davvero del valore in Giappone, ora le cose stanno cambiando ”.

Per ora, le parole di Scott Bessent hanno fatto salire soprattutto le quotazioni dello yen che, nei confronti del dollaro, sale per la terza seduta consecutiva, testando il nuovo record delle ultime tre settimane.

A sostenere gli acquisti sulla valuta giapponese, anche le aspettative più dovish su cosa farà al Fed nel meeting di settembre. Che però, ha già avvertito qualcuno, nel caso in cui venissero tradite potrebbero scatenare una fase di correzione da non sottovalutare.

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