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Da dove prenderà il diesel l’Europa dal 5 febbraio?

lunedì 30 gennaio 2023, di Violetta Silvestri

L’Europa verso nuovi divieti che coinvolgono il settore energetico e, nello specifico, le forniture di carburanti.

Dal 5 febbraio, infatti, l’Unione Europea vieterà l’importazione di prodotti russi raffinati, con l’imposizione di limiti di prezzo alle esportazioni verso Paesi terzi.

Il pacchetto di sanzioni colpirà in particolare diesel, nafta e olio combustibile. I meccanismi esatti e i livelli dei prezzi sono ancora in fase di negoziazione tra le nazioni del G7 e l’Ue.

Dopo il divieto europeo del 5 dicembre sulle importazioni di greggio russo, insieme a un meccanismo di price cap che consente alle società europee di fornire finanziamenti e assicurazioni per le esportazioni di greggio dalla Russia solo a un prezzo non superiore a 60 dollari al barile, il 5 febbraio sancirà un nuovo corso per i prodotti raffinati.

Le sanzioni in arrivo, però, potrebbero causare un impatto amaro. Come colmerà l’Europa il vuoto delle vendite russe nel settore dei prodotti petroliferi? Cosa sta per accadere nei mercati energetici e cosa rischia il nostro continente.

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Europa senza diesel russo dal 5 febbraio: cosa cambia

L’Ue ha importato circa 220 milioni di barili di prodotti di tipo diesel dalla Russia lo scorso anno, secondo i dati Vortexa Ltd. compilati da Bloomberg. Il carburante è vitale per l’economia della regione poiché alimenta auto, camion, navi, attrezzature per l’edilizia e la produzione.

Dal 5 febbraio, quasi tutte quelle importazioni saranno vietate nel tentativo di punire Mosca per la guerra in Ucraina. Sostituire così tanto carburante russo - quantificato come circa 14.000 piscine olimpioniche piene di gasolio - è una grande sfida.

Qualche progresso è già stato fatto. Nel 2021, più della metà di tutte le spedizioni marittime nell’Ue e nel Regno Unito, che hanno già un divieto in vigore, provenivano dalla Russia. A dicembre dello scorso anno, tale percentuale era scesa a circa il 40%, in parte grazie agli aumenti dall’Arabia Saudita e dall’India.

Resta il fatto, comunque, che quella russo è una fonte ancora dominante per l’Europa, come evidente in questo grafico elaborato da Bloomberg:

Forniture in Europa dei prodotti petroliferi
Paesi esportatori in Ue + UK nel 2022

Guardando avanti, c’è motivo di credere che le restanti forniture russe possano essere coperte da barili provenienti da altre parti. Le preoccupazioni su cosa può accadere, però, restano.

Innanzitutto, ci si chiede se le sanzioni Ue possano spingere i barili russi a scomparire del tutto dal mercato globale. Se la Russia non è in grado di trovare nuovi acquirenti extra Ue per i suoi carburanti, cosa succederà? Se dovesse di conseguenza tagliare la produzione nelle sue raffinerie, ciò potrebbe restringere le forniture globali, spingendo potenzialmente verso l’alto i prezzi.

E poi, se l’Ue avrà una fornitura sufficiente di diesel in futuro, quanto però sarà forte la domanda?

Il recente clima caldo in Europa ha senza dubbio aiutato, riducendo probabilmente il consumo di gasolio da riscaldamento - un combustibile di tipo diesel - e tagliando il prezzo del gas naturale, che in teoria rende più economico per le raffinerie di petrolio produrre diesel di alta qualità.

“Un rallentamento macroeconomico sta gradualmente schiacciando la domanda europea di diesel”, ha affermato Benedict George, giornalista di mercato presso Argus. “I dati Paese per Paese suggeriscono che la domanda europea di diesel è già in calo di almeno il 5% su base annua. Durante la recessione del 2008, la domanda di diesel è diminuita di circa il 10% su base annua al suo punto più basso.”

Tuttavia, su questo aspetto c’è grande incertezza. Goldman Sachs, per esempio, non prevede più una recessione della zona euro dopo che l’economia si è dimostrata più resiliente alla fine dello scorso anno. La domanda di diesel potrebbe quindi aumentare, fratturando gli equilibri finora raggiunti.

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Da dove arriverà il diesel che serve all’Europa

Il posto più ovvio in cui l’Europa può ottenere più diesel è il Medio Oriente: è abbastanza vicino, in particolare ai Paesi che si affacciano sul Mar Mediterraneo - supponendo, ovviamente, che il Canale di Suez non venga bloccato - e ha nuove enormi raffinerie di petrolio in arrivo che forniranno milioni di barili di carburante. Anche l’Abu Dhabi National Oil Co. ha già concordato un accordo per la fornitura alla Germania.

L’India e gli Stati Uniti, entrambi fornitori a lungo termine dell’Ue, hanno intensificato le spedizioni nelle ultime settimane. Si prevede che le raffinerie statunitensi produrranno quest’anno un volume record di distillati, una categoria di carburanti che include il gasolio utilizzato nei camion e nelle automobili.

Ma il potenziale fornitore più importante, anche se indirettamente, potrebbe rivelarsi la Cina. Le spedizioni di gasolio cinese sono aumentate notevolmente negli ultimi mesi. Sebbene solo una frazione di questi carichi raggiunga l’Europa, aumentano però le forniture regionali. E questo significa che ci sono barili da altri produttori che possono, in teoria, dirigersi verso l’Europa poiché il mercato asiatico è coperto dal dragone.

Attenzione, infine, alla Turchia, che non fa parte dell’Ue e potrebbe in teoria importare grandi volumi di diesel russo - ne richiede già una quantità considerevole - e quindi utilizzarli per rifornire il proprio mercato interno.

Il diesel non russo che poi produce nelle proprie raffinerie potrebbe essere venduto all’Ue, potenzialmente a un prezzo molto più alto.

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