Fino a quanto si può risparmiare senza che aumenti l’Isee?

Simone Micocci

27 Maggio 2024 - 10:51

Quanti soldi possono esserci sul conto corrente senza che abbiano rilevanza ai fini Isee? Facciamo chiarezza.

Fino a quanto si può risparmiare senza che aumenti l’Isee?

Anche i risparmi incidono sull’Isee, seppur non nell’immediato: ricordiamo, infatti, che nel calcolo dell’attestazione si guarda a due anni prima dalla data di presentazione della Dsu, oppure nell’anno precedente nel solo caso dell’Isee corrente.

Mettere dei soldi da parte, quindi, potrebbe compromettere l’accesso a bonus e agevolazioni, una vera e propria beffa per il risparmiatore. Anche perché, sopra una certa soglia, sui risparmi interviene anche il Fisco.

Va detto, però, che l’incidenza che i risparmi, da considerare nell’insieme del patrimonio mobiliare, hanno sull’Isee è inferiore rispetto a quella che hanno i redditi. Guadagnare più soldi, quindi, comporta un incremento maggiore rispetto a quello risultante da un risparmio di pari importo.

Anche perché non tutti i risparmi sono rilevanti ai fini Isee: esiste una franchigia al di sotto di cui quanto messo da parte non viene considerato nell’attestazione.

Quali risparmi incidono sull’Isee

Sul calcolo dell’Isee incide tanto il patrimonio immobiliare quanto quello mobiliare, nel quale appunto rientrano i risparmi della famiglia. Si tiene conto, infatti, di saldo e giacenza media (prendendo il valore superiore tra i due) di quanto presente nei depositi e conti correnti bancari e postali al 31 dicembre dei due anni precedenti a quelli di presentazione della Dsu.

Quindi, se una famiglia ha un conto corrente postale con giacenza media di 30.000 euro e un saldo a fine anno di 38.000 euro allora sarà quest’ultimo valore a essere considerato ai fini Isee. Inversamente, con giacenza media di 38.000 e un saldo di 30.000, allora si sarebbe tenuto conto del primo valore. Ecco perché non ha alcun senso svuotare il conto prima della fine dell’anno per evitare ripercussioni sull’Isee.

Fino a quanto si può risparmiare per evitare l’aumento dell’Isee

Maggiori risparmi incidono sull’Isee (e di seguito vedremo come) solamente quando superano il valore della franchigia, determinato tenendo conto del numero dei componenti nonché del loro stato.

Nel dettaglio, il limite di risparmio consentito è calcolato tenendo conto delle seguenti regole:

  • 6.000 euro per un componente;
  • 8.000 euro per due componenti;
  • 10.000 euro per almeno tre componenti.
  • +1.000 euro per ogni figlio successivo al secondo.

Consideriamo quindi una famiglia composta da due genitori e due figli minori. Questa potrà mettere da parte fino a 11.000 euro affinché non vengano considerati nell’Isee.

Quanto i risparmi incidono sull’Isee

Quando invece viene superata la franchigia, il risparmio entra nel calcolo dell’Isee ma ovviamente per la sola parte che supera la soglia prevista. Ad esempio, per una famiglia composta da 4 persone, di cui 2 figli minori, con 20.000 euro sul conto corrente, si prendono solamente 9.000 euro.

Come anticipato, i risparmi fanno parte del patrimonio mobiliare, il quale viene sommato al patrimonio immobiliare al fine di determinare l’ISP, l’Indicatore della situazione patrimoniale.

Più in generale, il valore dell’attestazione Isee è così calcolato

ISR (indicatore della situazione reddituale) + 20% ISP (indicatore della situazione patrimoniale) / SE (scala di equivalenza)

Il dividendo è quindi dato dalla somma tra i redditi percepiti dai componenti del nucleo familiare, senza alcuna franchigia, e solo il 20% dei patrimoni. Il tutto da dividere per la scala di equivalenza il cui valore dipende dalle caratteristiche del nucleo familiare.

Consideriamo ad esempio una famiglia con 30.000 euro di ISR, 20.000 euro di ISP e un parametro di scala di equivalenza pari a 2. L’Isee sarà quindi pari a 17.000 euro. Poniamo che nell’ultimo anno ci sia stato un aumento dei risparmi (a parità di reddito e patrimonio immobiliare) tale da comportare un aumento dell’ISP fino a 30.000 euro. Nonostante un incremento di 10.000 euro dei risparmi (sopra la soglia limite), la differenza dell’Isee sarà molto meno rilevante: 18.000 euro, appena 1.000 euro in più.

Non solo risparmi

Prima di concludere è importante ricordare che non solo i risparmi vanno nell’Isee. Si tiene conto anche degli investimenti, quali:

  • titoli di Stato, obbligazioni, certificati di deposito e credito, buoni fruttiferi e assimilati. Per questi la legge di Bilancio ha fissato una franchigia di 50.000 euro, tuttavia questa novità non è ancora operativa;
  • azioni o quote di organismi di investimento collettivo di risparmio (O.I.C.R.) italiani o esteri;
  • partecipazioni azionarie in società italiane ed estere quotate in mercati regolamentati;
  • partecipazioni azionarie in società non quotate in mercati regolamentati e partecipazioni in società non azionarie;
  • masse patrimoniali, costituite da somme di denaro o beni non relativi all’impresa, affidate in gestione a un soggetto abilitato ai sensi del decreto legislativo 23 luglio 1996;
  • altri strumenti e rapporti finanziari, nonché contratti di assicurazione a capitalizzazione o mista sulla vita e di capitalizzazione;
  • valore del patrimonio netto per le imprese individuali in contabilità ordinaria, ovvero il valore delle rimanenze finali e del costo dei beni ammortizzabili per le imprese individuali in contabilità semplificata.

Anche queste voci, quindi, si aggiungono all’ISP, contribuendo a un aumento del 20% dell’Ise (Indicatore della situazione economica), parametro che a sua volta andrà diviso per la Scala di equivalenza SE per determinare il valore dell’Isee.

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