Referendum Voucher 2017: si farà dopo il decreto del governo? Data ufficiale, quesito e quorum

Alessandro Cipolla

26 Maggio 2017 - 13:17

Referendum Voucher 2017, si farà dopo l’intervento del governo? Ecco nello specifico su quali quesiti si andrà a votare e quale sarà il quorum necessario che dovrà essere raggiunto.

Referendum Voucher 2017: si farà dopo il decreto del governo? Data ufficiale, quesito e quorum

Referendum Voucher: nel 2017 non si voterà più per l’eliminazione dei voucher e per la responsabilità in solido appaltante-appaltatore, mentre già da tempo è stato cassato il tanto atteso referendum sull’articolo 18.

La Corte Costituzionale infatti già ad inizio anno aveva dichiarato inammissibile il quesito del referendum sul Jobs Act denominato “abrogazione delle disposizioni in materia di licenziamenti illegittimi”.

Il Consiglio dei Ministri di venerdì 17 marzo ha approvato poi un decreto legge che di fatto prevede l’abolizione in toto dei voucher e il superamento della responsabilità solidale tra committente e appaltatore.

Una scelta questa del governo Gentiloni che di fatto ha annullato il referendum del 28 maggio, visto la convergenza dell’esecutivo sulle due richieste referendarie.

Dopo la mossa del governo che ha affossato il Referendum, ecco però spuntare fuori nella Manovrina finanziaria un emendamento che potrebbe riproporre i voucher non solo alle famiglie, ma anche alle aziende.

Una scelta che ha provocato la reazione contraria degli scissionisti facenti capo a Pierluigi Bersani, che hanno dichiarato che voteranno contro il testo mettendo così a rischio la tenuta del governo.

Una mossa questa dell’esecutivo che fa aumentare i rimpianti e i dubbi sul Referendum, una vicenda che senza dubbio sarebbe potuta esser stata gestita meglio da tutti gli attori in causa.

Per cosa si sarebbe votato al referendum sul Jobs Act? Sarebbe stato previsto un quorum? Perché è stato indetto questo referendum? Di seguito trovate tutte le informazioni su quello che doveva essere il terzo referendum in meno di un anno: quello per l’abrogazione di alcuni articoli del Jobs Act, la riforma del lavoro lasciata in eredità da Matteo Renzi.

Referendum Voucher: perché era stato proposto?

Il referendum abrogativo per il Jobs Act è stato proposto dalla CGIL che ha raccolto 3 milioni di firme. La Costituzione italiana, infatti, all’articolo 75 riserva l’iniziativa referendaria ai cittadini. Nel dettaglio, con le firme di almeno 500mila elettori si può proporre “l’abrogazione, totale o parziale, di una legge o di un atto avente valore di legge”.

Prima di indire il referendum, però, c’era bisogno del parere della Corte Costituzionale che doveva pronunciarsi sulla sua legittimità costituzionale dei vari quesiti. Come abbiamo appena visto il parere della Consulta è arrivato nella giornata di oggi, dichiarando inammissibile il quesito per il reintegro dell’articolo 18.

Ammissibili invece i referendum sui voucher e sulla reintroduzione della responsabilità in solido “piena” tra appaltante e appaltatore.

Referendum voucher, data: quando era previsto?

Con il via libera della Corte Costituzionale si apre la strada per un doppio referendum. Il più importante naturalmente è quello sui voucher, i buoni lavoro ampliati e modificati con il Jobs Act.

Il Governo comunque ha già dato la propria disponibilità per intervenire nuovamente su questa materia. Nel caso dovesse esserci una nuova norma, quindi, non ci sarebbe neppure un referendum sui voucher.

Affinché sia così, però, la nuova norma dovrebbe essere approvata dall’Ufficio centrale per il referendum in Cassazione, che ne valuterà la conformità all’istanza del quesito referendario.

Nonostante le trattative che ci sono state nelle ultime settimane, alla fine non si è arrivati ad un accordo, con il Consiglio dei Ministri che quindi ha dato il suo via libera nel determinare una data per il Referendum.

Nel caso in cui non ci fosse una nuova norma, quando si andrebbe a votare? Appurato che non si è arrivati ad un accordo, il Referendum si terrà domenica 28 maggio.

Visto che il quesito che più faceva discutere, ovvero quello sull’Articolo 18, è stato dichiarato non ammissibile dalla Corte Costituzionale, gli italiani si dovranno esprimere solo sui voucher e sulla responsabilità solidale in materia di appalti.

Riguardo alla data probabile del referendum sul Jobs Act, avevano fatto discutere le parole del Ministro del Lavoro Poletti, che era arrivato a ipotizzare un rinvio. Nel dettaglio, Poletti aveva dichiarato:

“Mi sembra che l’atteggiamento prevalente sia quello di andare a votare presto, quindi prima del referendum sul Jobs Act”.

La decisione invece di fare le primarie del Pd il 30 aprile ha allontanato l’ipotesi di elezioni politiche anticipate da tenere a giugno o a settembre. Di fatto quindi non c’erano più motivi per posticipare il Referendum.

Circa i motivi per cui non si è arrivati ad un accordo, il leader della CGIL Susanna Camusso ha dichiarato in una intervista rilasciata a La Repubblica che lo scopo non è un miglioramento dei voucher, ma per la loro abrogazione.

Non è con un maquillage legislativo che si può pensare di risolvere il problema dei voucher. Noi ne chiediamo l’abrogazione, chiediamo la cancellazione di una forma di precarietà.

Referendum Jobs Act: come funziona?

Al referendum sul Jobs Act, gli aventi diritto dovranno votare se intendono abrogare alcuni articoli della riforma del lavoro, No se intendono lasciare tutto com’è.

In Italia ci sono diversi tipi di referendum e questo sarebbe di tipo abrogativo. Quindi per essere valido c’è bisogno che venga raggiunto il quorum della maggioranza degli aventi diritto.

A questo punto dobbiamo approfondire uno dei temi più importanti, ovvero quello che riguarda il motivo per cui è stato richiesto il referendum.

Per cosa si andrà a votare? Il referendum consiste in due quesiti abrogativi concernenti la riforma del lavoro. Ecco quali sono:

  • ritorno alle garanzia per i contributi dei lavoratori delle ditte che subappaltano i lavori;
  • eliminazione dei voucher.

La scelta del 28 maggio come data potrebbe portare ad un accorpamento con le elezioni amministrative, che si dovrebbero tenere per legge tra il 15 aprile e il 15 giugno.

Visto che ancora il Consiglio dei Ministri non si è espresso sulle amministrative, è ipotizzabile che si voti per eleggere i nuovi sindaci non prima di metà maggio, con un accorpamento che così sembrerebbe la scelta più logica per non evitare un inutile sperpero di denaro pubblico.

Se l’accorpamento si dovesse concretizzare, allora il raggiungimento del quorum per il Referendum sul Jobs Act potrebbe realizzarsi, anche se rimane il rimpianto per il non potersi esprimere sul quesito dell’Articolo 18 che invece è stato cestinato.

Si farà il Referendum Voucher?

Subito dopo la scelta della data del 28 maggio per il Referendum sui voucher, contemporaneamente sono partiti anche i lavori da parte del governo per mettere mano ai famigerati buoni lavori.

Nella giornata di venerdì 17 marzo è arrivata la comunicazione ufficiale, tramite una conferenza stampa presenziata dal premier Gentiloni e dal ministro Poletti, dell’intenzione del governo di cancellare totalmente i voucher.

Il Consiglio dei Ministri infatti ha dato il via libera ad un decreto legge che sopprime gli articoli 48, 49 e 50 del Jobs Act, ovvero quelli riguardanti i voucher. Abolite anche le norme riguardanti il secondo quesito del Referendum sulla responsabilità solidale tra committente e appaltatore.

A questo punto il Referendum del 28 maggio quasi sicuramente non si farà visto che è stato direttamente il governo a modificare la legge. Susanna Camusso della Cgil comunque ha dichiarato che, fino a che il decreto non diventerà operativo, continuerà la campagna referendaria.

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