Cassa integrazione a zero ore, cos’è e come funziona oggi

Money.it Guide

29 Luglio 2025 - 17:48

La cassa integrazione a zero ore è uno strumento di sostegno economico in favore del dipendente e dell’azienda: ecco significato, come funziona e a chi spetta.

Cassa integrazione a zero ore, cos’è e come funziona oggi

Nel corso della vita di un’azienda, non è raro attraversare momenti di difficoltà che impongano una riorganizzazione, una sospensione temporanea dell’attività o un ridimensionamento della forza lavoro. In questi casi, può entrare in gioco un importante strumento di tutela per i lavoratori dipendenti: la cassa integrazione guadagni, e in particolare la cassa integrazione a zero ore, che comporta la sospensione totale dell’attività lavorativa per un determinato periodo.

Oggi, l’utilizzo della cassa integrazione si conferma un elemento centrale delle politiche attive del lavoro. Secondo i dati INPS pubblicati nel primo semestre del 2025, sono state autorizzate oltre 300 milioni di ore di cassa integrazione tra ordinaria, straordinaria e in deroga, con un incremento del 12% rispetto allo stesso periodo del 2024. A farne ricorso sono soprattutto i settori dell’industria, del commercio e dei trasporti, a causa di rallentamenti produttivi, crisi settoriali o ristrutturazioni aziendali.

Può capitare, quindi, che un lavoratore riceva una comunicazione dal proprio datore di lavoro che lo informa dell’attivazione della cassa integrazione a zero ore. In simili situazioni, è naturale chiedersi: cosa comporta questa misura? Chi paga l’indennità? Quanto percepirò ogni mese?

Ecco, allora, cos’è la cassa integrazione a zero ore, come si attiva, quali sono i requisiti, e cosa cambia per il lavoratore sotto il profilo economico e contrattuale.

Cassa integrazione a zero ore: cosa significa?

La cassa integrazione a zero ore è una particolare forma di sostegno economico che si attiva quando un lavoratore subordinato viene completamente sospeso dalla propria attività lavorativa per un periodo temporaneo, senza svolgere alcuna prestazione. Questo strumento, disciplinato dalla normativa italiana in materia di ammortizzatori sociali, è pensato per tutelare sia le imprese in difficoltà, sia i lavoratori dipendenti, evitando licenziamenti immediati nei momenti di crisi produttiva o finanziaria.

Il termine “zero ore” indica proprio che la prestazione lavorativa è interamente azzerata: il dipendente, pur rimanendo formalmente assunto, non lavora e riceve un trattamento economico a carico dello Stato. Questo importo – corrispondente a circa l’80% dello stipendio perso – viene riconosciuto dall’INPS nei limiti di un massimale annualmente aggiornato.

La misura è applicabile in contesti diversi: crisi aziendali temporanee, cali di commesse, eventi straordinari, ristrutturazioni o riconversioni industriali. Rispetto ad altre forme di cassa integrazione (parziale), la versione a zero ore implica una maggiore incidenza sia sull’organizzazione interna dell’impresa che sul reddito del lavoratore, anche se temporanea.

Come funziona la cassa integrazione a zero ore e cosa deve fare l’azienda

Come detto, di fatto è lo Stato che si fa carico, con le sue risorse, di sostenere economicamente azienda e lavoratori, in attesa del superamento della fase di crisi.

La cassa integrazione a zero ore si riferisce alla diminuzione di orario di lavoro, che in questo caso è totale. Infatti l’impresa che sceglie di applicare la cassa integrazione a zero ore avrà dipendenti sospesi integralmente e, dunque, senza l’obbligo di svolgere la prestazione di lavoro.

Ad un’azienda che si vale di questo tipo di cassa integrazione, non è comunque impedito di scegliere per la riduzione dell’orario di lavoro - invece che per il taglio totale - in riferimento ad altri lavoratori. Sulla scelta della cassa integrazione a zero ore o senza, influiranno infatti le esigenze dell’impresa e le mansioni svolte da ciascun dipendente.

Se possibile, il datore di lavoro dovrà ruotare il personale sospeso a zero ore, ma chiaramente si tratta di valutazione soggettive e che attengono al tipo di attività dell’impresa. Ogni situazione è diversa dalle altre e va valutata con estrema attenzione dall’azienda.

Cosa sono gli ammortizzatori sociali? Il contesto di riferimento

Se parliamo di cassa integrazione a zero ore, non possiamo non ricordare che questa misura fa parte, a pieno titolo, della categoria degli ammortizzatori sociali, ovvero quegli strumenti messi in atto dallo Stato italiano per dare un sostegno economico a chi:

  • perde il posto il lavoro;
  • subisce una contrazione, parziale o totale, delle ore di lavoro prestate.

In altre parole, grazie agli ammortizzatori sociali, imprese e lavoratori sono in grado di affrontare momenti di crisi aziendale o fasi di totale disoccupazione, comunque superabili - evitando il licenziamento dei lavoratori in precedenza assunti. Detti ammortizzatori coprono un periodo «ponte» e mirano appunto a salvare la produttività dell’impresa, oltre che i posti di lavoro.

Insieme alla cassa integrazione nelle sue varie declinazioni - compresa quella a zero ore - sono ammortizzatori sociali, ad esempio, la Naspi, la DIS-COLL, i fondi di solidarietà e l’indennità straordinaria di continuità reddituale e operativa (ISCRO), confermata anche per il 2025 con criteri aggiornati.

Il lavoratore sospeso a zero ore quanto viene pagato? Lo stipendio previsto

Se è vero che il dipendente sospeso parzialmente e che dunque ha un orario di lavoro ridotto, continuerà ad essere stipendiato dal datore per le ore di lavoro concretamente svolte, è altrettanto vero che - invece - nessun obbligo di pagamento cadrà sull’azienda che si avvale della cassa integrazione a zero ore.

Il trattamento economico del lavoratore sospeso integralmente infatti sarà a totale carico dello Stato, perciò il dipendente riceverà meramente l’integrazione salariale, che sarà pari all’80% dello stipendio perso a seguito della riduzione di orario per cassa integrazione.

Per fare un esempio pratico, se un certo dipendente prima del ricorso alla cassa integrazione a zero ore, prendeva una retribuzione pari a 1.200 euro mensili, con il citato trattamento di integrazione salariale per le ’zero ore’, riceverà dallo Stato 960 euro mensili.

Il limite del massimale

Attenzione però, perché la «copertura da parte» delle casse pubbliche rispetta il limite costituito dal massimale, una soglia fissata dalla legge e aggiornata annualmente dall’INPS. Per il 2025, la Circolare INPS n. 23/2025 stabilisce i seguenti importi lordi mensili:

  • €1.412,76 per retribuzioni fino a €2.404,96;
  • €1.691,05 per retribuzioni superiori.

Anche nel 2025 si applica la riduzione del 5,84% prevista dall’art. 26 della legge n. 41 del 1986.

Pertanto, se è sospeso a zero ore un dipendente con un reddito elevato, ciò che prenderà dallo Stato a titolo di integrazione salariale non sarà pari all’80% della sua normale retribuzione, ma sarà una percentuale inferiore. Conseguentemente questa percentuale non sarà applicata in tutte le circostanze di cassa integrazione e relativa integrazione salariale.

Chi paga concretamente l’integrazione salariale?

Di solito è l’azienda che anticipa la somma di denaro al lavoratore sospeso a zero ore, e le date di accredito sono quelle in cui avviene il versamento dello stipendio. In un secondo tempo, il datore di lavoro avrà indietro le somme anticipate, grazie al meccanismo della compensazione con i contributi che deve versare all’Inps. Ciò assicura che l’azienda non sia gravata in alcun modo dal meccanismo di questo ammortizzatore sociale.

Attenzione però perché in caso di cassa integrazione in deroga, ovvero di cassa a sostegno di imprese che non possono ricorrere agli strumenti ordinari perché escluse all’origine da questa tutela o perché hanno già terminato il periodo di fruizione delle tutele ordinarie, sarà l’Inps a versare direttamente la cassa integrazione al dipendente sospeso a zero ore.

Vi è anche un’altra eccezione alla regola del pagamento diretto da parte del datore, salvo compensazione successiva - ed è quella relativa al caso delle oggettive difficoltà finanziarie dell’azienda. In dette circostanze, il datore può domandare ed ottenere il pagamento diretto da parte dell’Inps - senza anticipare le integrazioni salariali. Tuttavia sarà compito del datore di lavoro trasmettere mensilmente all’istituto di previdenza i dati che servono all’elaborazione del pagamento a favore dei dipendenti tutelati dalla cassa integrazione a zero ore.

Ulteriori chiarimenti

In caso di sospensioni a zero ore - o riduzioni dell’attività lavorativa - le aziende devono comunicare in via preventiva ai sindacati le ragioni che hanno implicato la riduzione totale o parziale dell’orario di lavoro, l’entità e la durata della sospensione o della riduzione e il numero di dipendenti cui la cassa integrazione si applicherà.

Al fine di beneficiare dell’integrazione è necessario che l’azienda, di seguito, faccia una domanda ad hoc all’INPS in caso di cassa integrazione ordinaria, mentre in caso di cassa integrazione straordinaria la domanda andrà fatta sia all’INPS che al Ministero del Lavoro. In quest’ultimo caso il trattamento di integrazione salariale è autorizzato dal Ministero con decreto e sarà poi l’Inps a disporre materialmente l’integrazione salariale a favore dei dipendenti.

In ipotesi infine di cassa integrazione in deroga, la domanda del datore dovrà essere fatta alla Regione competente, che concederà il sostegno economico, poi materialmente versato dall’istituto di previdenza, cui spetterà sempre la copertura economica dell’ammortizzatore sociale in oggetto.

Iscriviti a Money.it