Anche i clienti che accettano il pagamento in nero corrono dei rischi, non soltanto i professionisti che non emettono scontrino o fattura. Ecco tutte le possibili conseguenze.
Se l’evasione fiscale è così diffusa e anche per la tacita complicità di chi effettua i pagamenti in nero, spesso convinto di non avere alcuna responsabilità. In realtà, anche i clienti corrono dei rischi quando accettano di pagare senza ricevere fattura o scontrino. Le responsabilità fiscali sono di norma esclusivamente a carico di chi riceve il denaro, fatta eccezione per il datore di lavoro e l’inquilino in affitto, ma non sono gli unici rischi del caso. Dal punto di vista civilistico, chi paga in nero si espone a diversi pericoli, soprattutto per l’impossibilità di provare l’avvenuto pagamento e la sostanziale nullità dell’accordo tra le parti. Ecco a cosa fare attenzione.
La responsabilità di chi paga in nero
I clienti che acquistano dei beni o ricevono dei servizi pagando in nero non rispondono dell’evasione fiscale del commerciante o del professionista. Allo stesso tempo, non sono obbligati per legge a richiedere la fattura, lo scontrino fiscale o la ricevuta fiscale.
Nonostante manchi un vero e proprio obbligo in questo senso, rimane comunque preferibile pretendere che il pagamento sia provato da uno dei documenti in questione, anche se non necessariamente dalla fattura. Quest’ultima, infatti, è indispensabile per i clienti soltanto riguardo al godimento di eventuali detrazioni fiscali.
Tralasciando quindi l’obbligo morale di non partecipare all’evasione fiscale altrui, e anzi non favorirla, al cliente conviene disporre di un documento che attesti il pagamento effettuato. Questo perché il pagamento in nero si basa su un contratto nullo a livello legale, privo di tutele o prove. Si tratta del rischio principale per chi accetta di pagare in nero, rinunciando di fatto alle tutele legali previste.
Cosa rischiano i clienti che pagano in nero
Il commerciante o il professionista che hanno accettato un pagamento in nero potrebbero, agendo in mala fede, dichiarare che il pagamento non è mai pervenuto e pretenderlo nuovamente dal cliente, anche agendo per vie legali. Anche se questo comportamento è scorretto da qualsiasi punto di vista, è evidente che si tratta di una situazione complessa a livello legale.
Il modo più rapido e sicuro per tutelarsi da questa evenienza, evitando di pagare più volte per la stessa prestazione e anche eventuali interessi, è proprio mostrare una prova certa del pagamento. La via migliore è quella di presentare in alternativa la fattura, lo scontrino o la ricevuta, che sono rilevanti anche ai fini fiscali e non possono essere contraddetti.
Tuttavia, a livello di tutela legale, è sufficiente anche una semplice ricevuta informale dell’avvenuto pagamento. Quest’ultima deve contenere la data e l’ammissione di ricevuta del pagamento da parte dell’esercente, con la relativa firma. Bisogna ricordare però che questo documento non è valido a livello fiscale, quindi non esenta il creditore dall’evasione fiscale, ma allo stesso tempo non comporta alcun rischio.
Il criterio generale è che il cliente non ha obblighi in relazione al pagamento, ma se sceglie un metodo non legale come il nero non ha accesso a meccanismi di tutela e rischia quindi conseguenze gravi se accusato di mancato pagamento. Naturalmente deve essere considerato anche il limite ai contanti, che configura un illecito a parte ma correlato ai pagamenti in nero, che prevede pesanti sanzioni.
Rischi per datori di lavoro e inquilini
La situazione è completamente differente per quanto riguarda i datori di lavoro che scelgono di pagare in nero i propri dipendenti. In questo caso, la responsabilità e i rischi connessi sono per lo più a carico del pagatore. I motivi sono essenzialmente due:
- i dipendenti non hanno l’obbligo fiscale, che è in capo ai datori di lavoro con partita Iva.
- La parte più fragile in questo caso sono proprio i lavoratori, anche se sono i soggetti che accettano il pagamento.
I datori di lavoro che hanno dipendenti in nero vanno incontro a sanzioni molto salate, che aumentano per ogni dipendente e a seconda del periodo d’impiego. Il punto di partenza è la multa da 1.800 euro per ogni lavoratore, che può arrivare fino a 43.200 euro a seconda delle circostanze.
La situazione è così delicata per i datori di lavoro perché in questo ambito la legge non ha come unico obiettivo disincentivare l’evasione fiscale, ma è interessata soprattutto a combattere lo sfruttamento del lavoro e la mancata tutela dei dipendenti.
La seconda casistica in cui il pagatore in nero ha alcune responsabilità è quella in cui l’oggetto del pagamento è il canone d’affitto. Se l’inquilino ha accettato consapevolmente un affitto in nero il contratto è nullo, pertanto non ha alcuna tutela e diritto sulla casa. Anche in questo caso, poi, c’è la questione della prova dei pagamenti che può compromettere ulteriormente la situazione dell’inquilino in caso di richiesto allontanamento dall’immobile, occupato a tutti gli effetti senza titolo. Al di là di ciò, l’inquilino che accetta il pagamento dell’affitto in nero viene meno agli obblighi relativi all’imposta di registro. Per l’omesso versamento si rischia quindi l’emissione una cartella esattoriale ed eventualmente il pignoramento dei beni.
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Tutte le conseguenze per i clienti, in sintesi
Il cliente che paga in nero rischia quindi di non riuscire a difendersi da pretese ulteriori di pagamento. Di solito, la complicità tra le parti funziona proprio perché entrambe corrono rischi, soprattutto chi riceve il pagamento senza dichiararlo. Eppure, di casi in cui questo meccanismo non funziona se ne ripetono ogni anno moltissimi. La prova del pagamento è quindi fondamentale e deve sempre essere pretesa, peraltro abbiamo visto che non necessariamente coincide con l’adempimento fiscale.
Oltretutto, documentare il pagamento avvenuto può rivelarsi necessario in moltissime situazioni che non dipendono nemmeno da chi lo ha ricevuto. Si pensi alla suddivisione delle spese tra genitori separati, alle responsabilità di chi gestisce il denaro per conto di altri e così via. Non ci sono vere e proprie sanzioni, fatta eccezione per:
- datori di lavoro;
- inquilini d’accordo con il locatore;
- clienti che superano il tetto di pagamenti in contante.
Ovviamente, le cose si complicano quando il pagamento viene effettuato in nero per nascondere di avere quella disponibilità economica. Non è infatti insolito che l’evasione funzioni con questa modalità, usando i proventi ricevuti in nero per pagamenti dello stesso genere tentando di eludere i controlli.
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