La CTU può determinare l’esito della causa, ma è impugnabile per nullità o errori tecnici. La sua efficacia dipende dal contraddittorio e dal rispetto delle regole processuali.
Quando arriva una Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU), a molti si stringe lo stomaco, un perito nominato dal giudice, una valutazione tecnica che può cambiare gli equilibri, la sensazione di non avere più il controllo. Eppure la CTU non è una sentenza anticipata. È uno degli snodi più delicati del processo civile, può anche essere corretta, eccepita o persino dichiarata nulla se viola il contraddittorio o supera i limiti fissati dal Codice di procedura civile.
Che cos’è la Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU)?
Nel processo civile la Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU) è l’attività svolta da un esperto nominato dal giudice se la causa richiede particolari competenze tecniche che il magistrato non possiede (art. 61 – 64 c.p.c.). Può essere una valutazione medica, un calcolo contabile, una stima immobiliare, una verifica strutturale, una ricostruzione dinamica di un incidente.
La CTU non è una “prova”. Non sostituisce ciò che le parti devono allegare e dimostrare, non colma buchi probatori, non può cercare fatti nuovi. La CTU non diventa in automatico la base della sentenza. Il giudice non è obbligato a seguirla, è il principio del judex peritus peritorum, secondo cui il magistrato è il vero perito del processo. Può aderire alla relazione del CTU, ma può anche discostarsene se ha validi motivi.
Un altro equivoco riguarda la differenza tra CTU e CTP, il consulente tecnico di parte. Il CTU è scelto dal giudice, deve essere imparziale e rispondere solo al proprio mandato. Il CTP è invece il tecnico nominato dalle parti per tutelare la loro posizione, partecipa alle operazioni, formula osservazioni, segnala errori o incongruenze.
“Se il CTU è l’occhio del giudice sugli aspetti tecnici, il CTP è la lente attraverso cui la parte controlla e critica quell’occhio”.
Quando il giudice può nominare un CTU?
Il giudice può nominare un consulente se la causa richiede competenze tecniche che lui non possiede. L’art. 61 c.p.c., consente al magistrato di farsi assistere da un esperto se deve valutare questioni mediche, ingegneristiche, contabili, psicologiche o comunque specialistiche.
“Se il giudice può decidere con gli strumenti ordinari del processo, la CTU non serve e non può essere usata per approfondire a piacere”.
La richiesta della parte non vincola il giudice, è il magistrato che decide se la consulenza è davvero necessaria per decidere un giudizio. Se gli elementi già presenti sono sufficienti, la CTU può essere legittimamente negata.
Casi tipici in cui la CTU viene nominata
Alcune aree sono quasi strutturalmente legate alla consulenza tecnica:
- risarcimento danni: ricostruzione incidenti, quantificazione del danno biologico, malpractice medica;
- lavoro: differenze retributive, ricostruzione carriera, valutazioni medico-legali;
- famiglia: capacità genitoriale, valutazioni psicologiche, stime patrimoniali;
- edilizia e condominio: infiltrazioni, vizi costruttivi, confini, servitù;
- bancario e assicurativo: perizie contabili, tassi, estratti conto.
Sono tutti ambiti in cui la decisione del giudice dipende dalla correttezza delle valutazioni tecniche. Per questo, la CTU è spesso l’unico modo per stabilire se un fatto è avvenuto e in che misura.
CTU vietata: il divieto di consulenza esplorativa
La Corte di Cassazione a Sezioni Unite con la sentenza n. 3086/2022 hanno chiarito che la CTU è nulla se è un mezzo per cercare fatti che le parti non hanno allegato. È la consulenza esplorativa, vietata perché sostituisce l’onere probatorio delle parti.
“La consulenza deve spiegare ciò che esiste già nel processo. Se il quesito va oltre, la perizia è inutilizzabile e può essere impugnata”.
Come funziona una CTU: la procedura passo passo
La consulenza tecnica d’ufficio segue un percorso chiaro, scandito da atti formali.
Nomina del CTU e formulazione dei quesiti
Il procedimento parte da un’ordinanza del giudice che nomina il consulente e definisce i quesiti, cioè le domande a cui il CTU dovrà rispondere. I quesiti delimitano l’attività peritale e impediscono che la consulenza diventi esplorativa. Le parti possono proporre integrazioni o modifiche, soprattutto per evitare che il CTU esca dal perimetro della causa o analizzi aspetti non rilevanti.
Giuramento del CTU: ora anche telematico
Dopo la nomina, il CTU presta giuramento, obbligo previsto dagli artt. 193–194 c.p.c. Con la riforma Cartabia, il giuramento può avvenire anche in via telematica, con una dichiarazione firmata digitalmente. Ciò ha accelerato molto la fase iniziale e ridotto il numero di udienze dedicate solo agli adempimenti formali.
Le operazioni peritali
È il momento operativo, in cui il consulente esamina fatti e documenti attraverso strumenti tecnici visite mediche; accessi in loco per cause edilizie o condominiali; analisi contabili per controversie bancarie o di lavoro. Le parti hanno un diritto fondamentale, partecipare tramite i propri CTP. I CTP possono assistere, fare rilievi, chiedere chiarimenti immediati. Se non partecipano o se le operazioni vengono svolte senza preavviso, si apre la porta a possibili eccezioni la per violazione del contraddittorio.
La bozza della CTU e le osservazioni (art. 195 c.p.c.)
Terminata l’attività tecnica, il CTU invia alle parti una bozza della relazione nei termini stabiliti dall’art. 195 c.p.c. È la fase in cui avvocati e consulenti di parte possono, inviare osservazioni, chiedere chiarimento e segnalare errori tecnici, incongruenze ed omissioni. Il CTU deve poi rispondere a queste osservazioni e incorporare (o motivare il rigetto) nella relazione finale. Senza questo passaggio, la CTU può essere impugnata.
La relazione finale e il deposito
Dopo la bozza e le repliche, il perito deposita la relazione definitiva nel fascicolo telematico. Per il giudice è il documento tecnico di riferimento, non lo vincola, ma può guidarlo nella decisione. Le parti possono ancora evidenziare criticità nella fase di conclusionali o in appello, soprattutto se il CTU non ha risposto alle osservazioni o ha superato i quesiti.
Rinnovazione o sostituzione del CTU
Se la consulenza presenta lacune o errori, il giudice può disporre una rinnovazione della CTU o persino sostituire il consulente.
L’art. 196 c.p.c. gli dà questo potere quando la perizia è incompleta, contraddittoria o non risponde ai quesiti. Nella prassi, avviene quando i rilievi dei CTP mettono in luce errori tecnici seri.
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Quanto dura una CTU?
La legge fissa termini, ma la durata effettiva dipende dal tipo di perizia e dal Tribunale. In media
- tra i 3 - 4 mesi per CTU medico-legali;
- tra i 4 - 6 mesi per CTU edilizie o perizie complesse;
- fino a 9 - 12 mesi per CTU contabili o per analisi tecniche particolarmente articolate.
Come eccepire una CTU?
La consulenza tecnica pesa sulla sentenza e, se presenta vizi di rito o errori tecnici, può essere corretta, rinnovata o addirittura dichiarata nulla.
Eccezioni “di rito”: quando la CTU è nulla
Le eccezioni di rito riguardano come la CTU è stata svolta, non cosa dice. Se la procedura è sbagliata, la CTU può essere dichiarata inutilizzabile.
Violazione del contraddittorio
È la causa più frequente di nullità.
Accade se:
- le parti non sono state avvisate delle operazioni peritali;
- i CTP non sono stati messi in condizione di partecipare;
- il CTU ha svolto attività senza preavviso.
In questi casi la consulenza può cadere perché viola il principio cardine del processo civile:
“Tutte le attività devono svolgersi alla presenza o con la possibilità di partecipazione delle parti”.
Quesiti ultra-petita o CTU “esplorativa”
E’ nulla la CTU che cerca fatti non allegati dalle parti o risponde a quesiti che vanno oltre la domanda giudiziale. Il CTU non può “indagare” liberamente. Se lo fa, la perizia è viziata in nuce.
Mancato rispetto dell’art. 195 c.p.c.
La legge impone al CTU di inviare alle parti la bozza della relazione prima del deposito. Se la bozza non viene comunicata o viene data senza rispettare i termini, c’è violazione del contraddittorio: la parte non ha potuto fare osservazioni, e la CTU è eccepibile.
Acquisizione di documenti senza confronto tra le parti
Il CTU non può acquisire documenti nuovi senza darne comunicazione. È un vizio grave, il consulente non decide quali prove entrano in causa.
Eccezioni “di merito”: quando la CTU è tecnicamente sbagliata
Le eccezioni di merito non fanno “cadere” la CTU, ma possono indurre il giudice a non seguirla, a chiedere chiarimenti o a disporre una nuova perizia. Ciò accade se:
- ci sono errori tecnici, metodologici o aritmetici (calcoli sbagliati, valutazioni scientifiche errate, presupposti non verificati);
- mancata risposta ai quesiti del giudice;
- mancata risposta alle osservazioni dei CTP.
Quando impugnare la CTU?
Il primo momento utile per impugnare una CTU è durante le operazioni peritali. Qui i CTP devono essere presenti, segnalare subito eventuali irregolarità e chiedere che vengano verbalizzate. Le nullità legate al contraddittorio si manifestano proprio in questa fase e, per non essere sanate, devono essere eccepite immediatamente o comunque nella prima difesa utile, come impone l’art. 157, co. 2, c.p.c. Se la parte tace, la nullità si considera sanata.
Il secondo passaggio arriva con la bozza della relazione, prevista dall’art. 195 c.p.c. Il consulente invia il progetto, le parti possono presentare osservazioni e chiedere chiarimenti. Se il consulente non risponde o non apre il confronto, si genera una violazione del contraddittorio tecnico che deve essere eccepita subito, sempre nel rispetto del meccanismo della prima difesa utile.
L’ultima finestra si apre in sentenza e nei successivi gradi di giudizio. Se il giudice recepisce la CTU senza valutare le eccezioni, si può impugnare la sentenza per vizio di motivazione o omesso esame di un fatto decisivo.
Cosa fare se il giudice segue una CTU sbagliata?
Se, nonostante le eccezioni il giudice aderisce alla consulenza, ci sono strumenti per reagire. In appello è possibile rilevare l’omesso esame delle eccezioni mosse alla CTU; il mancato riscontro di errori tecnici; l’uso di una CTU viziata sul piano del contraddittorio.
In Cassazione, per impugnare una sentenza basata su CTU è necessario indicare in quale fase e come era stata eccepita la CTU nei precedenti gradi di giudizio e riportare nel ricorso i passaggi della perizia e della sentenza che dimostrano l’errore.
La Corte di Cassazione non rivaluta i fatti, ma verifica se c’è stata una motivazione illogica o una violazione delle regole processuali sulla consulenza.
Eccepire una CTU in appello o in Cassazione è sensato se:
- gli errori tecnici sono significativi;
- il valore della causa giustifica i costi del giudizio;
- esistono alternative probatorie solide che il giudice non ha considerato;
- la CTU ha inciso in modo determinante sul risultato.
Se la perizia è corretta e la contestazione riguarda solo il risultato sfavorevole, l’impugnazione rischia di essere inutile.
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