Europa contro Cina e Russia sulle fake news: le accuse

Violetta Silvestri

10 Giugno 2020 - 15:51

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Sulla disinformazione durante la pandemia l’Unione Europea si sbilancia per la prima volta e accusa la Cina, oltre che la Russia. Pechino ha operato per diffondere fake news e minare le democrazie occidentali: questo il monito europeo

Europa contro Cina e Russia sulle fake news: le accuse

L’Unione Europea ha apertamente criticato e accusato Cina e Russia sulla disinformazione ai tempi del coronavirus.

Il monito è piuttosto significativo. Se, infatti, critiche a Mosca sulle fake news erano già state avanzate, il messaggio esplicito verso Pechino da parte dell’Europa è un fatto importante e piuttosto nuovo.

Alla ricerca della giusta strategia per intrattenere rapporti commerciali e diplomatici con la Cina vitali per l’UE, Bruxelles ha cercato finora di non irritare troppo la potenza asiatica.

Troppi gli interessi in gioco, specialmente da un punto di vista economico. Ma tacere su temi fondamentali come diritti umani, diffusione della pandemia e disinformazione non è più plausibile.

Ecco perché l’Europa ha deciso di diffondere le sue accuse contro la Russia e, soprattutto, la Cina.

UE accusa Cina e Russia di fake news sull’epidemia

Nei nuovi piani annunciati per affrontare il problema delle fake news ​​online legate alla COVID-19, la Commissione Europea ha menzionato Pechino per la prima volta, accusandola di essere una fonte di disinformazione specialmente sul web.

La Cina attraverso la diffusione di informazioni false ha di fatto minato le democrazie occidentali, seminato divisioni interne e proiettato una visione distorta della risposta cinese alla pandemia globale: queste le principali criticheemerse da Bruxelles.

Queste le chiare parole di Vĕra Jourová, vicepresidente della Commissione Europea:

“Credo che se avessimo prove, non dovremmo rifuggire dal nominarle apertamente e dalla vergogna”

Tradotto: niente paura o sudditanza verso la Cina, soprattutto su una battaglia - quella europea contro la disinformazione - considerata cruciale per gli assetti democratici.

La commissaria ha infatti aggiunto che:

“Ciò a cui abbiamo anche assistito è un aumento delle narrazioni che minano le nostre democrazie e la nostra risposta alla crisi, come l’affermazione che ci sono laboratori biologici segreti statunitensi nelle ex repubbliche sovietiche, diffusa sia da fonti pro-Cremlino che da funzionari e media statali cinesi.”

Dall’inizio della crisi a causa del coronavirus, Pechino ha spinto in modo aggressivo una narrativa pro-cinese sulle piattaforme dei social media occidentali insistendo su notizie ambigue come: l’Europa e gli Stati Uniti hanno fallito nella loro risposta al coronavirus; la Cina ha superato l’emergenza meglio che in altre parti; gli Stati Uniti hanno creato il virus come arma biologica.

La Commissione ha anche incolpato la Russia per utilizzare tattiche simili.

Secondo alcune analisi, accusare la Cina di creare disinformazione rischia di inasprire i rapporti tra UE e Pechino.

Da sottolineare, infatti, che quando il servizio diplomatico europeo si era detto pronto a nominare Pechino come fonte di disinformazione insieme alla Russia all’inizio di quest’anno, i funzionari cinesi avrebbero fatto pressioni sull’UE affinché annacquassero tali critiche, secondo fonti anonime informate dei fatti.

Difendere le strette relazioni commerciali che molti Governi UE, e lo stesso blocco comunitario, intrattengono con il dragone resta obiettivo primario e da non compromettere. Ma la lotta alla disinformazione sta diventando altrettanto prioritaria dopo gli sviluppi delle fake news con il coronavirus.

La lotta UE alla disinformazione

La Commissione UE ha invitato le società di social media come Facebook, YouTube di YouTube e Twitter a pubblicare rapporti mensili su come stanno affrontando la disinformazione sulla COVID-19.

Le richieste non vincolanti per i giganti della tecnologia fanno parte dello sforzo di Bruxelles di rinnovare le regole per queste piattaforme online che saranno pubblicate entro la fine dell’anno.

L’intenzione europea è di rafforzare anche la collaborazione contro le fake news anche a livello NATO e G7, in modo da condividere la conoscenza di eventuali piattaforme nazionali fonti di notizie false.

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