Busta paga, il governo non bada a spese per confermare - e rafforzare - il bonus risultato dal taglio del cuneo fiscale. Meloni tranquillizza le famiglie (e anticipa un incremento dell’assegno unico).
Giorgia Meloni ha parlato della legge di Bilancio 2024 dando una prima anticipazione di quelli che dovranno essere gli aspetti su cui il governo dovrà concentrarsi.
Come noto, le risorse a disposizione per la manovra saranno limitate anche perché bisogna fare i conti con un quadro economico che - complice anche “il rallentamento dell’economia tedesca che si ripercuote in tutta Europa e sul nostro tessuto industriale” - non ci permetterà di sostenere spese folli.
Anzi, bisognerà scegliere con accuratezza, in modo da utilizzare “con massima attenzione le risorse disponibili”: a tal proposito, è importante sapere che Giorgia Meloni mette nella platea degli interventi da attuare con la prossima legge di Bilancio anche il taglio del cuneo fiscale, misura che va “confermata e rafforzata”.
Parole al miele per i lavoratori per i quali senza una conferma in legge di Bilancio si prospetta uno stipendio più basso nel 2024 rispetto a quanto percepito nel 2023. Lo sgravio contributivo introdotto quest’anno, che da luglio è salito al 7% e 6% per le buste paga d’importo inferiore rispettivamente a 1.923 e 2.692 euro, necessita infatti di una conferma anche per il 2024, altrimenti si tornerà all’aliquota contributiva piena (9,19% nel privato, 8,80% nel pubblico) con conseguente taglio dello stipendio netto a parità di lordo.
Tuttavia, confermare il taglio del cuneo fiscale richiederà un esborso non indifferente per il governo e il fatto che Giorgia Meloni lo abbia posto in cima alle priorità è importante in quanto ci dice che il governo non ha intenzione di tirarsi indietro.
L’importanza del taglio del cuneo fiscale
In un contesto in cui i prezzi aumentano e gli stipendi - lordi - restano fermi, l’unico modo per contrastare la perdita del potere d’acquisto delle retribuzioni è intervenire sul cuneo fiscale, riducendo la differenza che c’è tra lordo e netto.
Il governo lo ha fatto intervenendo sulla quota contributiva, tagliandola appunto di 6 o 7 punti a seconda dell’importo della busta paga. Un’operazione che richiederebbe oltre 10 miliardi per la conferma nel 2024: un costo molto alto, ma è altrettanto importante evitare che tra il 2023 e il 2024 possa esserci una riduzione dello stipendio che rappresenterebbe un duro colpo per l’immagine del governo nell’anno in cui sono in programma le elezioni Europee.
E non è un caso se proprio in questi giorni in cui nella maggioranza sono in corso le discussioni su come utilizzare le risorse a disposizione per la legge di Bilancio la presidente del Consiglio si sia esposta così prepotentemente su una misura che concentrerà su di sé la maggior parte del tesoretto a disposizione. Si tratta infatti di un chiaro messaggio agli alleati, ai quali viene fatto sapere che non si potrà prescindere da quelli che sono due interventi essenziali per il suo programma: il bonus in busta paga appunto e l’aumento dell’assegno unico.
Già con la manovra dello scorso anno è stata tracciata una direzione: “adesso”, spiega Meloni, “bisogna consolidarla e rafforzarla”.
Buste paga 2024, cosa può succedere?
Per il momento è ancora presto per fare previsioni su cosa succederà agli stipendi, tuttavia le parole di Meloni possono perlomeno tranquillizzare i lavoratori in quanto sembra che lo sgravio contributivo in vigore oggi - dal quale ne è risultato un aumento fino a 100 euro al mese - verrà perlomeno confermato.
Dopodiché Meloni ha anche parlato di “rafforzamento”, facendo quindi pensare a un ulteriore sgravio e a un conseguente bonus in busta paga. D’altronde, rispetto a un anno fa “i prezzi dell’energia sono notevolmente più bassi” e per questo motivo il governo potrà permettersi di incrementare i fondi da destinare non solo al taglio del cuneo fiscale ma anche alle politiche demografiche.
Ragion per cui oltre a un aumento delle buste paga - per il quale ribadiamo che non sarà comunque semplice recuperare le risorse - è lecito aspettarsi anche un incremento dell’assegno unico per figli a carico.
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