Cos’è il DPFP? Guida completa al Documento programmatico di finanza pubblica

Flavia Provenzani

30 Settembre 2025 - 10:39

Il DPFP sostituisce la Nadef e diventa il fulcro della manovra. Ma cos’è e cosa prevede per il 2026 il Documento programmatico di finanza pubblica?

Cos’è il DPFP? Guida completa al Documento programmatico di finanza pubblica

Negli ultimi mesi il linguaggio della politica economica italiana si è arricchito di un nuovo acronimo: DPFP (Documento Programmatico di Finanza Pubblica). Con l’entrata in vigore delle nuove regole europee sulla governance economica - che hanno rivoluzionato strumenti e procedure - il DPFP assume un ruolo strategico nella costruzione della manovra finanziaria, anche nota come Legge di Bilancio.

Ma cos’è il DPFP, cosa prevede il documento per il 2026 e come si è evoluto rispetto alla Nadef/DEF? Analizziamo cosa deve contenere il Documento Programmatico di Finanza Pubblica e quali sono le tappe procedurali verso la Legge di Bilancio 2026, insieme alle sfide tecniche ed economiche si profilano all’orizzonte.

Cosa c’era prima del DPFP?

C’era la Nadef (Nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza), strumento con cui il governo italiano, entro il 27 settembre di ogni anno, presentava alle Camere un aggiornamento delle previsioni macroeconomiche e del quadro finanziario del DEF originario. Conteneva correzioni, aggiustamenti e nuove misure da inserire nella futura manovra.

Ma con la riforma europea del 2024, questo meccanismo è stato soppiantato da un impianto più ambizioso, coerente con le nuove regole del coordinamento delle politiche di bilancio.

Il 29 aprile 2024 il Consiglio dell’Unione Europea ha approvato un pacchetto legislativo che ridefinisce il quadro di governance economica e fiscale europeo: il regolamento (UE) 2024/1263, il regolamento (UE) 2024/1264 e la direttiva (UE) 2024/1265 (modifica del quadro dei quadri nazionali di bilancio). La riforma sposta il baricentro dalla mera vigilanza sul deficit e sul debito verso un approccio più orientato al medio termine, che mette al centro i piani strutturali nazionali, il percorso della spesa netta, la sostenibilità del debito e una maggiore coerenza tra politiche fiscali, riforme strutturali e investimenti.

Nella versione riformata, ciascuno Stato membro deve predisporre un Piano Strutturale di Bilancio (PSB), vincolato nel tempo e approvato a livello europeo, che definisca la traiettoria della spesa netta e del debito per un arco pluriennale (3–5 anni, eventualmente estendibile fino a 7).

Che cos’è il DPFP?

Il Documento Programmatico di Finanza Pubblica (DPFP) è lo strumento con cui il governo articola le sue previsioni economiche e finanziarie per almeno il triennio successivo, illustrando al Parlamento le misure che intende adottate, la loro incidenza finanziaria e un orientamento della spesa pubblica coerente con le regole europee.

A livello procedurale, il DPFP sostituisce la Nadef: viene approvato in Parlamento (attraverso una risoluzione congiunta maggioranza‐opposizione nelle commissioni bilancio) e quindi trasmesso alle Camere in via ufficiale entro una data fissata dal calendario parlamentare (il 2 ottobre per il 2025).

Il documento non è fine a sé stesso: costituisce il presupposto per il successivo Documento Programmatico di Bilancio (DPB), che viene poi inviato a Bruxelles entro il 15 ottobre per l’esame con le istituzioni europee.

MNel passaggio dalle regole europee a quelle nazionali, il Parlamento dovrà aggiornare le definizioni legali, in particolare quelle relative al pareggio di bilancio (art. 81 Cost.), agli “scostamenti”, alla modalità di deroga in casi eccezionali, ecc.

Cosa deve contenere il DPFP?

Il DPFP, come anticipato, è un documento complesso e stratificato che raccogliere dei contenuti chiave come previsto dalla riforma europea:

Previsioni macroeconomiche e di finanza pubblica a legislazione vigente
Il DPFP aggiorna le previsioni macroeconomiche (PIL, inflazione, tassi, domanda interna, ecc.) e gli aggregati di finanza pubblica (come debito pubblico, spesa pubblica ed entrate dello Stato) basati sulle normative già in vigore. Tali dati sono necessari per costruire uno scenario di base su cui innestare le misure che il governo propone.

Conto economico delle amministrazioni pubbliche, articolato per sotto‐settore
Il documento deve illustrae il quadro aggregato delle entrate, delle spese, del risultato primario e del saldo di cassa, dettagliare i conti delle amministrazioni centrali, locali, enti previdenziali, ecc., e separare le componenti che insistono sulla spesa netta.

Aggregato della spesa netta e sue componenti
Uno dei fulcri del nuovo sistema europeo è l’indicatore della spesa primaria netta finanziata con risorse nazionali. Il DPFP dovrà articolare questo indicatore, scomponendo gli elementi che lo compongono e illustrandone l’evoluzione.

Quadro programmatico coerente con la traiettoria di spesa netta
Il DPFP presenta la traiettoria programmatica della spesa netta in linea con il percorso indicato dal PSB (o dai vincoli di crescita concordati con Bruxelles), sia in termini annuali sia cumulativi. Questo percorso è vincolante ed eventuali scostamenti saranno poi scrutinati nei meccanismi di controllo europeo. Nel nuovo impianto europeo, la crescita massima annua della spesa netta per l’Italia è fissata dal Consiglio UE in relazione al PSB: nel caso italiano, sono state indicate quote come +1,3% nel 2025, +1,6% nel 2026 e così via per il triennio 2025-2029. Il controllo sugli scostamenti dal percorso di spesa netta raccomandato sarà attivo a partire dal 2026, basandosi sui dati consuntivi del 2025. Il risultato 2024, anno di transizione, è utile per calibrare baseline e verifiche.

Misure di manovra programmate e impatto finanziario
Il DPFP deve illustrare le misure che il governo intende adottare nella prossima Legge di Bilancio (o successivi atti correlati), stimandone i costi, le entrate aggiuntive, le misure di spesa e le ricadute macroeconomiche.

Aggiornamento del piano strutturale di bilancio e degli impegni su investimenti e riforme
Il Documento programmatico di finanza pubblica deve fornire un aggiornamento dello stato di attuazione del Piano Strutturale di Bilancio (PSB), valutare progressi, gap, ostacoli e la coerenza delle riforme/investimenti col percorso programmatico.

Relazione sugli indicatori di benessere equo e sostenibile (BES)
Una delle novità più rilevanti riguarda la richiesta di una relazione che accompagni il DPFP che rendiconti non solo i vincoli di contabilità, ma anche la sostenibilità sociale e ambientale delle scelte (indicatori BES).

Note metodologiche, modello economico, ipotesi e parametri
Al DPFP va allegato un documento tecnico con metodologia, modelli economici, ipotesi di base, parametri (elasticità, moltiplicatori, effetti di ricaduta) che giustifichino le previsioni utilizzate.

Elenco aggiornato dei provvedimenti già identificati o collegati alla manovra
Il documento deve indicare i provvedimenti già individuati nell’ambito della futura manovra, con eventuali aggiustamenti rispetto al DFP originario.

Iter e calendario: dal DPFP alla Legge di Bilancio

Per capire come il DPFP articola la strada verso la Legge di Bilancio è necessario individuarne le tappe principali. Dapprima occorre passare per l’approvazione della risoluzione in Commissione Bilancio (Senato e Camera), che deve votare una risoluzione unitaria, frutto di un accordo tra maggioranza e opposizione, sul contenuto del DPFP. Questa fase prende il posto della tradizionale Nadef.

Vi è poi la trasmissione del DPFP al Parlamento, entro il 2 ottobre 2025, da parte del governo. Il processo si conclude poi con la presentazione del DPB a Bruxelles. Entro il 15 ottobre, il governo trasmette il Documento Programmatico di Bilancio (DPB) alla Commissione Europea e all’Eurogruppo.

Entro ottobre (entro il giorno 20 del mese, guardando agli anni recenti) il governo presenta il disegno di Legge di Bilancio. Si tratta del testo che incorpora le misure proposte nel DPFP/DPB, con le modifiche emendative e i dettagli finali.
Dopo la presentazione, il Parlamento esamina e modifica il testo. Contemporaneamente, la Commissione Europea rilascia pareri sul disegno. Il testo definitivo deve essere approvato da Camera e Senato entro il 31 dicembre, per entrare in vigore il 1° gennaio dell’anno successivo.

Una volta operativa la manovra, i risultati consuntivi vengono confrontati con le previsioni del DPFP/DPB e la Commissione effettua verifiche rispetto ai vincoli europei. Eventuali scostamenti possono generare richiami o procedure correttive.

Siamo davanti a un calendario è molto serrato: la fase parlamentare in ottobre è cruciale, così come la coerenza tra le previsioni e i vincoli europei. Per il DPFP 2025, ad esempio, il governo ha trasmesso il documento alle Camere il 10 aprile (sezione “Relazione annuale” e “Analisi e tendenze”) e le commissioni hanno concluso l’esame il 23 aprile.

Ricordiamo che per il 2026, la prossima tappa cruciale da segnare è il 2 ottobre come termine ultimo per la trasmissione del DPFP alle Camere, seguita dal Cdm di approvazione e dall’invio a Bruxelles.

Le criticità da monitorare

Il passaggio al DPFP e alla nuova disciplina europea non è meramente tecnico: ha implicazioni sulle strategie fiscali italiane, sui vincoli di spesa e sulle scelte politiche a medio termine.

Una delle critiche emergenti riguarda il fatto che un percorso severo di aggiustamento del disavanzo (e del debito) in presenza di bassa crescita rischia di pesare sull’economia reale. Alcune analisi suggeriscono che nei prossimi anni (2026-2031) la crescita effettiva potrebbe risultare inferiore al potenziale proprio per l’attenzione ai vincoli fiscali. In altri termini, se la politica fiscale è troppo restrittiva, si può compromettere la crescita, rendendo più difficile il risanamento dei conti.

Il nuovo sistema europeo introduce vincoli più stringenti e verifiche più incisive sugli scostamenti. Per l’Italia, con un debito pubblico elevato, questo significa una maggiore attenzione alla gestione della spesa netta e minori margini per politiche espansive non giustificate da riforme o investimenti strategici.

Senza contare che il controllo sugli scostamenti dal percorso di spesa netta a partire dal 2026 (fondato sul consuntivo 2025) impone una disciplina rigorosa già nelle scelte della manovra 2026.

Come anticipato, uno degli obiettivi dichiarati della riforma europea è favorire politiche coerenti con la sostenibilità ambientale, la transizione digitale e sociale. Ma questo obbliga i governi a giustificare le proprie scelte con investimenti credibili e riforme strutturali efficaci, non solo con tagli o aumenti di imposte “a pioggia”. Il DPFP sarà valutato anche in quella dimensione.

Anche l’adeguamento della normativa italiana (243/2012, legge di contabilità) potrà generare contenziosi o dibattiti di legittimità costituzionale, in particolare sulle norme introdotte dall’Art. 81 della Costituzione (equilibrio di bilancio) e sui meccanismi di deroga in casi eccezionali.

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