Tra TFR ai fondi, incentivi ai PIR e pressioni sul credito, la politica insegue la finanza senza visione, mentre banche e fondi muovono capitali fuori da ogni regia strategica.
Tutti sono alla ricerca di soldi da gestire: è recentissima la proposta di prevedere la automaticità per i lavoratori nuovi assunti del trasferimento delle somme loro spettanti a titolo di TFR, e che ora sono trattenute dalle aziende, ai Fondi di Previdenza complementare.
La giustificazione ufficiale è duplice: per un verso, questi futuri pensionati riceverebbero una pensione più consistente rispetto all’assegno misero che verrà loro corrisposto sulla base del sistema di Previdenza generale obbligatoria, in quanto calcolato col sistema contributivo; per l’altro verso, queste risorse verrebbero impiegate in settori di particolare interesse pubblico.
Inutile dire che anche le industrie della Difesa sarebbero interessate a questo genere di iniziative, per sviluppare i propri programmi di investimento. In Francia, ad esempio, era emersa ma è stata immediatamente e sonoramente bocciata la proposta di utilizzare a questi fini i versamenti effettuati sui “Livret A”, i libretti di risparmio postale a capitale e rendimento garantito. [...]
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