Dai verbali Fed un’unica certezza: tassi ancora più alti, cosa aspettarsi?

Violetta Silvestri

06/07/2023

06/07/2023 - 09:36

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Verbali Fed: i tassi continueranno a salire, mentre la tenzione sale tra i funzionari su come procedere per evitare una recessione. Cosa aspettarsi dalla politica monetaria Usa?

Dai verbali Fed un’unica certezza: tassi ancora più alti, cosa aspettarsi?

I verbali Fed hanno mandato in tilt i mercati: cosa hanno svelato di così importante? In realtà, la conferma che ci saranno ancora aumenti dei tassi di interesse non è proprio una sorpresa.

Dopo la mossa di giugno di mettere in pausa la politica monetaria aggressiva lasciando invariato il costo del denaro, Powell ha già da tempo allertato sulla necessità di continuare con l’inasprimento per riportare l’inflazione al target del 2% non ancora raggiunto.

Da specificare che, dopo aver alzato il tasso di interesse di riferimento in 10 riunioni consecutive – a volte muovendosi con intervalli di tre quarti o mezzo punto – i funzionari della banca centrale hanno invece optato per mantenerlo stabile a un intervallo obiettivo compreso tra il 5% e il 5,25%.

Attualmente sono ampiamente previsti ulteriori aumenti dei tassi per l’anno, con la maggior parte dei funzionari che prevede il raggiungimento di un tasso di riferimento tra il 5,5% e il 5,75% a fine 2023. Ciò si tradurrebbe in altri due aumenti di un quarto di punto, con il primo che probabilmente arriverà alla prossima riunione della Fed alla fine di questo mese.

I verbali Fed hanno però messo in evidenza anche la complessità del momento finanziario ed economico, con un acceso dibattito sul da farsi prima di prendere la decisione finale a testimoniare quanto il ruolo delle banche centrali stia diventando scomodo. Cosa aspettarsi, alla luce delle minute, sui tassi Usa e sulle mosse della Federal Reserve?

Verbali Fed: i tassi saliranno ancora

Quasi tutti i funzionari della Federal Reserve alla riunione di giugno hanno indicato che è probabile un ulteriore inasprimento, anche se a un ritmo più lento rispetto ai rapidi aumenti dei tassi che hanno caratterizzato la politica monetaria dall’inizio del 2022: questa una sintesi dei verbali resi noti mercoledì 5 luglio.

Un mercato del lavoro “stretto” e i “rischi al rialzo” per l’inflazione sono stati considerati i “fattori chiave” che ancora guideranno le prossime scelte dei membri del FOMC, orientati a continuare la politica aggressiva.

La probabilità di ulteriori rialzi dei tassi deriva in effetti dalla sorprendente persistenza di alcune pressioni sui prezzi, soprattutto nel settore dei servizi. Anche il mercato del lavoro statunitense rimane molto forte, contribuendo ad alimentare la spesa dei consumatori. Alzando gli oneri finanziari, la Fed mira a smorzare la domanda in tutta l’economia.

In sostanza, secondo i funzionari, saranno necessarie perdite di posti di lavoro per raggiungere il loro obiettivo di un’inflazione media del 2%. Secondo le stime pubblicate a giugno, i politici prevedono in linea di massima che l’economia crescerà dell’1% quest’anno e dell’1,1% l’anno prossimo, mentre il tasso di disoccupazione raggiunge il picco del 4,5%. A maggio la disoccupazione era al 3,7%.

Le previsioni economiche preparate dallo staff per la riunione di giugno hanno continuato a presumere che un ulteriore inasprimento delle condizioni del credito bancario, in condizioni finanziarie già difficili, porterebbe a una lieve recessione a partire dalla fine dell’anno, seguita da una ripresa moderata.

“Data la continua forza delle condizioni del mercato del lavoro e la resilienza della spesa dei consumatori, tuttavia, il personale ha visto la possibilità che l’economia continuasse a crescere lentamente ed evitare una recessione, tanto probabile quanto lo scenario di base di lieve recessione, secondo i verbali.

Nessun taglio dei tassi è previsto fino al 2024 data l’aspettativa che l’inflazione “core”, che esclude i prezzi volatili di cibo ed energia, rimarrà ben al di sopra dell’obiettivo di lunga data della banca centrale.

Federal Reserve divisa: la banca in difficoltà

I funzionari Fed hanno deciso nella riunione di giugno di stoppare l’aumento dei tassi tra le preoccupazioni sulla crescita economica, anche se la maggior parte dei membri è convinta che arrivino ulteriori rialzi. Citando l’impatto ritardato della politica e altri timori, hanno optato per la pausa.

I funzionari hanno ritenuto che “lasciare invariata la fascia obiettivo in questa riunione avrebbe concesso loro più tempo per valutare i progressi dell’economia verso gli obiettivi del Comitato di massima occupazione e stabilità dei prezzi”.

I membri del Federal Open Market Committee hanno però espresso esitazione su una moltitudine di fattori. “L’economia stava affrontando venti contrari a causa di condizioni di credito più rigide, compresi tassi di interesse più elevati, per famiglie e imprese, che probabilmente avrebbero pesato sull’attività economica, sulle assunzioni e sull’inflazione, sebbene la portata di questi effetti rimanesse incerta”, secondo i verbali.

Inoltre, i verbali hanno mostrato che mentre quasi tutti i funzionari ritenevano “appropriato o accettabile” mantenere i tassi invariati in un intervallo obiettivo compreso tra il 5% e il 5,25%, alcuni avrebbero invece sostenuto un aumento di un quarto di punto.

“È stato un po’ sorprendente dato che la decisione è stata venduta come unanime dai funzionari della Fed”, ha detto Lindsey Piegza, capo economista di Stifel Nicolaus & Co. “È abbastanza chiaro che c’era una divergenza di opinioni, con alcuni funzionari che hanno espresso abbastanza chiaramente riluttanza per una pausa di un mese”.

La lettura dipinge l’immagine di un comitato sempre più diviso che cerca di gestire il ritmo e l’intensità delle mosse politiche, con i tassi che si trovano ora in un intervallo che la maggior parte degli economisti considera restrittivo e che potrebbe colpire la crescita economica nei prossimi mesi. Il tutto, mentre l’inflazione fatica a scendere come dovrebbe e resta vischiosa in alcune sue voci importanti.

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