Domicilio professionale per gli insegnanti: la proposta alternativa ai problemi della mobilità

Simone Micocci

18/07/2017

Il domicilio professionale dell’insegnante è la soluzione individuata dalla Lega Nord per risolvere i problemi della mobilità. Ecco come funziona e quali sono le novità annunciate.

Domicilio professionale per gli insegnanti: la proposta alternativa ai problemi della mobilità

Caos mobilità: il domicilio professionale dell’insegnante è la soluzione al problema?

Cresce l’attesa per la pubblicazione degli esiti della mobilità per la scuola secondaria di II grado prevista per venerdì 21 luglio. Un appuntamento molto importante per molti insegnanti, curiosi di sapere se la loro richiesta di trasferimento è stata accolta oppure no.

La speranza è che non si ripetano gli errori del passato, quando l’algoritmo scelto dal MIUR (caratterizzato da diversi errori) unito al problema fisiologico della scuola italiana (cattedre vacanti al Nord ma docenti originari del Sud) hanno portato moltissimi docenti a doversi trasferire a diversi chilometri da casa per avere un posto di ruolo.

Un problema che poi ha portato al caos supplenze, visto che le cattedre assegnate al Nord sono rimaste scoperte dopo le operazioni delle assegnazioni provvisorie, utilizzate dagli insegnanti trasferiti per riavvicinarsi momentaneamente alla propria famiglia.

Come dichiarato dalla Giannini prima e dalla Fedeli poi, il problema dell’Italia è di difficile soluzione; al Sud infatti non ci sono abbastanza posti per accontentare tutte le richieste di trasferimento dei docenti meridionali (in netta maggioranza).

Ma la Lega Nord non sembra essere della stessa idea: il responsabile federale per l’istruzione del Carroccio, Mario Pittoni, nel corso del tavolo programmatico “Facciamo squadra! Costruiamo il futuro” che si è tenuto a Piacenza ha presentato il suo progetto alternativo con il quale punta a risolvere tutti i problemi della mobilità del personale scolastico.

Al centro del progetto c’è l’introduzione del domicilio professionale degli insegnanti, con il quale le operazioni per i trasferimenti diventeranno “federali”. Un progetto che probabilmente sarà parte del programma della Lega Nord sulla scuola, con il quale ci si presenterà alle prossime elezioni.

Si tratta della giusta soluzione al problema fisiologico della scuola italiana? Analizziamolo nel dettaglio per scoprirlo.

Domicilio professionale: così la Lega Nord vuole cambiare la mobilità

I docenti non sono pacchi postali”; con queste parole Mario Pittoni, responsabile federale Istruzione della Lega Nord ha esordito nel presentare il progetto del domicilio professionale degli insegnanti.

Pittoni ha messo in risalto la necessità di superare al più presto l’attuale sistema dei trasferimenti del personale scolastico, che porta molti docenti a trasferirsi dall’altra parte della Penisola per avere l’opportunità di insegnare. Il tutto senza avere uno stipendio sufficiente da consentire loro di gestire delle continue trasferte per riavvicinarsi alla propria famiglia.

Il responsabile Istruzione della Lega Nord sostiene che una soluzione al problema fisiologico della scuola italiana esiste ed è su questa che ha incentrato il proprio progetto di riforma. Si tratta del domicilio professionale dei docenti, una sorta di graduatoria regionale alla quale si accede per concorso.

Sarà il docente, prima di presentare domanda per il concorso, decidere quale sarà il suo domicilio professionale, ovvero la Regione preferita all’interno della quale insegnare. “Un’autentica scelta di vita e primo fattore di equilibrio”, ha commentato a tal proposito Pittoni.

In ambito regionale il confronto tra i vari iscritti avverrà “a pari condizioni”, un aspetto che i docenti dovranno tenere ben in mente quando sceglieranno il loro domicilio professionale.

Una scelta che dovrà essere ponderata in base a diversi fattori, come alla qualità media degli iscritti (che nelle regioni del Sud si preannuncia maggiore) e dei posti disponibili. “In questo modo - ha aggiunto Pittoni - si innescherà un virtuoso meccanismo ispirato ai principi del federalismo”.

Il domicilio professionale funzionerà veramente?

Cosa ne penseranno gli insegnanti di questa soluzione? Certo, probabilmente non riuscirà a risolvere tutti i problemi della mobilità ma perlomeno lascia ai docenti italiani la libertà di scelta sulla Regione nella quale insegnare.

In questo modo si è al riparo dai trasferimenti forzati a centinaia di chilometri da casa, ma c’è da dire che per chi sceglie determinate Regioni - caratterizzate da un elevato numero di richieste - diventare insegnante di ruolo potrebbe richiedere molti anni.

Ed è probabile che in pochi anni si vengano a creare delle Regioni piene di insegnanti che hanno scelto di prendere il domicilio professionale, e altre dove invece non ci sono abbastanza docenti per coprire tutti i posti vacanti. Cosa accadrebbe in tal caso? Abbiamo contattato direttamente Mario Pinotti, che ci ha concesso un’intervista.

Continuate a seguirci perché questa sarà online nei prossimi giorni, con tutti i chiarimenti sul domicilio professionale e sul programma della Lega Nord per la scuola.

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