È crisi per il business di Halloween. Tutta colpa dei dazi di Trump

P. F.

6 Ottobre 2025 - 17:32

L’industria di Halloween statunitense si trova in grave difficoltà economica a causa dei dazi imposti da Trump ai prodotti importati dalla Cina.

È crisi per il business di Halloween. Tutta colpa dei dazi di Trump

Quest’anno, non saranno i costumi terrificanti o le decorazioni spaventose a terrorizzare i cittadini statunitensi. A spaventarli ci penserà, invece, il loro stesso conto in banca.

La festività di Halloween, una tradizione molto amata e festeggiata negli Stati Uniti, quest’anno potrebbe deludere profondamente i suoi fan. Ma a essere ancora più delusi - e soprattutto preoccupati - sono coloro che, di questa festa, hanno fatto un vero e proprio mestiere.

Il motivo dietro a questa “moria” nell’industria di Halloween è lo stesso che, attualmente, sta minacciando numerose aree a livello globale: i dazi del presidente degli Stati Uniti Donald Trump. In questo caso, a pesare sull’economia del settore sono le tariffe imposte dal governo USA verso i prodotti provenienti dalla Cina.

A soffrirne sono così i rivenditori americani, obbligati a pagare cifre stellari per importare merce cinese e, di conseguenza, i consumatori, costretti ad acquistare il necessario per celebrare la festività spendendo cifre nettamente superiori agli anni passati.

La crisi dell’industria di Halloween negli Stati Uniti

Secondo un sondaggio condotto dalla National Retail Federation (NRF), quest’anno gli americani dovrebbero spendere la cifra record di 13,1 miliardi di dollari per Halloween, un aumento notevole rispetto agli 11,6 miliardi di dollari del 2024.

I dati di NRF hanno rilevato che il 79% dei consumatori attribuisce l’aumento dei prezzi alle tariffe stringenti imposte dal presidente Donald Trump. Ad aprile 2025, infatti, il tycoon statunitense ha aumentato vertiginosamente i dazi doganali sulla maggior parte dei prodotti cinesi, passando da circa il 20% al 145%. A maggio, Trump ha fatto dietrofront riportandoli al 30%.

I danni, tuttavia, sono stati irreparabili. In seguito all’annuncio delle tariffe, molti importatori hanno deciso di annullare gli ordini dei prodotti per paura dei costi e, conseguentemente, le scorte di Halloween per il 2025 saranno più limitate e i prezzi più alti.

Il portavoce della Casa Bianca Kush Desai ha difeso l’operato dell’amministrazione Trump in una nota:

“Il presidente Trump si è impegnato a usare i dazi per livellare il campo di gioco, contrastare il contrabbando di fentanyl e ripristinare la grandezza americana. L’aumento dei salari reali, gli accordi commerciali storici e gli impegni di investimento per migliaia di miliardi di dollari da assumere e realizzare in America dimostrano che il programma America First del presidente Trump sta dando i suoi frutti per il popolo americano nei modi più importanti”

La preoccupazione delle piccole imprese statunitensi

In una e-mail diffusa da CNN, l’Halloween and Costume Association ha dichiarato che la situazione ha destato notevole preoccupazione, in particolare per «i produttori più piccoli che non hanno le dimensioni necessarie per mitigare la pressione sui costi o spostare le operazioni a livello nazionale. Gli ostacoli alla delocalizzazione della produzione sono notevoli, e vanno dai costi infrastrutturali e dagli oneri normativi alla disponibilità di materie prime».

Un esempio lampante della gravità della situazione è stato presentato da Chris Zephro, tesoriere della Halloween and Costume Association. L’azienda di Zephro, Trick or Treat Studios, produce e importa articoli destinati a oltre 10.000 rivenditori in tutto il mondo, con il 65% delle vendite concentrato negli Stati Uniti. Solo nell’ultimo anno, l’imprenditore ha versato più di 800.000 dollari in dazi doganali.

Secondo la Halloween and Costume Association, infatti, circa il 90% dei prodotti di Halloween include almeno un componente realizzato all’estero e, per lo più, in Cina.

L’aumento dei costi ha costretto Zephro, per la prima volta nei 15 anni di attività della sua azienda, a licenziare 15 dipendenti, un provvedimento che ha descritto come uno dei momenti più difficili della sua carriera.

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