Divorziare in Italia, come si fa e cos’è cambiato con la riforma Cartabia? Ecco una guida completa su procedura, tempi e costi per il divorzio.
Chiunque ci sia passato, anche nelle condizioni più rosee possibili, si trova a pensare che il divorzio sia complesso e tortuoso. Certo, ci sono componenti emotive non indifferenti, ma è comprensibile che la procedura possa apparire ostica. Nonostante ciò, bisogna sapere che riguardo al divorzio in Italia sono stati fatti passi avanti davvero imponenti nel corso degli anni. Questo non vuol dire che non ci siano ulteriori margini di miglioramento, ma siamo sempre più vicini a un giusto compromesso tra la rapidità e la semplicità richiesta dai cittadini e la giusta tutela dei diritti di tutte le parti coinvolte, in un modo che non troppi anni addietro sembrava utopistico.
Inizialmente impossibile, poi riservato a casi particolari e infine un libero diritto dei cittadini, da tempo il divorzio viene gradualmente rivisto per assicurare maggiore rapidità. Chi vuole divorziare semplicemente divorzia, indipendentemente dalla volontà dell’altro coniuge (no, non serve che firmi le carte), che può al massimo contestare le condizioni e far valere le proprie ragioni in tribunale. Certo, a seconda della collaborazione tra marito e moglie possono variare notevolmente costi e tempi della procedura, ma entrambi sono liberi di chiedere lo scioglimento del vincolo coniugale in modo completamente libero.
Ovviamente ciò avviene per quanto riguarda gli effetti civili del matrimonio, eventuali unioni religiose seguono invece le proprie regole di riferimento. La religione cattolica, per esempio, è una delle tante che non ammette il divorzio, ma prevede l’annullamento per casi eccezionali. Dal punto di vista giuridico, però, bisogna guardare agli effetti civili, che hanno non poche ripercussioni (presumibilmente desiderate) sulla vita quotidiana degli ex coniugi.
Cos’è il divorzio: gli effetti
Il divorzio sancisce la fine degli effetti civili del matrimonio, quindi elimina i vincoli tra le due parti, che non sono più coniugi agli occhi della legge. Dopo il divorzio marito e moglie diventano sostanzialmente estranei dal punto di vista legale, fatta eccezione per quanto deciso volontariamente dagli stessi. Perdono i diritti successori reciproci, non hanno più obblighi l’uno nei confronti dell’altra tranne l’eventuale assegno divorzile disposto dal giudice, non sono tenuti all’assistenza, non hanno alcun potere di rappresentanza altrui.
Cadono così tutti quei doveri/diritti imposti dal vincolo matrimoniale e derivanti dallo stesso, rendendo ex marito ed ex moglie completamente indipendenti. Un effetto che non si ha con la separazione, che ha natura di fase transitoria (figlia di un retaggio ormai superato ma ancora in vigore per diversi presupposti) e temporanea, ma quasi sempre indispensabile. Questo periodo viene previsto per eseguire gli accertamenti del caso e permettere ai coniugi di riflettere adeguatamente sulla scelta da prendere, tanto che può ultimare nel divorzio oppure nella riconciliazione.
Divorziare dopo la separazione non è obbligatorio ma è preferibile se non è avvenuta una riappacificazione, visto che i coniugi restano sposati agli occhi della legge e condividono ancora la maggior parte dei doveri reciproci. I coniugi separati possono semplicemente venir meno agli obblighi di fedeltà e coabitazione, ma devono rispettare tutti gli altri dettami matrimoniali e preservano i diritti reciproci, con qualche piccola limitazione per chi subisce l’addebito.
Come funziona il divorzio
Il funzionamento del divorzio dipende principalmente dalle modalità scelte, per preferenza o necessità, dai coniugi. Quando entrambi sono d’accordo non soltanto sulla volontà di divorziare ma anche sulle questioni più importanti da regolamentare possono optare per una procedura consensuale in tribunale, in Comune senza avvocati (se non hanno figli minori o comunque non autosufficienti) o per la negoziazione assistita (con assistenza di un avvocato e validazione del pubblico ministero per le coppie con figli minori, maggiorenni non autosufficienti o portatori di handicap). Quando, invece, non è possibile tentare un accordo non c’è altra strada che il divorzio giudiziale. Quest’ultimo è utile a dirimere le controversie tra i coniugi rimettendo la decisione al giudice, ma anche nei casi in cui uno dei due è irreperibile, per esempio.
Cosa succede con il divorzio
Il divorzio scioglie il vincolo matrimoniale, ma di fatto produce anche altri effetti sulla vita delle parti coinvolte. In sede di divorzio vengono definite tutte le questioni riguardanti gli eventuali figli della coppia (affidamento, collocamento, assegno di mantenimento, calendario di visite e così via), dei loro beni, rispettivi e di entrambi, e l’eventuale assegno divorzile. Quest’ultimo, in particolare, si distingue dall’assegno di mantenimento prevedibile in fase di separazione perché più limitato nei requisiti per la parte assistenziale ma previsto, secondo l’orientamento della Cassazione, anche per una funzione perequativo-compensativa volta a ricompensare il coniuge che ha sacrificato opportunità professionali per il benessere della famiglia e con l’accordo dell’altro.
Tempi e costi del divorzio
Tempi e costi vanno generalmente a braccetto nei divorzi: più la procedura è lunga più è tendenzialmente costosa, anche se può essere previsto dal giudice l’addebito delle spese a uno degli ex coniugi, se ritenuto soccombente. La procedura più veloce ed economica in assoluto è quella in Comune senza avvocati, con costi limitati pressoché alla marca da bollo, e tempistiche celeri, compatibilmente con gli impegni degli uffici comunali.
La negoziazione assistita richiede inevitabilmente un impegno economico maggiore, vista la presenza di almeno un avvocato cui corrispondere l’onorario (per cui si va in genere da 1.000 a 3.000 euro a seconda della complessità per le situazioni ordinarie). Anche in questo caso abbiamo un iter piuttosto breve se non ci sono complicazioni, anche di 1 o 2 mesi. La procedura in tribunale è sempre più lunga e costosa rispetto a quelle stragiudiziali, con il massimo nel divorzio giudiziale.
In questo caso i tempi possono allungarsi anche a qualche anno, arrivando a spese di oltre 20.000 euro per i casi più complessi. In tribunale, tuttavia, è possibile avere il patrocinio gratuito a spese dello Stato (per chi ne ha i requisiti reddituali). Nei tempi di divorzio bisogna in ogni caso considerare che devono passare almeno 6 mesi dalla separazione (elevati a 12 se è stata giudiziale), ma grazie alla riforma Cartabia la richiesta può essere presentata contestualmente evitando perdite di tempo ulteriori per la fissazione dell’udienza.
© RIPRODUZIONE RISERVATA