La Corte d’Appello conferma la frode fiscale dell’imprenditore amico di Matteo Renzi. I giudici: “fatture oggettivamente false”. Ma i genitori dell’ex premier restano assolti.
Una sentenza della Corte d’Appello di Firenze chiude un capitolo giudiziario che ha coinvolto non solo l’imprenditore Luigi Dagostino, noto per i suoi legami nel settore dei centri commerciali, ma anche la famiglia dell’ex presidente del Consiglio, Matteo Renzi. I giudici toscani hanno confermato la condanna per Dagostino con l’accusa di dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture false. Le stesse fatture, emesse da due società riconducibili ai genitori di Renzi, Party S.r.l. e Eventi 6, erano già state oggetto di attenzione processuale, ma in quel filone Tiziano Renzi e Laura Bovoli erano stati assolti.
Secondo la Corte le fatture erano “oggettivamente false” e le prestazioni, indicate come uno pseudo studio di fattibilità denominato “Taste Mall”, semplicemente non sono mai avvenute. Si trattava di un documento definito dai magistrati come “frettolosamente e maldestramente predisposto per dare l’impressione di uno studio”, composto da appena due pagine e mezza, costellato di frasi vuote e planimetrie prese da altri progetti.
Dagostino, secondo i giudici, non solo ha fatto emettere quelle fatture fittizie, ma le ha anche fatte contabilizzare nella dichiarazione fiscale della società Tramor, dopo averne ceduto la proprietà al colosso del lusso Kering. La condotta è stata giudicata dolosa e l’imprenditore definito “autore mediato” del reato, ovvero colui che fa agire un soggetto inconsapevole, in questo caso il nuovo amministratore della società, per realizzare un illecito.
La frode fiscale orchestrata da Dagostino: fatture gonfiate e documenti inesistenti
La strategia messa in atto da Dagostino non è stata improvvisata, ma secondo la Corte si è sviluppata nel tempo. Le fatture, una da 20.000 euro e l’altra da 140.000, venivano emesse in più versioni, con importi via via crescenti e senza alcuna documentazione a supporto. L’unico allegato era il già citato “Taste Mall”, considerato privo di contenuto tecnico utile.
Nonostante le dimissioni, Dagostino ha continuato a esercitare pressioni sul nuovo assetto della Tramor per ottenere il pagamento delle fatture. Un comportamento che ha portato, inevitabilmente, all’evasione fiscale. E poco importa, secondo i giudici, che l’obiettivo finale fosse personale, ossia far ottenere un incasso ai Renzi, perché “il dolo eventuale non esclude quello specifico”. In sostanza, Dagostino ha accettato consapevolmente il rischio della frode pur di portare a termine l’operazione.
I genitori di Renzi assolti, ma i giudici confermano
Sul fronte della famiglia Renzi, la vicenda giudiziaria si era chiusa già nel 2023, con l’assoluzione definitiva in Cassazione dopo il proscioglimento in Appello. La formula utilizzata, “il fatto non costituisce reato”, ha messo fine alla loro responsabilità penale. Tuttavia, l’ultima pronuncia della Corte di Firenze non lascia alcun dubbio e conferma che le società dei genitori dell’ex premier hanno emesso fatture false, incassando somme per prestazioni mai fornite.
Questa dissonanza suscita numerose critiche. La parte civile Tramor ha definito l’assoluzione dei Renzi “un caso isolato e inspiegabile”, a fronte di una realtà giudiziaria consolidata in quattro gradi di giudizio: Tribunale, Appello, Cassazione e Appello bis. Un paradosso giuridico evidente che assolve chi ha prodotto i documenti falsi e condanna chi li ha utilizzati.
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