Il comodato d’uso per le auto non è solo utile ma addirittura indispensabile in alcuni casi, pena spiacevoli conseguenze. Ecco la procedura per stipularlo e i costi da sostenere.
Chi presta l’auto realizza un comodato d’uso gratuito. Questo contratto consente a un’altra persona di utilizzare un bene in prestito, con obbligo di restituirlo entro un certo periodo di tempo ma senza ricevere alcun corrispettivo. Questo contratto, che può essere stipulato in forma scritta o verbale, può avere ad oggetto qualsiasi bene, compresi gli immobili.
Quando si presta l’automobile senza chiedere alcun corrispettivo (o al massimo un rimborso spese, come la giurisprudenza consente) si realizza dunque un comodato d’uso gratuito. Questo contratto, infatti, si basa sul prestito a titolo gratuito e sull’obbligo di restituzione dopo il tempo concordato.
Di solito questa operazione si conclude verbalmente, perlomeno quando si presta l’auto a un familiare o un amico, e ciò è del tutto valido. Anche per quanto riguarda le automobili, infatti, la legge non richiede che il contratto sia in forma scritta, né che sia registrato presso l’Agenzia delle entrate. A seconda dei casi, tuttavia, può essere obbligatorio comunicare il comodato alla Motorizzazione civile per ottenere l’apposito tagliando. Vediamo quando è necessario, come fare, quali sono i costi e soprattutto cosa è cambiato davvero con il nuovo Codice della strada.
Cosa cambia con il nuovo Codice della strada
Dall’approvazione del nuovo Codice della strada il dibattito sulle nuove norme ha spesso toccato il tema delle auto in prestito. Molti hanno ritenuto erroneamente che la riforma vieti di prestare le auto ad amici o conoscenti, scoprendo solo ora una regola esistente già da svariati anni. Almeno su questo argomento, infatti, le regole sono rimaste esattamente le stesse, immutate nonostante la riforma del Codice stradale. Chiariamo quindi che prestare l’auto non è vietato, né lo è mai stato.
Molto semplicemente, in alcuni casi è necessario formalizzare il comodato d’uso gratuito ed evitare così multe da migliaia di euro. Di fatto, il comodato d’uso gratuito si realizza automaticamente quando si presta l’auto gratuitamente, senza alcuna formalità necessaria. Quando il prestito ha determinate caratteristiche, tuttavia, è necessario che la Motorizzazione civile sia informata della questione per individuare correttamente il conducente del mezzo.
Comodato d’uso auto, quando serve registrarlo
Raramente ci si reca in Motorizzazione per comunicare di aver prestato la propria auto a qualcuno. La buona notizia è che molto spesso non si commette alcuna violazione. Questo perché la registrazione alla Motorizzazione civile è obbligatoria soltanto quando il comodatario, cioè colui che riceve l’automobile in prestito, non è un familiare convivente, a patto che il comodato superi i 30 giorni.
Dunque, è possibile prestare l’auto ai propri familiari conviventi senza dover registrare alcun contratto a prescindere dal limite di tempo, così come è possibile prestarla ad altre persone chiedendo la restituzione entro i 30 giorni. Capita, infatti, anche di prestare auto per poche ore e sarebbe impraticabile l’obbligo di registrazione del contratto.
Quando il comodatario non è al contempo familiare e convivente del proprietario e il prestito dura più di 30 giorni bisogna invece registrare il contratto di comodato d’uso gratuito presso la Motorizzazione civile, al fine di ottenere il tagliando con l’intestazione temporanea dell’automobile. Questo adempimento è sempre obbligatorio quando il comodante è una società.
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Cosa si rischia senza il comodato
Il mancato aggiornamento della carta di circolazione quando dovuto, a seguito del comodato d’uso gratuito dell’auto, comporta una sanzione compresa tra 727 e 3.629 euro come chiarito dall’articolo 94 del Codice della strada. Quest’ultimo prevede anche il temuto «ritiro del libretto» per le sue inesattezze, con possibilità di rivalsa del legittimo proprietario. Non è quindi la mancata scrittura del comodato a comportare la sanzione, ma il mancato aggiornamento della carta di circolazione dovuto per prestiti superiori a 30 giorni nei confronti di estranei (o comunque non familiari conviventi).
Come registrare il comodato d’uso gratuito dell’auto
Chi riceve un’automobile in prestito per più di 30 giorni (senza essere familiare convivente del proprietario) deve recarsi presso la Motorizzazione civile per registrare il comodato. Nessun problema nel caso in cui ci sia incertezza sulla fine del prestito, poiché la registrazione deve avvenire entro 30 giorni.
L’obbligo ricade quindi su colui che riceve l’auto, ma naturalmente è utile anche per il proprietario. Per la registrazione del contratto bisogna allegare:
- I dati del comodatario;
- la sede aziendale del comodatario (se si tratta di una società);
- la scadenza del comodato;
- la dicitura “intestazione temporanea per comodato d’uso”
- la domanda di modifica dell’intestatario del veicolo con modello MOD TT2119;
- la dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà del proprietario con la fotocopia di un documento di riconoscimento;
- copia del bollettino con il pagamento dell’imposta di bollo (16 euro da versare sul c.c. 4028);
- copia del bollettino con il pagamento dei diritti di motorizzazione (10,20 euro da versare sul c.c. 9001).
Quanto costa
La pratica ha un costo di 26,10 euro a carico del comodante, oltre all’eventuale rimborso spese concordato con il proprietario dell’auto (e che comunque deve essere minimo). Si può così ricevere l’apposito tagliando che attesta l’intestazione provvisoria dell’auto, utile per le modifiche nell’assicurazione, per accertare la responsabilità del veicolo.
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