Buste paga, sarà rivoluzione: cambia tutto per tredicesima, contributi e Irpef, le conseguenze per lo stipendio

Simone Micocci

30/06/2023

30/06/2023 - 10:20

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Il governo Meloni punta forte sul taglio del cuneo fiscale: nuove regole per il calcolo di imposte e contributi a partire dal 2024.

Buste paga, sarà rivoluzione: cambia tutto per tredicesima, contributi e Irpef, le conseguenze per lo stipendio

Sarà rivoluzione per le buste paga a partire dal 1° gennaio 2024: dalla conferma dello sgravio contributivo alla riforma fiscale, per i lavoratori dipendenti il prossimo anno potrebbe portare a un abbattimento delle imposte e dei contributi solitamente dovuti sullo stipendio, con conseguente riduzione del taglio del cuneo fiscale e aumento del netto percepito.

Al momento i dibattiti su come cambierà la busta paga a partire dal prossimo anno sono ancora in discussione: il testo della riforma fiscale ha appena ricevuto il via libera da parte della Commissione Finanze della Camera e il 10 luglio arriverà in aula: per il momento, però, ne sono stati chiariti solamente gli aspetti teorici mentre per le cifre bisognerà ancora aspettare. Lo stesso vale per lo sgravio contributivo, che il governo ha intenzione di confermare anche per il prossimo anno ma senza aver ancora chiara la percentuale: tutto dipenderà dalle risorse a disposizione, le quali verranno rese note una volta approvata la nota di aggiornamento al Def, in programma verso la fine di settembre.

Per il momento, quindi, possiamo rispondere alla domanda come cambiano le buste paga ma non a quella su quanto aumenteranno gli stipendi: per informazioni a riguardo c’è ancora tempo, ma basta sapere che da questa operazione ne risulterà un cospicuo aumento della retribuzione netta che, almeno secondo quelle che sono le indiscrezioni circolate in questi giorni, dovrebbe essere maggiore per i redditi più bassi.

Nuova Irpef in busta paga

La prima novità riguarda un cambiamento dell’imposta sul reddito trattenuta direttamente in busta paga dal datore di lavoro, in qualità di sostituto d’imposta. L’Irpef, applicata sull’importo lordo al netto dei contributi previdenziali (dei quali parleremo di seguito), subirà infatti una revisione delle aliquote grazie alla riforma.

Niente flat tax incrementale però: per il momento tra gli emendamenti della legge delega non figura tale possibilità (che continuerà a essere riservata ai lavoratori autonomi).

Nel 2024, quindi, ci si limiterà al passaggio da 4 a 3 aliquote con l’estensione - per stessa ammissione di Giorgia Meloni - della prima fascia, quella che oggi riguarda i redditi fino a 15 mila euro (con percentuale del 23%).

Le ipotesi a riguardo sono diverse: c’è chi prevede che si possano accorpare prima e seconda fascia, chi invece è convinto che il governo si fermerà ai redditi fino a 20 mila euro. Per il momento è ancora presto fare supposizioni, visto che la misura della nuova Irpef dovrebbe essere indicata solamente con la legge di Bilancio.

Detassati straordinari, tredicesima e premi di produzione

Indipendentemente da quelle che saranno le nuove aliquote Irpef, ci saranno ulteriori novità per alcune voci accessorie della busta paga: l’obiettivo indicato dalla delega, infatti, è di detassare ulteriormente, probabilmente fissando una flat tax del 15%, tredicesima e straordinari, come pure i premi di produzione.

Una misura che tuttavia dovrebbe interessare solamente i redditi più bassi: secondo indiscrezioni la soglia dovrebbe essere fissata a 20 mila euro, mentre per i redditi più alti l’imposta dovuta dovrebbe progressivamente aumentare fino a raggiungere la quota ordinaria.

Lo sgravio contributivo

C’è poi una novità di cui i lavoratori dipendenti ne hanno già toccato con mano le conseguenze in busta paga: lo sgravio contributivo con il quale viene ridotta la quota di contributi dovuta dal lavoratore, che ricordiamo viene calcolata sull’imponibile lordo.

Già nel 2023, infatti, il governo Meloni (così come il governo Draghi l’anno prima) ha approfittato dello sgravio contributivo per effettuare un primo taglio del cuneo fiscale, ossia la differenza che c’è tra stipendio netto e lordo. Prima lo ha fatto con uno sgravio del 2% (per i redditi fino a 35 mila euro) e del 3% (per i redditi fino a 25 mila euro) in vigore da gennaio a giugno, che da luglio (a dicembre, tredicesima esclusa) verrà incrementato di un ulteriore 4%.

Sgravi che per il momento sono limitati al 2023, ma il governo Meloni ha confermato di volerlo estendere anche al 2024 senza però soffermarsi sulla misura: anche in questo caso si tratterà di capire quante risorse saranno a disposizione, in quanto per confermare lo sgravio del 6% o 7%, come sarà in vigore da luglio a dicembre, per tutto il 2024 serviranno circa 10 miliardi di euro.

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