Il fabbisogno di finanziamento statale cresce, ma i compratori storici dei titoli pubblici diminuiscono. Tra banche centrali in ritirata e fondi pensione in evoluzione, il rischio aumenta.
Nel cuore delle economie sviluppate si sta profilando una crescente crisi di fiducia nel mercato del debito pubblico. I governi necessitano di ingenti somme per finanziare le proprie attività, ma i compratori tradizionali delle loro obbligazioni sovrane stanno svanendo. L’ultima analisi dell’OCSE mette nero su bianco una realtà preoccupante: nel 2025 l’emissione di titoli di Stato dei paesi membri raggiungerà i 17mila miliardi di dollari, rispetto ai 14mila miliardi del 2023. Il debito complessivo salirà così a 59mila miliardi, pari all’84% del PIL aggregato.
La fragilità del sistema si accentua considerando che circa il 45% di questo debito scadrà entro il 2027, costringendo i governi a rifinanziarlo a tassi d’interesse significativamente più alti rispetto al passato. In media, i costi per interessi sul debito rappresentano già il 3,3% del PIL dei paesi OCSE, superando la spesa per la difesa.
La soluzione più ovvia—ridurre i deficit fiscali—si scontra con dinamiche politiche complesse. Aumenti di tasse o tagli alla spesa rischiano di spingere gli elettori verso partiti populisti, spesso inclini ad espandere ulteriormente la spesa pubblica. [...]
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