Voucher lavoro: cosa sono i buoni lavoro INPS? Mentre il PD è alla ricerca di una soluzione per scongiurare il referendum, ecco un approfondimento su cosa sono i voucher.
Cosa sono i voucher?
I voucher, conosciuti anche come buoni lavoro INPS, sono uno strumento introdotto nel 2003 utilizzato per la retribuzione dei lavori accessori che solitamente venivano pagati in nero.
In questi giorni i voucher sono tra i temi di maggior discussione in Parlamento, poiché per il prossimo 28 maggio è in programma il referendum proposto dalla Cgil nel quale si voterà per la loro cancellazione. Il Partito Democratico però sembra voler evitare una nuova consultazione referendaria, specialmente dopo quanto successo con il risultato di quella sulla riforma costituzionale che ha portato alle dimissioni di Matteo Renzi. Un’ulteriore sconfitta al referendum alla vigilia delle elezioni amministrative 2017 (sempre se non ci sarà un Election Day) rappresenterebbe infatti un duro colpo per il Partito Democratico.
Ecco perché il Partito Democratico sta pensando ad una eliminazione totale dei voucher lavoro così da annullare il referendum del 28 maggio. Riguardo a questa decisione ne sapremo di più nelle prossime ore, perché l’obiettivo della maggioranza è quello di far approvare il decreto che ne decreta la cancellazione nel Consiglio dei Ministri di domani.
Eppure, nonostante il voucher lavoro sia uno degli strumenti di pagamento più utilizzati negli ultimi anni, e non solo per il lavoro accessorio, in molti non hanno ancora capito cosa sono e come funzionano. Facciamo chiarezza analizzando nel dettaglio cosa sono i voucher; una guida utile nel caso in cui gli italiani saranno chiamati a votare per la loro cancellazione.
Cosa sono i voucher?
Introdotto nel 2003, il voucher lavoro è uno strumento finalizzato alla remunerazione legale dei lavori accessori, ovvero tutte quelle attività che non sono riconducibili a contratti di lavoro poiché sono svolte in modo saltuario. Ad esempio, rientrano nella categoria dei lavori accessori:
- le pulizie delle abitazioni a pagamento;
- ripetizioni scolastiche;
- lavori di giardinaggio;
- lavori stagionali.
Insomma, si tratta di tutti quei “mini-lavori” che prima dell’introduzione dei voucher, e in molti casi ancora adesso, venivano pagati in nero.
Grazie al voucher lavoro, o buono lavoro INPS, è possibile pagare legalmente queste tipologie di lavoratori. L’importo minimo del voucher lavoro è di 10€, che per il lavoratore corrisponde ad una retribuzione netta di 7,50€. I restanti 2,50€ sono incassati dall’INPS e dall’INAIL per la copertura contributiva e assicurativa.
Per maggiori dettagli su cosa sono i voucher e su quali sono i criteri da rispettare vi consigliamo di leggere la nostra guida di approfondimento-Buoni Lavoro INPS 2017: tutte le istruzioni e gli importi.
Perché cancellare i voucher?
Il problema è che negli ultimi anni i voucher hanno perso il loro scopo originario e si sono prestati a diverse forme di abuso. Prima di scoprire quali facciamo un passo indietro analizzando il percorso evolutivo che ha caratterizzato i voucher lavoro dalla loro introduzione ad oggi.
Inizialmente i voucher erano utilizzabili solamente per alcune tipologie di lavoro e lavoratori; ad esempio, si potevano richiedere per retribuire i disoccupati da oltre un anno, i pensionati e gli studenti. Con le riforme del 2009 e del 2010 volute dal Governo Berlusconi, e con quella Fornero del 2012, l’utilizzo dei voucher è stato esteso a quasi tutti i settori lavorativi. Inoltre, il Governo Renzi ha esteso ancora di più questo strumento alzando la cifra massima che è possibile guadagnare con i voucher da 5 mila a 7 mila euro l’anno. Quindi, ad oggi i criteri da rispettare per il pagamento di un dipendente con il voucher devono essere:
- la prestazione lavorativa si possa definire accessoria e saltuaria;
- il lavoratore non può percepire più di 2 mila euro l’anno dallo stesso committente;
- la retribuzione annua dei voucher non può superare i 7 mila euro netti.
Questi criteri però sono facilmente aggirabili dai datori di lavori e ciò non ha fatto che favorire delle forme di abuso. Ad esempio, molti datori di lavoro hanno utilizzato i voucher per “nascondere” un dipendente in nero; infatti, bastava far firmare al dipendente impiegato per 8 ore lavorative un voucher lavoro che lo legalizza in una determinata fascia oraria per mettersi a riparo dalle visite dell’ispettore del lavoro.
Oggi è molto più difficile che ciò accada dal momento che il Governo per arginare questo fenomeno ha aumentato la tracciabilità del voucher obbligando il datore di lavoro a compilare il buono lavoro inserendo non solo i dati personali e il giorno di lavoro del dipendente, ma anche l’orario d’inizio e fine attività.
Questo però non è bastato per limitare gli abusi sui voucher, perché nel frattempo i datori di lavoro hanno trovato dei nuovi sistemi per aggirare le norme. Ed è per questo che negli ultimi anni il ricorso ai voucher è aumentato a dismisura: nel 2008, ad esempio, sono stati 500 mila i voucher utilizzati, a fronte dei 122 milioni del 2016.
Per questo motivo la Cgil ha deciso per una loro cancellazione che verrà decisa nel referendum del 28 maggio. Sempre se, come probabile, il Governo non decida di cancellarli prima con un apposito decreto per evitare un nuovo confronto popolare.
© RIPRODUZIONE RISERVATA