Se si andasse al voto adesso con questa doppia legge elettorale, alla Camera si rischierebbe di avere il 75% dei nominati grazie ai capilista. Ecco come funzionerebbero le liste elettorali.
I capilista bloccati alle prossime elezioni diventano sempre più terreno di scontro politico. In particolare, il dibattito è tutto in seno al Partito Democratico, con Michele Emiliano sempre più allo scontro totale con Matteo Renzi.
Il Governatore della Regione Puglia Emiliano è tornato ad attaccare il segretario del suo partito Renzi, invocando un congresso del Partito Democratico e non le primarie. Alla fine il problema di fondo sono sempre i 100 capilista bloccati attualmente previsti dalla legge elettorale in vigore alla Camera.
Lo scorso 25 gennaio la Corte Costituzionale si è espressa su l’Italicum, bocciando il ballottaggio ma confermando i capilista bloccati e lo sbarramento al 3%. Quindi al momento questa è la legge elettorale della Camera, mentre al Senato ci sarebbe il Consultellum.
Se si votasse a breve, vista la complessa e sostanzialmente equilibrata situazione politica nel nostro paese, il rischio sarebbe quello di vedere grazie ai capilista bloccati una Camera formata dal 75% da nominati.
Un potere enorme quindi nelle mani dei segretari di partito, motivo per cui è alto lo scontro dentro il PD. Vediamo allora perché con questo sistema elettorale i capilista bloccati porterebbero ad una Camera composta per il 75% da nominati.
Capilista bloccati, alla Camera 75% di nominati
L’Italicum uscito fuori dalla sentenza della Corte Costituzionale sembrerebbe non piacere a tutti i partiti, ma nessuno finora si è fortemente esposto per cambiarlo. Anzi, l’idea più condivisa è quello di applicarlo anche al Senato.
Se l’intesa raggiunta tra Renzi, Salvini e Grillo per andare al voto a giugno dovesse concretizzarsi, sicuramente allora sarebbe l’Italicum il sistema elettorale per la Camera. Le uniche modifiche potrebbero riguardare una maggiore spinta verso il maggioritario per assicurare governabilità, a patto che sia questa la volontà dei soggetti politici.
Ecco quindi che i 100 capilista bloccati diventerebbero importantissimi non solo per il PD, ma soprattutto per tutti gli altri partiti che in pratica vedrebbero eletti quasi esclusivamente alla Camera deputati designati dalla segreteria.
Ipotizziamo che il Partito Democratico alle prossime elezioni riuscisse a raggiungere il 40% dei consensi. A quel punto scatterebbe il premio di maggioranza con il PD che porterebbe a casa 340 deputati tra su 630, di cui 100 sarebbero i capilista bloccati.
Gli altri partiti però avrebbero eletti solo persone presenti tra i capilista, tranne probabilmente il Movimento 5 Stelle che avrebbe anche una trentina di non nominati. Il totale quindi sarebbe di 360 nominati su 630, circa il 60% del totale.
Se invece nessun partito riuscisse a raggiungere il 40% dei voti, cosa che al momento è la più probabile, ecco che PD e Movimento 5 Stelle potrebbero ottenere circa 200 deputati a testa, la metà formati dai capilista. Per gli altri partiti quasi tutti gli eletti sarebbero nominati.
Si arriverebbe così alla Camera a 450 deputati su 630 capilista, con il 75% degli eletti che quindi sarebbero nominati. Una prospettiva questa che quindi aumenta lo scontro politico all’interno del PD, con la minoranza pronta a sfidare Renzi per evitare una cacciata dal Parlamento.
Capilista bloccati, lo scontro tra Emiliano e Renzi
Michele Emiliano ha avuto di nuovo parole di fuoco contro Matteo Renzi. Tra i vari attacchi rivolti dal Governatore al segretario del suo partito, uno dei più forti riguarda proprio i capilista bloccati previsti dall’Italicum.
Il segretario non si dimette perché ha un sacco di soldati e salmerie da collocare, ha da salvaguardare un sacco di persone e se dovesse perdere la possibilità di fare le liste non so se quei sondaggi sarebbero uguali perché questi sondaggi sono così adesso che il segretario ha il potere di fare le liste e quindi tiene insieme tutte le infinite correnti del PD.
Concetto espresso da Emiliano in maniera dura, ma che sostanzialmente è quello che sta alla base dei tumulti in seno al PD degli ultimi tempi. Renzi vuole rottamare definitivamente quella che ora è la minoranza del partito, ecco perché Consenso di Massimo D’Alema ha raccolto attorno a sé molta di quella che era la vecchia classe dirigente ora messa ai margini.
Emiliano sarebbe l’uomo di D’Alema per la carica di segretario, ma Renzi continua a mettere a mettere veti sul congresso rilanciando invece le primarie. Atteggiamento che non va per niente giù al Governatore della Puglia.
Le primarie non sono previste dallo statuto del Pd, sarebbero una frettolosa invenzione di marca renziana per dare l’impressione di una specie di congresso che invece non si celebra. Il congresso parte dai circoli, coinvolge i militanti, c’è una discussione, votano i tesserati e poi coloro che hanno più voti tra i tesserati partecipano alle primarie aperte a tutti. E’ il processo che ha incoronato Matteo Renzi segretario del partito non c’è motivo di cambiare queste regole.
Uno scontro politico che probabilmente fa capire come, anche a prescindere dalla legge elettorale con la quale si voterà, i capilista bloccati difficilmente verranno tolti.
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