Cedola semestrale del 3,625% per il BTP prossimo al rimborso. Ma con un particolare

Stefano Vozza

19 Novembre 2025 - 06:13

Ultimo giro di lancette per l’obbligazione MEF nata ai tempi della lira e con ricchissimo coupon nominale annuo

Cedola semestrale del 3,625% per il BTP prossimo al rimborso. Ma con un particolare

Oggi trovare titoli di Stato di matrice MEF con tassi nominali ricchi è difficile. Molte cose sono cambiate sui mercati rispetto al contesto dominante qualche decennio fa, per cui i ritorni di un tempo oggi non ci sono più. Per spuntare cedole robuste bisogna puntare su emittenti esteri al limite dell’investment grade o su bond denominati in valute estere che spesso si svalutano rispetto alle monete forti tipo l’euro.

Poi ci sarebbe un’altra alternativa che con il passare del tempo si va restringendo sempre più, quella di guardare alle vecchie emissioni. Ossia ai bond di lungo termine emessi decenni fa e che man mano stanno arrivando al termine e quindi a naturale scadenza. Tra questi ecco il bond Fx 7,25% 1nv26 con cedola semestrale del 3,625%, un BTP prossimo al rimborso ma con un particolare. Vediamo di quale si tratta.

Il titolo di Stato emesso ai tempi della lira

È un’obbligazione trentennale, e quindi di lunghissimo periodo, emessa ai tempi della lira italiana. L’emissione risale al 1° novembre del 1996, negoziato sul MOT da fine gennaio del ‘97 e con scadenza al 1° novembre del ’26, ossia tra circa 350 giorni. Ha identificativo ISIN IT0001086567, un flottante di quasi 10 mld e mezzo di € e un volume di scambi giornalieri e mensili relativamente modesto. Malgrado la ricca cedola che tanto alletta il mercato, di fondo c’è che il prestito è ormai prossimo al suo rimborso e contestuale ritiro dal mercato.

Sul titolo l’emittente paga il 7,25% di interessi annui lordi (6,343% netti), il 3,625% ogni 6 mesi. In pratica 1.000 € ivi investiti fruttano 31,7 € netti ogni semestre, mentre i due trentennali nati a settembre ’24 e ‘25 staccano un coupon inferiore ai 20 €. Moltiplicati per i 30 anni di vita utile ne deriva una differenza di incassi complessiva davvero notevole.

Rendimento effettivo e reale del BTP Fx 7,25% 1nv26

Il “particolare” è che prezza ampiamente sopra cento e non poteva essere diversamente dato il trend della yield curve degli ultimi 30 anni. I ritorni si sono mediamente e progressivamente sgonfiati per cui i prezzi di queste emissioni dai coupon generosi si sono portati sopra la parità. Anzi, il grafico a barre mensili del BTP Fx 7,25% 1nv26 mostra l’unica discesa sotto cento nell’autunno 2011 nel pieno della crisi dello spread nazionale.

Al contrario un primo picco in area 150 si è avuto nel 2005, un altro nel 2015 quando ha sfiorato i 170 e l’ultimo a inizio decennio sempre in area 150. All’investitore della prima ora l’obbligazione ha fornito un ricco flusso cedolare trentennale e ha garantito un ritorno reale positivo. Cioè gli interessi sono stati maggiori al cumulo di tasse al Fisco, spese di gestione bancaria e costo medio della vita da allora a oggi.

Stamane il BTP 1nv26 prezza sui 104,89 per un effettivo a scadenza del 2,02% lordo (dati: Borsa Italiana). Si tratta di un prezzo prossimo al minimo annuo pari a 104,829, mentre il massimo è stato a 108,88. Data la bassissima duration modificata (0,92) e gli attuali corsi sui minimi, sarebbe un buon affare acquistarlo oggi?

Purtroppo i bei tempi sono andati e da qui a un anno scarso i corsi continueranno solo a scendere in direzione 100. Detta in altri termini, non risaliranno più. Dalla sua c’è che l’obbligazione offre un credito d’imposta dello 0,58%, mentre al posto del nominale annuo andrebbe guardato l’effettivo a scadenza.

Cedola semestrale del 3,625% per il BTP prossimo al rimborso ma con un particolare

Forse più interessanti sarebbero le valutazioni di chi lo ha comprato in principio o anni fa a corsi vicini alla parità. In questi casi, sarebbe meglio tenerlo fino alla fine o incassare la plusvalenza e cambiare sottostante? Non spetta a noi rispondere.
Tuttavia, l’eventuale liquidazione prima del termine sarebbe attutita dal capital gain (solo per acquisti a corsi inferiori agli attuali). Inoltre libererebbe il capitale da reinvestire a rendimenti non così ricchi come due anni fa ma nemmeno ai minimi del decennio.

Giusto a titolo di esempio e niente più, l’ultimo trentennale benchmark nato 2 mesi fa (ISIN IT0005668238) ha cedola al 4,65% e yield del 4,36% per via dei prezzi a 105,37. Ha un credito d’imposta dello 0,63% e, soprattutto, una lunga vita davanti a sé che tuttavia si scontra con una duration modificata a 16,03. Tradotto, il rischio di mercato è consistente, nel senso che da qui al 2055 si batteranno sicuramente prezzi distanti dagli attuali, sia al rialzo che al ribasso. In ultimo, ma non per questo meno importante, vale sempre la considerazione in chiave fiscale ed ereditaria. Ossia su buoni fruttiferi postali e titoli di Stato non si pagano le imposte di successione.

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