Dalla crisi bancaria arriva la recessione: la previsione della Fed per il 2023

Violetta Silvestri

13 Aprile 2023 - 10:58

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La crisi bancaria porterà a una recessione: lo ha previsto la Fed, che entro il 2023 stima un rallentamento economico.

Dalla crisi bancaria arriva la recessione: la previsione della Fed per il 2023

La recessione diventa una certezza, spinta dalla crisi bancaria: questa la previsione Fed per il 2023.

Seppure in modo lieve, gli Usa saranno colpiti dalle turbolenze finanziarie che hanno sconvolto il settore bancario un mese fa, proprio mentre gli alti tassi di interesse imposti per frenare l’inflazione stavano creando le condizioni per una stretta sul credito.

Lo scenario per la potenza americana sta quindi peggiorando, con il rischio che il suo rallentamento trascini l’economia globale in un 2023 problematico sul fronte crescita. Il FMI ha già avvisato che i prossimi 5 anni saranno difficili, con una ripresa dal ritmo più lento dal 1990.

Gli effetti della crisi bancaria negli Usa si faranno notare: cosa ha previsto la Fed sulla recessione in arrivo.

La recessione ci sarà nel 2023, spinta dalla crisi banche

Gli economisti della Federal Reserve ritengono che le recenti turbolenze bancarie innescheranno una lieve recessione entro la fine dell’anno.

I membri del personale della banca centrale, che informano i responsabili politici prima delle decisioni sui tassi di interesse, si aspettavano da tempo che la crescita del Pil rallentasse quest’anno sulla scia della lotta contro l’inflazione a colpi di un costo del denaro sempre più elevato. Tuttavia, il mese scorso hanno aumentato le probabilità di una recessione, secondo i verbali della riunione del 21-22 marzo.

Le proiezioni successive all’incontro hanno indicato che i funzionari della Fed prevedono una crescita del Pil di appena lo 0,4% per tutto il 2023. Con la Fed di Atlanta che registra un aumento del primo trimestre di circa il 2,2%, ciò indicherebbe un ritiro nel corso dell’anno abbastanza profondo.

Nello specifico, nei verbali si legge che probabilmente “una lieve recessione inizierà entro la fine dell’anno, con una ripresa nei due anni successivi”. Ciò provocherebbe un aumento della disoccupazione.

Le prospettive economiche sono sempre difficili da prevedere e i membri del personale hanno sottolineato la loro incertezza durante la riunione. Se le banche non ridurranno i prestiti quanto ci si aspetta, allora l’economia potrebbe non risentirne tanto. Ma se il sistema finanziario dovesse affrontare ancora più stress, allora il colpo potrebbe essere molto più duro sulla crescita.

“Il principale risultato dei verbali della Federal Reserve di mercoledì è che la banca centrale prevede una lieve recessione alla fine del 2023 e che la finestra di atterraggio morbido sembra chiudersi rapidamente”, ha dichiarato mercoledì Nancy Davis, fondatrice di Quadratic Capital Management.

Da evidenziare, come evidente segnale di preoccupazione, che i politici della Fed hanno votato all’unanimità il mese scorso per un minore aumento dei tassi di interesse dopo che le turbolenze nel settore bancario hanno scatenato i timori di corse agli sportelli, secondo il verbale.

Cosa può succedere con una recessione?

I funzionari della Fed si aspettano che la recente serie di fallimenti bancari porti meno liquidità nei vari settori dell’economia, poiché i creditori sono poco disposti a concedere prestiti. Da qui, il passaggio a una recessione è breve, anche se il rallentamento dovrebbe palesarsi in modo lieve.

Meno domanda di credito, meno consumi e minori investimenti possono frenare la crescita, con conseguenze anche sull’occupazione.

I fallimenti delle banche, solitamente, incidono sull’erosione della fiducia nel settore bancario, rendendo più difficile l’indebitamento. Questo aspetto limita la spesa e allenta la pressione sui prezzi e sul mercato del lavoro, ha dichiarato il presidente della Fed Jerome Powell in una conferenza stampa dopo la conclusione della riunione politica di marzo.

Un tale inasprimento delle condizioni finanziarie funzionerebbe nella stessa direzione dell’inasprimento dei tassi, comprimendo la domanda.

I responsabili delle politiche delle banche centrali stanno quindi valutando se sia davvero necessario un altro rialzo dei tassi quando si incontreranno il prossimo maggio, o se i costi dei prestiti sono considerati abbastanza alti per ora da far scendere l’inflazione nel tempo. E da non peggiorare lo scenario di recessione.

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