Elezioni Spagna 2019, risultati ufficiali: Socialisti in testa ma senza maggioranza

Alessandro Cipolla

29 Aprile 2019 - 08:40

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Si sono chiuse le urne per le elezioni generali in Spagna: i risultati ufficiali vedono in testa i Socialisti, ma il presidente uscente Sanchez per avere una maggioranza dovrà dialogare ancora con i partiti regionali.

Elezioni Spagna 2019, risultati ufficiali: Socialisti in testa ma senza maggioranza

Urne chiuse in Spagna e conta dei voti ultimata. Dopo la bocciatura della legge di Bilancio, il governo di centrosinistra presieduto da Pedro Sanchez a inizio anno è arrivato al capolinea con delle elezioni anticipate che si sono tenute domenica 28 aprile, un mese prima delle europee.

I risultati ufficiali vedono in testa i Socialisti dell’ex presidente Pedro Sanchez , che però non avrebbe una maggioranza anche insieme alla sinistra di Podemos: fondamentale a riguardo sarà il dialogo con i partiti regionali Catalani e Baschi. Bene la destra di Vox anche se non c’è stato uno sfondamento come ipotizzato.

La situazione in Spagna

I risultati ufficiali delle elezioni in Spagna dopo lo scrutinio del 100% dei voti.

PartitoVotiSeggi
Socialisti 28,7% 123
Popolari 16,7% 66
Ciudadanos 15,8% 57
Podemos 11,9% 35
Vox 10,2% 24
Sinistra di Catalogna 3,9% 15
En Comù Podem 2,3% 7
PDeCAT 1,9% 7
Partito Nazionalista Basco 1,5% 6
Euskal 1% 4
Coalizione Canaria 0,4% 2
Navarra Suma 0,4% 2
Compromìs 0,6% 1
Partido Regionalista de Cantabria 0,2% 1


A questo punto per determinare la prossima maggioranza in Spagna saranno fondamentali gli accordi con i partiti regionali, visto che sia l’unione dei partiti di centrodestra che di centrosinistra hanno i numeri in Parlamento.

Alla Camera infatti sono 350 i seggi assegnati, con la maggioranza che quindi sarà ameno quella di 176 deputati. Nonostante l’ottimo risultato delle urne, al momento Sanchez sembrerebbe essere sotto l’asticella.

La legge elettorale

Il motivo della instabilità politica in Spagna può essere ricercata anche nel meccanismo della legge elettorale, entrata in vigore nel 1977. Come da noi, il Parlamento è diviso tra Camera e Senato.

Alla Camera (350 seggi) vige un sistema proporzionale in base ai voti presi in ognuna delle cinquanta circoscrizioni (più o meno l’equivalente delle province). Ognuna di queste elegge un numero di deputati in base alla propria grandezza (massimo 30, minimo 1), mentre non sono previsti dei premi di maggioranza.

Quindi i deputati vengono eletti in maniera proporzionale in base ai voti presi in ciascuna circoscrizione, non tenendo conto del risultato di un partito a livello nazionale. Questo è fondamentale vista la presenza di tante forze politiche regionali.

Al Senato invece (208 seggi) vige un sistema elettorale maggioritario plurinominale, con ogni provincia che elegge 4 senatori (188 in totale) mentre ci sono poi collegi speciali per le isole e per le città autonome (20 seggi in totale).

Con la fine del bipartitismo Popolari-Socialisti e la grande crescita di forze politiche come Ciudadanos (liberali) e Podemos (sinistra), oltre al recente exploit di Vox (destra), questo sistema elettorale rende il Parlamento molto frazionato con grande difficoltà nel mettere assieme delle solide maggioranze.

I candidati

Sarà sempre Pedro Sanchez a guidare il Partito Socialista. Nonostante la prematura caduta del suo governo, questa volta l’ex presidente punta ad avere una piena legittimazione popolare dalle urne.

Pedro Sanchez

Dopo l’uscita di scena di Mariano Rajoy, anche il Partito Popolare ha scelto di puntare su un giovane leader. A guidare i popolari in queste elezioni sarà infatti il trentottenne Pablo Casado, pronto a strizzare l’occhio alla destra dopo le urne.

Pablo Casado

Restando nell’ambito del centrodestra spagnolo, i liberali di Ciudadanos sempre più in ascesa saranno guidati ancora dal loro presidente Alberto Rivera, quarant’anni il prossimo novembre.

Alberto Rivera

Quarant’anni li ha invece compiuti da poco Pablo Iglesias, leader di Podemos che però deve fare i conti con una scissione interna che sta indebolendo non poco il partito: Iñigo Erejón ha infatti sposato il progetto di Manuela Carmena, sindaco di Madrid.

Pablo Iglesias

Dopo l’exploit alle elezioni in Andalusia, il partito di destra Vox è pronto a fare il suo ingresso anche al Congresso guidato da Santiago Abascal, 42 anni leader e fondatore del movimento che potrebbe essere la grande sorpresa di queste elezioni.

Santiago Abascal

I sondaggi tra elezioni europee e politiche

Fino a qualche settimana fa i vari sondaggi in Spagna erano tutti rivolti alle elezioni europee di fine maggio, ma adesso il prossimo grande appuntamento elettorale saranno quelle delle elezioni generali.

L’ultimo sondaggio effettuato dall’istituto Imop in data 20 aprile vedeva nettamente in testa i Socialisti, attestati al 30% mentre i Popolari crollerebbero al 20%.

Stabili venivano dati i liberali di Ciudadanos al 15%, mentre sarebbe marcato il passo indietro della sinistra di Podemos attestata al 14% (-7% guardando il 2016).

La grande sorpresa comunque sarebbe Vox dato al 10% (prese lo 0,2% nel 2016). Dopo l’exploit in Andalusia, il partito marcatamente di destra (contrario all’aborto e al femminismo oltre che agli immancabili immigrati) stando al sondaggio è pronto a sbarcare sia a Madrid che a Bruxelles.

Sempre Imop con il suo sondaggio ha provato a ipotizzare la possibile futura composizione del Parlamento spagnolo.

PSOE + Podemos + partiti regionali - 194
PSOE + Ciudadanos - 180
PSOE + Podemos - 167
Popolari + Ciudadanos + Vox - 151

Secondo l’indagine quindi i Socialisti potrebbero avere i numeri per formare una maggioranza sia insieme a Podemos più i partiti regionali baschi e catalani, che facendo un’alleanza con i liberali di Ciudadanos.

Nonostante l’exploit di Vox, l’unione di tutte le forze di centrodestra sarebbe lontana dal raggiungimento della maggioranza alla Camera (176 deputati). Al fronte di una crescita del partito di destra infatti, ci sarebbe un netto calo dei Popolari.

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