Federal Reserve: da New York nuova liquidità per 75 miliardi

Luca Fiore

17/09/2019

18/09/2019 - 11:04

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In attesa di notizie da Washington, è la Fed di New York a scendere in campo con la prima iniezione di liquidità in 10 anni.

Federal Reserve: da New York nuova liquidità per 75 miliardi

In attesa del meeting della Federal Reserve in calendario domani, 18 settembre 2019, importanti indicazioni arrivano dalla Grande Mela.

Per quanto riguarda il costo del denaro, la Federal Reserve, secondo le indicazioni in arrivo dal CME FedWatch Tool, domani sera, con una probabilità del 58,8%, dovrebbe ridurre il tasso sui Fed Funds di 25 punti base all’1,75-2 per cento.

Federal Reserve: perché conferma tassi supera 40%

Questa volta anche se in maggioranza, la decisione dell’istituto guidato da Jerome Powell non presenta le percentuali bulgare che hanno accompagnato gli ultimi meeting. Le probabilità di una conferma dell’attuale livello dei tassi si attestano al 41,2%.

Questo alla luce del miglioramento registrato dall’economia negli ultimi mesi, del clima più disteso con Pechino e del balzo fatto registrare dal petrolio nelle ultime sedute (maggiori pressioni inflazionistiche sconsigliano, almeno per il momento, un allentamento sui tassi).

Fed New York: immissione di fondi freschi per 75 miliardi

In attesa delle indicazioni che domani, alle 20, arriveranno da Washington, nel pomeriggio è stata la Federal Reserve di New York a catalizzare l’attenzione degli operatori.

L’istituto guidato da John Williams, che compie le operazioni di mercato per conto di Washington, ha annunciato un’iniezione di liquidità da 75 miliardi di dollari nel sistema finanziario per contrastare il forte incremento dei costi di finanziamento a breve termine.

Fed New York: ecco perché è stato necessario l’intervento

La causa è rappresentata dall’incremento del costo per prendere a prestito sul mercato “overnight” (Repo, Repurchase Agreement), salito a livelli valutati insostenibili. Stando ai dati Refinitiv, il dato si sarebbe spinto fino al 10%.

Il balzo ha costretto l’istituto newyorkese a mettere in campo un’operazione che non si vedeva da 10 anni.

L’incremento sarebbe legato a fattori tecnici e, più in particolare, alla necessità delle corporations di ritirare fondi per il pagamento delle tasse.

La mossa, arrivata in concomitanza dell’emissione di nuovi titoli del Tesoro, avrebbe drenato liquidità dal mercato e costretto l’istituto newyorkese ad intervenire.

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