I figli devono ricevere tutti gli stessi soldi dai genitori?

Ilena D’Errico

16 Luglio 2023 - 18:05

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I figli devono ricevere tutti gli stessi soldi dai genitori? Ecco cosa prevede la legge a riguardo e come bisogna comportarsi in tema di eredità, donazioni e mantenimento.

I figli devono ricevere tutti gli stessi soldi dai genitori?

I doveri dei genitori non finiscono mai, tra il mantenimento in vita – almeno fino a un certo punto – e quanto dovuto con l’eredità. Ai figli, infatti, spetta una quota di legittima sul patrimonio ereditario, dando loro il diritto di ottenerla anche a discapito del testamento. Oltretutto, ai fini della legittima rientrano anche le donazioni effettuate in vita, per questo è utile chiedersi se i figli devono ricevere tutti gli stessi soldi dai genitori.

I figli devono ricevere tutti gli stessi soldi dai genitori? Eredità, donazioni e mantenimento

Per rispondere in modo generico, si può semplicemente affermare che i figli non devono per forza ricevere tutti gli stessi soldi dai genitori. Dal momento in cui vengono rispettati i doveri di mantenimento e le quote di legittima, niente impone di dare ai figli la stessa quantità di denaro o nemmeno beni per lo stesso valore.

Sul punto gioca un ruolo fondamentale la valenza delle donazioni ai fini ereditari, che possono rendere equilibrato e legittimo anche un testamento apparentemente impugnabile, ad esempio perché lascia tutto il patrimonio ad un solo figlio. Questo è possibile se gli altri figli hanno già ricevuto la loro quota di legittima con le donazioni, ovviamente quando il genitore era in vita.

Anche in questo caso, il valore delle donazioni potrebbe essere molto superiore a quello dell’eredità ricevuta da un figlio – o viceversa – senza necessariamente dar luogo all’impugnazione delle donazioni o del testamento.

Supponiamo per semplicità che un genitore muoia lasciando due figli e nessun coniuge (altrimenti ci sarebbe un altro erede legittimario da considerare). I figli hanno diritto complessivamente ai 2/3 del patrimonio ereditario divisi in parti uguali, vale a dire 1/3 ognuno. Il restante terzo dell’eredità può essere gestito dal defunto in modo del tutto libero, facendo parte della cosiddetta quota disponibile.

Il testamento potrebbe quindi devolvere la quota disponibile in favore di uno dei figli, così che riceverebbe ben 2/3 dell’eredità, mentre il fratello solo 1/3. Si presenta così una notevole disparità fra l’eredità ricevuta dai figli del defunto, senza però che ci sia alcun obbligo di legge contrario. Di conseguenza, il figlio che ricevuto solo 1/3 dell’eredità non può impugnare il testamento e non ha basi per pretendere parte della quota del fratello. L’unica quota garantita agli eredi è quella di legittima che, se presente nella misura prevista, impedisce ulteriori richieste.

Il medesimo esempio potrebbe essere utilizzato anche nel caso in cui il testamento avesse diviso l’eredità in egual misura tra i figli, ma uno di loro avesse già ricevuto una donazione. È però importante verificare il valore della donazione, che per essere legittima deve rientrare nei limiti della quota disponibile o comunque non ledere la legittima degli altri eredi.

Per esempio, il genitore avrebbe potuto effettuare una donazione nei confronti di uno dei figli equivalenti a 2/3 del suo patrimonio, soddisfacendo così la sua quota di legittima e lasciare con il testamento il restante terzo all’altro figlio.

La regola generale, quindi, coincide con la legittima, il cui valore dipende dalla presenza del coniuge e dal numero dei figli. Fintanto che la quota di legittima è rispettata i figli non devono ricevere gli stessi soldi dai genitori, sia con il testamento che con le donazioni. Inoltre, anche in ipotesi di lesione della legittima, l’azione per la restituzione sarebbe limitata alla porzione ridotta della quota. Di fatto, quindi, anche impugnando il testamento che viola la legittima, così che tutti gli eredi abbiano la quota stabilita dalla legge, uno dei figli potrebbe comunque ricevere più degli altri.

Si può dire lo stesso anche riguardo ai doveri di mantenimento, sia che siano esplicitati direttamente che con un assegno mensile. Finché sono rispettati gli obblighi (l’importo stabilito dal giudice o il soddisfacimento dei bisogni dei figli) non è obbligatorio dare a tutti gli stessi soldi. Certamente, un tentativo di equità rientra fra i doveri morali dei genitori ma non è stabilito dalla legge, anche perché potrebbe essere controproducente. I figli, infatti, potrebbero avere diverse necessità, di cui i genitori devono tenere conto.

Non si esclude, però, che se il genitore separato dia con molta frequenza un assegno di mantenimento superiore a quanto dovuto a uno solo dei figli, il genitore dell’altro possa richiedere un aumento dell’assegno, vista la possibilità economica dimostrata. La decisione non è comunque automatica, ma sarà sottoposta al tribunale per verificare se i bisogni del figlio sono effettivamente superiori a quanto concesso con l’assegno di mantenimento.

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