Dai mini-rendimenti agli extra-profitti, il sistema bancario è prigioniero delle scelte delle banche centrali: prima ha pagato il prezzo dei tassi zero, ora incassa grazie a quelli alti.
Si sta discutendo, in Italia, sul “contributo fiscale straordinario” di 4 miliardi di euro, che è concordato tra il governo e le banche nell’ambito della manovra di bilancio per il 2026: si tratterebbe di una misura equitativa, in considerazione della entità altrettanto straordinaria dei profitti che si aggirerebbero attorno ai 44 miliardi di euro.
C’è chi sostiene che si tratta di un obolo davvero misero, e chi al contrario ritiene che si tratti di una sorta di vessazione.
E’ il caso di fare luce su una problematica che è assai più complessa: le banche, non solo in Italia, sono lo strumento di propagazione della politica monetaria, espansiva e restrittiva, convenzionale e non, sia nel bene che nel male. Magari, hanno ancora a bilancio ingentissime “perdite non contabilizzate”, perché detengono “fino a scadenza” i titoli a lunga scadenza che fino a qualche anno fa venivano emessi prevedendo rendimenti nominali addirittura negativi. [...]
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