Economia Europa: in arrivo una settimana cruciale, cosa può succedere

Violetta Silvestri

28/01/2023

28/01/2023 - 14:19

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Per l’Europa e il suo scenario economico sta arrivando una settimana importante: l’attesa riunione Bce si intreccia con dati macro molto indicativi. Anche il Regno Unito sarà in focus con la BoE.

Economia Europa: in arrivo una settimana cruciale, cosa può succedere

L’economia europea al test di dati e banche centrali la prossima settimana: dalle riunioni di Bce e BoE fino all’aggiornamento di dati quali Pil e inflazione, gli investitori si aspettano giorni molto “caldi” per i mercati.

Sotto i riflettori ci saranno anche gli Stati Uniti, con la Fed che mercoledì 1 febbraio si pronuncerà sui tassi con la conferenza stampa di Powell a fine riunione. Tuttavia, molto interesse stanno suscitando proprio l’Eurozona e il vecchio continente in generale.

Questo perché Lagarde è attesa con un tono ancora piuttosto aggressivo sul rialzo del costo del denaro per combattere l’inflazione. Inoltre, ci sarà anche l’incontro di Bank of England, con nuove prospettive per l’economia britannica assai malconcia.

Le prospettive economiche dell’Europa, quindi, sveleranno importanti dettagli la prossima settimana: cosa sta per accadere?

L’Europa al test dei dati economici: quali sono in arrivo?

Gli economisti di Goldman Sachs non prevedono più una recessione quest’anno, poiché fattori tra cui un inverno più caldo del solito in un’Europa a corto di energia e l’allentamento dei vincoli della catena di approvvigionamento hanno aumentato l’ottimismo.

Tuttavia, restano dubbi su cosa realmente accadrà alla crescita europea nei prossimi mesi. Anche per questo, i dati in arrivo saranno cruciali per avere indicazioni in più sul destino del vecchio continente.

La prima stima completa della crescita tedesca del quarto trimestre sarà pubblicata lunedì 30 gennaio, dando il via a una settimana intensa per gli investitori che si concentrano sulla regione. La previsione media è per la stagnazione. Questo è anche il risultato previsto dagli economisti per il Pil francese in uscita martedì. Al contrario, il rilascio dell’Italia potrebbe un calo della produzione, secondo le loro stime.

L’Eurozona, inoltre, pubblicherà il dato flash del Prodotto interno lordo per l’ultimo trimestre del 2022, un rapporto che ha lasciato gli economisti equamente divisi sul probabile risultato. La metà delle previsioni mostra stagnazione o crescita, mentre il resto prevede un calo.

I riflettori si accenderanno anche sull’inflazione, con i dati di gennaio che potrebbero incoraggiare gli operatori a rivedere i tassi al ribasso, se ci fossero segnali di un ulteriore rallentamento.

L’inflazione complessiva è già scesa da un record del 10,6% al 9,2% e gli economisti intervistati da Bloomberg vedono il ritmo della crescita dei prezzi calare al 9%.

Anche la misura che elimina energia e cibo dovrebbe migliorare, sebbene solo leggermente. I funzionari della Bce, tra cui Gediminas Simkus, hanno comunque sottolineato i rischi legati all’ostinato tasso elevato dell’inflazione core, osservando questa settimana che gli aumenti dei tassi di 50 punti base “devono essere presi in considerazione in modo inequivocabile”.

A complicare il lavoro degli esperti ci sarà anche una nuova ponderazione del paniere dell’inflazione della zona euro questo mese e l’evoluzione dei diversi regimi dei prezzi dell’energia in tutta la regione.

Ciò potrebbe far presagire risultati contrastanti nei dati nazionali concorrenti di questa settimana. Gli economisti prevedono che l’inflazione in Germania e Francia sia in accelerazione mentre stimano che sarà in rallentamento in Italia e Spagna.

Il lieve miglioramento previsto per i prezzi al consumo complessivi può quindi offrire un conforto limitato ai funzionari, anche se un’economia stagnante - se ciò dovesse accadere - sarebbe almeno un miglioramento rispetto a quanto previsto in precedenza, ovvero una recessione.

Quali segnali da Bce e BoE?

Le riunioni di Bce e BoE nella stessa giornata del 2 febbraio dovrebbero sancire un aumento dei tassi di 50 punti base.

Diversi membri della Banca centrale europea si sono pronunciati in modo piuttosto netto sulla necessità di continuare ad alzare il costo del denaro, sottolineando che il lavoro non è ancora giunto a conclusione. Rimangono incertezze su come proseguirà il cammino dopo febbraio e se ci sarà spazio per aumenti meno ampi o, addirittura, per l’inizio di un taglio dei tassi.

Intanto, i prestiti bancari alle società della zona euro sono crollati a dicembre, mentre l’aumento dei tassi di interesse e una possibile recessione sembrano farsi sentire, secondo dati Bce. Il flusso mensile di prestiti alle imprese è stato negativo per 16 miliardi di euro dopo la lettura di meno 4 miliardi di euro del mese precedente.

Gli aumenti dei tassi richiedono fino a 18 mesi per alimentare l’economia in generale, quindi è probabile un ulteriore freno ai prestiti, soprattutto perché la Bce non ha finito con gli aumenti dei tassi.

Il suo tasso di deposito del 2% è quasi certo che aumenterà di un altro mezzo punto percentuale il 2 febbraio e si prevede che raggiungerà un picco intorno al 2,45% a metà anno, secondo gli attuali prezzi di mercato.

Per quanto riguarda il Regno Unito, molta attenzione sarà data a possibili indicazioni per il futuro, con alcuni analisti che prevedono dopo febbraio aumenti più contenuti.

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