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Accordo tra Renzi, Salvini e Grillo: ecco quando si andrebbe a votare
mercoledì 1 febbraio 2017, di
Si andrà a votare molto presto. Questo è il sentore che negli ultimi giorni si fa sempre più forte tra gli ambienti parlamentari. La prudenza di Mattarella e le minacce di D’Alema invece che rallentare hanno sortito l’esatto effetto contrario.
Ieri nell’aula dei capigruppo di Montecitorio è avvenuto qualcosa di unico: Partito Democratico, Lega, Movimento 5 Stelle e Fratelli d’Italia comptatti nella calendarizzazione urgente della legge elettorale.
Un inedito asse quindi tra Grillo, Salvini e Renzi che per una volta ha messo d’accordo tutte quelle forze politiche che vogliono andare a votare al più presto. Se non ci saranno intoppi, numericamente non dovrebbero esserci minimamente problemi.
Quando si andrà a votare quindi? Tutto fa presagire che le camere possano essere sciolte a breve, con una data che sta mettendo d’accordo quasi tutti quelli che spingono per andare alle urne.
L’accordo tra Renzi, Grillo e Salvini
Come nella vita non si può mai dire mai, in politica questa massima vale ancora di più. Ecco quindi l’asse che non ti aspetti, con i tre attuali maggiori leader politici del nostro paese tutti d’accordo nell’accelerare per andare a votare.
La riunione dei capigruppo della Camera ha approvato la richiesta presentata dal Movimento 5 Stelle sulla calendarizzazione urgente. Il testo della legge elettorale quindi approderà alla Camera lunedì 27 febbraio. Se verrà licenziata in tempi brevi a metà Marzo il Senato potrebbe già approvare il testo in maniera definitiva.
A quel punto, con una legge elettorale uguale sia per la Camera che per il Senato, Mattarella non potrebbe far altro che sciogliere le camere e si andrebbe a votare. Il problema più grande al momento sembrerebbe essere quello di trovare una convergenza sul testo da presentare.
L’ipotesi più probabile che anche qui passi la linea del Movimento 5 Stelle: l’Italicum così come è stato sforbiciato dalla Consulta esteso anche al Senato. Gli altri però vorrebbero apportare alcune modifiche.
Quello che nascerebbe sarebbe il denominato Legalicum. Le questioni più spinose sono due: soglia di sbarramento e coalizione invece che listone anche alla Camera. L’ipotesi più probabile è che alla fine si raggiunga un accordo che non scontenti nessuno degli attori in causa.
Il Legalicum a questo punto potrebbe prevedere sia alla Camera che al Senato il premio di maggioranza per la coalizione che riesce a raggiungere il 40%, con la soglia di sbarramento fissata al 3%. Quindi addio al listone e alla soglia di sbarramento del 4% presente al Senato.
Quando si andrà a votare?
L’intesa raggiunta tra Lega, Partito Democratico e Movimento 5 Stelle dovrebbe dare quella spinta finale per superare tutte le forze politiche che finora si sono messe di traverso. Mattarella vorrebbe che la legislatura arrivasse alla naturale scadenza ma, di fronte ad un testo unico, non potrebbe far altro che prendere atto della cosa.
Forza Italia e Sinistra Italiana sono entrambi contrari ad andare a votare subito. Attualmente però i due partiti non hanno il peso politico sufficiente per poter mettere veti. Chi di fatto sembrerebbe uscire sconfitto da questo asse Renzi-Grillo-Salvini è proprio Silvio Berlusconi.
Se tutto dovesse andare liscio si potrebbe quindi andare alle urne domenica 11 o domenica 18 giugno. Gli step dovrebbero essere questi. Entro il 10 febbraio la Consulta dovrebbe rendere note le motivazioni della sua sentenza sull’Italicum.
Le indicazioni che ne usciranno fuori dovrebbero indirizzare maggiormente il lavoro della Commissione affari costituzionali, che deve mettere a punto il testo da presentare alla Camera il 27 febbraio.
Se non dovesse esserci un accordo solamente allora il governo Gentiloni potrebbe avere chance di sopravvivere fino al 2018. Ma c’è anche chi pensa che si voterebbe ugualmente a giugno con i due attuali sistemi elettorali vigenti, Colle permettendo.
Votare a giugno sembrerebbe quindi essere una cosa abbastanza certa. Se il patto tra Renzi, Salvini e Grillo reggerà allora i tempi saranno molto brevi, altrimenti Gentiloni potrà continuare il proprio lavoro fino al 2018.