Dal COP25 al 2035, tra normative rigide, modelli tutti uguali e consumatori disincantati, il sogno di una mobilità sostenibile si è trasformato in un boomerang economico e politico.
Si è aperto nel disinteresse generale il COP 25, ospitato quest’anno dal Brasile: da quando Donald Trump è stato rieletto alla Presidenza degli Usa, ed ha fatto cessare le sovvenzioni federali alla filiera industriale delle fonti energetiche rinnovabili ed a quella delle auto elettriche che tanto erano state care alle precedenti Amministrazioni democratiche, l’emergenza ambientale sembra essere passata di moda, mentre le fonti energetiche fossili sono tornate prepotentemente alla ribalta come strumento di riequilibrio geopolitico.
D’altra parte, nel suo primo mandato, Trump aveva già ritirato l’adesione degli Stati Uniti dal Trattato di Parigi sul clima, facendo balenare già nel corso del G7 di Taormina la prospettiva di fornire GNL all’Europa per riequilibrare il deficit commerciale. La guerra in Ucraina e le sanzioni alla Russia sono cadute… a fagiolo.
L’Europa è rimasta col cerino in mano, prigioniera della prospettiva di far decollare l’auto elettrica in Europa stabilendo il 2035 come data ultima per la immissione in commercio delle auto con motore a combustione interna: sta fallendo un intero comparto industriale. [...]
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