Corea del Nord pronta alla guerra nucleare: perché gli Usa hanno paura

Alessandro Cipolla

23 Gennaio 2024 - 09:12

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Incubo guerra nucleare: in America temono che la Corea del Nord possa lanciare all’improvviso un missile contro la Corea del Sud o una base americana nel Pacifico.

Corea del Nord pronta alla guerra nucleare: perché gli Usa hanno paura

La Corea del Nord sarebbe pronta a scatenare una guerra nucleare. Una frase questa da tempo ripetuta e finora - fortunatamente - sempre puntualmente disattesa ogni volta che Kim Jong-un ha provato ad alzare l’asticella della tensione.

Questa volta invece la situazione sarebbe ben diversa e i timori di una guerra nucleare giustificati, visto che l’allarme non è dovuto a un lancio missilistico da parte di Pyongyang oppure a una minaccia del suo leader supremo, ma a un’analisi pubblicata dal sul sito 38north - specializzato in questioni riguardanti la Corea del Nord - e condotta dall’ex agente della Cia Robert L. Carlin e dall’esperto di nucleare Siegfried S. Hecker, ora entrambi all’Università di Stanford.

I due conoscono molto bene le dinamiche della Corea del Nord avendo compiuto delle missioni nella penisola, scegliendo come titolo per il loro articolo un eloquente “Kim Jong Un si sta preparando alla guerra?”.

Non sappiamo quando o come Kim intenda premere il grilletto - hanno scritto Carlin ed Hecker -, ma il pericolo è già ben oltre i livelli di avvertimenti di routine a Washington, Seoul e Tokyo sulle ’provocazioni’ di Pyongyang. In altre parole, non vediamo i temi della preparazione alla guerra nei media nordcoreani apparire dall’inizio dello scorso anno come una tipica spacconata della Corea del Nord”.

Ma perché Kim Jong-un sarebbe pronto a scatenare una guerra nucleare proprio adesso? Il motivo sarebbe il cambio di linea del dittatore nordcoreano, ormai convinto che non ci potrà mai essere una riunificazione pacifica con il Sud tanto che per i due autori dell’articolo “la situazione nella penisola coreana è più pericolosa di quanto non lo sia mai stata dall’inizio di giugno del 1950”.

Corea del Nord pronta alla guerra nucleare?

Da anni la minaccia della Corea del Nord di scatenare una guerra nucleare è stata etichettata come pura retorica, visto che una mossa del genere segnerebbe inevitabilmente la fine del regno di Kim Jong-un e del suo Paese vista la durissima reazione che ci sarebbe da parte degli Usa e della Corea del Sud.

Invece sarebbe proprio questo l’errore che Washington e Seul starebbero commettendo, il risultato secondo Carlin ed Hecker “di una fondamentale interpretazione errata della visione della storia di Kim e di un grave fallimento dell’immaginazione che potrebbe portare (sia da parte di Kim che di Washington) a un disastro”.

La Corea del Nord ha un grande arsenale nucleare, secondo le nostre stime di 50 o 60 testate lanciabili su missili che possono raggiungere tutta la Corea del Sud, praticamente tutto il Giappone (compresa Okinawa) e Guam - hanno spiegato i due -. Se, come sospettiamo, Kim si è convinto che, dopo decenni di tentativi, non c’è modo di coinvolgere gli Stati Uniti, le sue recenti parole e azioni puntano verso la prospettiva di una soluzione militare utilizzando quell’arsenale”.

In sostanza la Corea del Nord, senza dare un particolare preavviso, potrebbe utilizzare una delle sue testate atomiche a disposizione e attaccare la Corea del Sud, il Giappone o Guam che fa parte degli Stati Uniti. Il momento adesso sarebbe propizio anche in virtù degli ottimi rapporti con Russia e Cina.

Il vero motivo di fondo però sarebbe la situazione umanitaria sempre più grave in Corea del Nord: la crisi economica presto potrebbe mettere in difficoltà la sua leadership, con lo scenario che sarebbe così disperato da convincere Kim che l’unico modo per poter sopravvivere politicamente è quello di scatenare una guerra.

Con il caos che regna in Medio Oriente dove anche l’Italia presto potrebbe essere impegnata e la guerra in Ucraina che va avanti da quasi due anni, quando si parla di un conflitto mondiale gli analisti spesso puntano il dito verso l’Asia Orientale, nella speranza che anche questa volta si siano sbagliati.

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