Fino a dove può salire il prezzo dell’oro, dopo l’attacco di Israele all’Iran?

Laura Naka Antonelli

13/06/2025

In rialzo i prezzi dell’oro dopo la notizia dell’escalation delle tensioni tra Israele e Iran. Fino a che punto le quotazioni hanno spazio per salire?

Fino a dove può salire il prezzo dell’oro, dopo l’attacco di Israele all’Iran?

L’attacco sferrato da Israele all’Iran e la risposta di Teheran che non si è fatta attendere scatena la corsa ai beni rifugio da parte degli investitori. Inevitabile lo scatto dell’oro, che ha segnato un forte balzo immediatamente dopo la notizia dell’escalation delle tensioni geopolitiche in Medio Oriente.

Il contratto spot del bene rifugio per eccellenza è salito fino a +1,2%, a quota $3.420 l’oncia, testando il record in quasi due mesi, dallo scorso 22 aprile, ed estendendo così i guadagni settimanali a un rally di oltre il 3,4%.

Guerra Israele-Iran, cosa succede ai prezzi dell’oro?

Ma quali sono le prospettive per i prezzi dell’oro? E fino a che punto i prezzi del metallo giallo hanno ancora spazio per salire, ancora di più dopo gli attacchi sferrati da Israele all’Iran, e in un contesto in cui l’ansia per lo scoppio di una guerra tra i due Paesi torna a confermarsi grande market mover dei mercati finanziari di tutto il mondo?

Questa ultima intensificazione delle ostilità nel Medio Oriente ha distolto per ora l’attenzione dalle trattative commerciali (volte a evitare l’impatto potenzialmente disastroso dei dazi reciproci imposti dal presidente americano Donald Trump), con gli investitori che stanno giocando la carta degli asset rifugio ”, rispondendo alle ultime notizie. Così ha commentato Tim Waterer, responsabile della divisione degli analisti di KCM Trade, che si è focalizzato nello specifico sulla reazione delle quotazioni dell’oro.

L’oro ha superato la resistenza attorno a $3.400 sulla scia della notizia degli attacchi aerei, e in cantiere potrebbe esserci un ulteriore margine al rialzo, nel caso in cui l’escalation dovesse continuare ”.

Ma fino a dove?

Attenti alle fiammate che si spengono subito

Interpellato da Markewatch.com Michael Armbruster, co-fondatore e managing partner della divisione dei futures del gruppo Altavest, ha cercato di frenare la foga degli acquisti dell’oro, avvertendo che le tensioni in Medio Oriente sono solite “ venire e andare via velocemente ” e che, di conseguenza, “se questa situazione si verificasse ancora, il balzo dell’oro potrebbe avere breve durata ”.

Insomma, ha detto Armbruster, “ non comprerei oro solo a causa dell’Iran ”, nonostante i fatti attinenti al Medio Oriente rappresentino “una narrativa positiva”.

Detto questo, secondo Altavest, una migliore opportunità di acquisto di oro potrebbe emergere nelle prossime settimane, con la diffusione di notizie legate non tanto alle tensioni tra Israele e l’Iran, quanto per il “contesto di reflazione” destinato a caratterizzare il mese di giugno.

In generale, l’esperto conferma di essere ancora bullish sul metallo giallo, “attendendo un calo, che (palensandosi come opportunità di acquisto), consentirebbe ai nostri clienti di incrementare la posizione long accumulata.

La verità resta. Insieme al petrolio, oro barometro di mercato tra i più sensibili alla geopolitica

Apparentemente più ottimista, a condizione che il conflitto tra Israele e l’Iran si inasprisca ulteriormente, è John Caruso, strategist senior del mercato presso RJO Futures, che ha ricordato che “ l’oro e il petrolio sono due dei barometri di mercato più sensibili alla geopolitica”.

Di fatto, non per niente, subito dopo la notizia degli attacchi sferrati da Tel Aviv, i contratti futures sul petrolio sono schizzati fino a +13%, riportando il rally più sostenuto in cinque anni.

Caruso ha così sottolineato che, vista questa sensibilità, “il primo sito a cui guardo quando i rischi geopolitici salgono è il Medio Oriente”.

In questa situazione, nel caso in cui, riguardo all’Iran, “la scelta ricadesse sull’intervento militare (così come sta accadendo) che sulla diplomazia” a suo avviso i prezzi sia dell’oro che del petrolio potrebbero salire molto di più.

Prossimo obiettivo, sono le voci che circolano sui mercati, è la soglia dei $3.500 l’oncia, dopo che i prezzi dell’oro hanno superato la resistenza di $3.400 nelle ultime ore.

La view di JPMorgan sull’oro, dopo rally +30% YTD. Prezzi verso quota $4000

Gli ultimi venti di guerra danno inoltre sicuramente ragione alla divisione di ricerca di JPMorgan che, in un report recente reso noto appena qualche giorno fa, e prima della notizia degli attacchi senza precedenti che Israele ha condotto contro l’Iran, aveva già annunciato nuove previsioni bullish, nonostante, così aveva fatto notare, le quotazioni dell’oro avessero segnato un rally significativo quest’anno, balzando fino a +30% YTD, fino a toccare per l’appunto il record di $3.500 l’oncia, superando così le precedenti previsioni di JPMorgan Research.

Ora, così come ha confermato Natasha Kaneva, responsabile della divisione di strategia globale sulle commodities di JPMorgan, la possibilità che le quotazioni dell’oro finiscano per volare fino a quota 4.000 dollari l’oncia si fanno ancora più probabili. “ Rimaniamo profondamente convinti della presenza di uno scenario strutturale bullish per l’oro e, di conseguenza, annunciamo i nostri target price”.

Dunque? Ora JPMorgan Research prevede che i prezzi dell’oro si attesteranno in media a $3.675 l’oncia entro l’ultimo trimestre del 2025, puntando verso quota $4.000 nel 2026.

Ancora più bullish le previsioni entro la fine del quarto trimestre del 2026, che parlano di prezzi in rialzo fino a quota $4.250 l’oncia.

Le previsioni sui prezzi dell'oro formulate da JPMorgan Research Le previsioni sui prezzi dell’oro formulate da JPMorgan Research Entro il quarto trimestre del 2026, gli analisti di JPMorgan prevedono una accelerazione per i prezzi dell'oro fino a quota $4.250 l'oncia. (Fonte: JPMorgan Commodities Research).

Chi acquisterà ancora oro?

Gli analisti di JPMorgan hanno risposto anche alla domanda sull’identità dei principali acquirenti del metallo prezioso: a loro avviso, tra gli investitori interessati a fare incetta del metallo prezioso si metteranno in evidenza ancora le banche centrali che, secondo le previsioni della divisione di ricerca, dovrebbero in media acquistare una quantità di 710 tonnellate al trimestre, su base netta, nel corso di quest’anno.

Le banche centrali non hanno ancora finito di acquistare oro”, ha confermato Gregory Shearer, responsabile della divisione di strategia sui metalli preziosi e di base di JPMorgan, aggiungendo che “probabilmente, l’incertezza politica aiuterà a scatenare un continuo revival nel corso del 2025 ”. E, a quanto pare, oltre.

D’altronde, proprio un report recente della BCE ha riportato la notizia di come l’oro si sia confermato il secondo asset detenuto come riserva da parte delle banche centrali, con i lingotti che hanno inciso sul valore delle riserve ufficiali per il 20%, più di quanto abbia fatto l’euro (incidenza pari al 16%).

A tal proposito, va ricordato che sul podio è salito di nuovo il dollaro USA, che si è confermato la riserva numero uno delle banche centrali, con una quota pari al 46%.

La febbre per l’oro esplode anche sui social. Il post su X

Nel frattempo, la febbre per l’oro esplode anche sui social.

Occhio al commento stilato dall’esperto di finanza @MikeZaccardi che, con un post su X, ha messo a paragone il trend delle quotazioni del metallo e quello dello S&P 500 a partire dal 2000, indicando che le quotazioni del bene rifugio per eccellenza sono schizzate del 1000% da quell’anno, rispetto al +485% dell’indice S&P 500.

Pronto l’appunto dell’altro esperto Mark Wlosinski, che risponde al post di Zaccardi facendogli notare che non è praticamente appropriato prendere come riferimento un arco temporale che parte dal momento in cui Wall Street ha pagato gli effetti drammatici dell’esplosione della bolla dot-com. E che la storia di altri archi temporali invia un messaggio del tutto diverso.

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