Cedola oltre 6,375% e prezzo 99,38 il titolo di Stato in euro in scadenza tra 10 mesi

Stefano Vozza

16 Settembre 2025 - 05:22

Investire a breve termine su un bond sovrano senza rischio di cambio e dalla cedola (e relativo rendimento) alquanto lusinghiero

Cedola oltre 6,375% e prezzo 99,38 il titolo di Stato in euro in scadenza tra 10 mesi

Nel weekend l’attesa principale sul fronte rating sovrani era quasi tutta per i titoli di Stato francesi, ormai nell’occhio del ciclone da alcuni anni. Purtroppo le attese non sono state “deluse” e il downgrading ad opera di Fitch è arrivato. La nota agenzia ha tagliato il giudizio da AA- ad A+, mentre ha considerato “stabile” l’outlook. Le ragioni attengono in primis alla costante crescita del debito che da un livello del 113,2% del PIL del ’24 lo stima al 121% nel 2027. Poi c’è l’instabilità politica interna visto che dalle elezioni legislative del ’24 ad oggi si sono avuti 3 diversi Esecutivi. La debolezza strutturale della guida del Paese si riflette sulla capacità di raddrizzare i conti e rende difficile il rientro del deficit sotto il 3% entro il ’29.

Giudizio al rialzo per i titoli di Stato della Tunisia

Per uno Stato “bocciato” eccone un altro “promosso” sia pure nei termini che tra poco vedremo. Il riferimento è al rating a lungo termine (IDR) della Tunisia che nel weekend l’agenzia Fitch ha innalzato da “CCC+” a “B-“, lasciando “stabile” il relativo outlook.

Una buona notizia per i bond sovrani del Paese nordafricano che ora potrebbero giovare del ripiegamento degli yield a beneficio dei corsi. Emblematico, al riguardo, il trend dell’obbligazione con ISIN XS2023698553 con data di rimborso finale fissata al 15 luglio dell’anno prossimo, tra 10 mesi. Il bond è denominato in euro e quindi non presenta rischi di cambio per l’investitore nazionale. Invece per Tunisi si tratta di un’emissione in valuta estera dato che la moneta legale è il Dinaro tunisino.

Al momento il cambio tra le due valute, cioè l’euro/dinaro, oscilla su 3,42 circa.

Il titolo è stato emesso il 15 luglio del 2019 e stacca una cedola (periodicità annua) del 6,375%, circa il 5,578% netto. Tuttavia, l’effettivo a scadenza è anche migliore per il combinato di due fattori. Uno riguarda il prezzo sotto cento grazie, visto che ha chiuso la scorsa ottava, venerdì 12, a 99,38 centesimi, poi c’è che la vita residua è inferiore all’anno. Detta in numeri, il ritorno effettivo netto annuo a scadenza è del 6,244%.

E pensare che a maggio del 2023 il bond tunisino lo si acquistava a 50 centesimi, come a dire un rialzo delle quotazioni del 100% in soli 28 mesi, cedole escluse.

Il rischio insito nel titolo di Stato con cedola al 6,375% lordo

Tanta grazia non arriva mai per caso ma è sempre il frutto di altre considerazioni, in questo caso il maggior rischio insito nello strumento. Facciamo alcuni confronti per comprendere meglio un titolo altamente rischioso da uno decisamente più tranquillo.

Il BOT Zc Jul26 del Tesoro con IT0005660029 prezza sui 99,338 centesimi per uno yield del 2,05% lordo. Invece il Bund Tf 0% Ag26 con identificativo DE0001102408 (scade 1 mese dopo il BOT di cui sopra) prezza 98,288 per un effettivo a scadenza dell’1,91%. Il più rischioso Romania Tf 5% con ISIN XS2538440780 e in scadenza tra 1 anno e 10 giorni prezza 102,42 2 e rende il 2,49% (dati: Borsa Italiana).

Il timore principale del mercato sui sovereign bond tunisini è quello di default, cioè che l’emittente non sia in grado di ripagare il debito (e/o cedole) alla scadenza. Un ex debito sovrano giudicato “CCC-“ è profondamente non investment grade e dice che si tratta di strumenti con un altissimo rischio di perdere il capitale. Ora, la situazione è migliorata grazie all’upgrading? Sì, ma non si è stravolta dato che il giudizio “B-“ rientra sempre nel “non investment grade”. I relativi titoli restano del tipo “junk”, speculativi, adatti solo a investitori ad elevata propensione al rischio.

Cedola 6,375% e prezzo 99,38 il titolo di Stato in euro in scadenza tra 10 mesi

Investire in simili strumenti vuol dire prestare soldi a un emittente sovrano la cui economia nazionale è molto debole e fragile. I principali indicatori economici sono deludenti almeno dal 2020 al ’26 (stime; dati: Info Mercato Esteri). Il tasso di crescita del PIL è stato del –9% nel ’20, poi 4,7% nel ‘21, del 2,7% nel ’22, 0% nel ’23 e infine 1,4%, 1,5% e 1,6% nei tre anni seguenti (stime per il ’25 e ’26). Negli stessi anni l’indice dei prezzi al consumo è stato del 4,9%, 6,6%, 10,1%, 8,1%, 6,1%, 5,3% e 5,5%, mentre il tasso di disoccupazione è oscillato tra il 15,5% e il 17,6%.

Non va tanto meglio, ma in miglioramento sì, la situazione sul fronte dei saldi commerciali e valutari, le fonti prime con cui ripagare un debito estero. Si tratta di due saldi spesso in rosso e preoccupa l’esiguità delle riserve valutarie estere con cui ripagare i prestiti in valuta. Tuttavia, per Fitch l’upgrading è frutto del continuo miglioramento della posizione esterna del Paese e un resiliente saldo degli IDE (Investimenti Diretti Esteri).

Insomma, il classico bond da maneggiare con estrema cura e solo se propensi al rischio. Un rischio tuttavia mitigato dalla breve durata residua, il buon ritorno atteso e le prospettive economiche interne al Paese meno cupe rispetto a ieri.

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