Caos Mobilità, la colpa è del MIUR: spesi 400mila euro per un algoritmo datato e confuso, ecco la conferma.
Mobilità scuola: mentre gli insegnanti aspettano con ansia gli esiti delle operazioni di trasferimento per l’a.s. 2017-2018, si riflette ancora su quanto successo lo scorso anno, quando molti docenti sono stati assegnati ad una scuola molto lontana dalla loro casa.
Fin da subito gli insegnanti hanno dato la colpa al nuovo algoritmo utilizzato dal MIUR, caratterizzato da diversi errori. Oggi ne abbiamo la certezza perché la Gilda degli Insegnanti ha pubblicato finalmente i risultati della perizia fatta dopo il via libera da parte del TAR del Lazio.
Il risultato dello studio lascia poco spazio all’interpretazione: il software infatti presenta più di un errore e quindi è il principale colpevole del caos mobilità che si è venuto a creare lo scorso anno.
Cadono quindi le difese dell’ex ministra Giannini, la quale si è era giustificata dicendo che il problema dell’Italia è fisiologico dal momento che la maggior parte degli insegnanti è originario del Sud Italia mentre le cattedre libere sono al Nord.
Effettivamente i dati le danno ragione, ma se il Ministero dell’Istruzione avesse utilizzato un algoritmo più all’avanguardia si sarebbero certamente evitati molti dei problemi sorti ad inizio anno.
Il pool di esperti delle università romane de La Sapienza e di Tor Vergata, ai quali La Gilda Insegnanti ha commissionato la perizia all’algoritmo della mobilità 2016, infatti ha rilevato più di una criticità nel software utilizzato dal MIUR e pagato circa 440mila euro.
Risorse che a quanto pare potevano essere gestite diversamente.
Mobilità 2016-2017: gli errori dell’algoritmo
Finalmente sappiamo di chi è stata la colpa del caos mobilità che ha caratterizzato l’anno scolastico appena concluso: dell’algoritmo che il MIUR aveva definito “all’avanguardia”.
Gli esperti che hanno effettuato la perizia, infatti, lo ritengono tutt’altro:
“Confuso, lacunoso, ampolloso, ridondante, elaborato in due linguaggi di programmazione differenti, di cui uno risalente alla preistoria dell’informatica, costruito su dati di input gestiti in maniera sbagliata”.
Insomma, l’algoritmo in questione andava “messo in soffitta” e non utilizzato per decidere del destino di migliaia di insegnanti.
Il risultato della perizia lascia pochi dubbi, visto che l’algoritmo non è caratterizzato da una sola anomalia, ma da diverse. Secondo gli esperti universitari si poteva fare molto meglio visto che i due linguaggi di programmazione utilizzati non erano conformi tra di loro. Per la fase A della mobilità ad esempio, è stato utilizzato il datato COBOL, oramai sostituito da linguaggi più performanti, mentre per le altre il linguaggio di tipo C.
E a quanto pare al MIUR sarebbe bastato un piccolo controllo per rendersi conto dell’errore poiché, come dichiarato dagli esperti, dalla prima analisi “salta subito all’occhio che non sono stati osservati i più basilari criteri di programmazione che notoriamente si applicano”.
Eppure l’operazione che doveva effettuare l’algoritmo non era complessa ed è per questo che gli esperti si chiedono per quale motivo il programmatore abbia scelto di adottare un sistema così “ampolloso e confuso”.
Secondo gli esperti non è stato un unico programmatore a mettere le mani sul codice, poiché è chiaro che l’algoritmo osserva degli standard di descrizione differenti.
Senza contare poi che oltre agli errori presenti nel codice utilizzato per la fase A ci sono molti dati mancanti in quello scelto per le fasi successive e ciò non ha fatto che aumentare i problemi legati ai trasferimenti.
Mobilità 2016: la colpa del caos è del MIUR
Insomma, se la Giannini sperava di risolvere il problema fisiologico della scuola italiana spendendo più di 400mila euro per l’algoritmo si sbagliava di grosso; anzi, con questa scelta ne ha creati persino altri.
Docenti trasferiti a centinaia di chilometri da casa, boom di assegnazioni provvisorie nel Sud Italia e diverse cattedre vacanti nel Nord: come dimenticare il caos mobilità che si è venuto a creare nel 2016.
La nuova Ministra Valeria Fedeli nel frattempo ha rassicurato gli insegnanti dicendo che la stessa situazione non si verificherà anche quest’anno.
L’importante, aggiungiamo noi, è che non venga utilizzato lo stesso algoritmo utilizzato nel 2016, altrimenti per gli insegnanti saranno “dolori”.
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