Busta paga più alta, ufficiali gli aumenti di stipendio da gennaio 2023: pubblicata la circolare Inps

Stefano Rizzuti

26 Gennaio 2023 - 12:23

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Con la pubblicazione della circolare Inps n. 7 del 24 gennaio vengono ufficializzati, già con la busta paga di gennaio 2023, gli aumenti di stipendio per i lavoratori dipendenti.

Busta paga più alta, ufficiali gli aumenti di stipendio da gennaio 2023: pubblicata la circolare Inps

Gli aumenti di stipendio legati al taglio del cuneo fiscale sono ufficiali e scatteranno già con la busta paga di gennaio 2023. A confermarlo è la circolare Inps numero 7 del 24 gennaio, con la quale vengono predisposte le indicazioni ai datori di lavoro per corrispondere gli stipendi con l’applicazione del nuovo sgravio contributivo.

La circolare segue la legge di Bilancio 2023 che ha prorogato il taglio del cuneo fiscale introdotto dal governo Draghi, incrementandolo al 3% per i redditi inferiori a 25mila euro. Le indicazioni dell’istituto di previdenza servono quindi a gestire gli adempimenti previdenziali.

Lo sgravio contributivo è del 2% per i redditi fino a 35mila euro annuali, ovvero 2.692 euro mensili. L’estensione al 3% riguarda i redditi fino a 25mila euro, ovvero 1.923 mensili. Gli stessi importi valgono anche per la tredicesima. Vediamo tutte le regole riguardanti il taglio del cuneo fiscale e le specifiche confermate dalla circolare dell’Inps.

Come funziona il taglio del cuneo fiscale per il 2023

Il taglio del cuneo fiscale è valido per tutto il 2023 e si divide in due spezzoni. Da una parte si prevede uno sgravio contributivo di due punti percentuali quando la retribuzione imponibile, parametrata su tredici mensilità, non eccede l’importo mensile di 2.692 euro, maggiorato del rateo di tredicesima per la competenza del mese di dicembre.

Invece lo sgravio sale a tre punti percentuali quando la retribuzione non eccede l’importo mensile di 1.923 euro. Sono esclusi dal taglio del cuneo fiscale e dal conseguente aumento di stipendio i rapporti di lavoro domestico, in quanto le aliquote previdenziali sono già ridotte rispetto a quelle ordinarie.

Allo sgravio contributivo possono accedere tutti i lavoratori dipendenti, pubblici e privati, rispettando i criteri reddituali. Le modalità di erogazione previste dall’Inps confermano quelle già previste nel 2022 per i precedenti aumenti di stipendio introdotti dal governo Draghi e ora confermati dall’esecutivo guidato da Giorgia Meloni.

Aumenti in busta paga, come cambiano i contributi

Per un lavoratore privato, in caso di importo inferiore a 2.692 euro mensili, i contributi a suo carico passano dall’ordinario 9,19% a un 7,19%, con lo sgravio di due punti. Per chi, invece, guadagna 1.923 euro mensili, i contributi scendono dal 9,19% al 6,19%. Va comunque ricordato che già negli ultimi mesi del 2022 i contributi che versava il lavoratore erano pari al 7,19% per i redditi inferiori a 35mila euro. La vera differenza, dunque, riguarda i redditi inferiori ai 25mila euro con un ulteriore taglio che porta i contributi al 6,19%, con conseguente aumento del netto in busta paga.

Quando si ha diritto allo sgravio contributivo e quando no

Per capire se si ha diritto al taglio del cuneo fiscale è importante guardare il dato mensile, la singola busta paga. Se la retribuzione mensile è superiore a 2.692, anche se complessivamente si resta sotto la soglia annuale dei 35mila euro, non si ha diritto - in quel singolo mese - allo sgravio contributivo.

Lo stesso discorso vale per il taglio al 3%: se si supera, in un singolo mese, l’importo di 1.923 euro in busta paga non si ha diritto allo sconto del 3%, ma per quella mensilità verrà ridotto al 2%. Quindi per capire se il taglio è del 2% o del 3% bisogna guardare la singola mensilità. Il che vuol dire che lo sgravio può essere diverso di mese in mese, per esempio quando l’importo aumenta a causa di straordinari, festività o altre voci aggiuntive in busta paga.

Considerando che lo sgravio contributivo è valido dall’1 gennaio al 31 dicembre 2023, bisogna considerare cosa succede per i rapporti di lavoro cessati entro il 31 dicembre 2022: se vengono erogate nel 2023 le ultime competenze, l’esonero non viene applicato, come sottolinea la circolare Inps.

Il taglio del cuneo fiscale per la tredicesima

Per sapere se spetta lo sgravio contributivo (e in che misura) sulla tredicesima bisogna considerare lo stesso importo del singolo mese: non bisogna superare i 1.923 o i 2.692 euro. Se, invece, la tredicesima viene erogata non a dicembre ma come corrispettivo aggiuntivo in ogni singolo mese, il calcolo è diverso.

In questo caso, se la retribuzione lorda è inferiore a 1.923 o a 2.692 euro, si possono aggiungere a queste cifre gli importi dei ratei della tredicesima: fino a 224 euro per lo sgravio del 2% e a 160 euro per lo sgravio del 3%. Se, inoltre, viene interrotto il rapporto di lavoro durante l’anno e si ha diritto al taglio del cuneo fiscale, la riduzione viene applicata anche alle quote di tredicesima da corrispondere a fine rapporto. Il massimale, quindi, deve essere riparametrato al numero di mensilità maturate.

Busta paga 2023, quanto aumentano gli stipendi

Con l’arrivo della circolare Inps, in tempi più rapidi del previsto, gli aumenti di stipendio scatteranno già dalla busta paga di gennaio 2023. Ma quanto salgono gli stipendi? Partendo dal presupposto che l’aumento è reale solo per chi guadagna meno di 25mila euro l’anno, l’incremento è di circa 13 euro mensili sugli stipendi di 1.300 euro. Che salgono a 15 per chi guadagna 1.500 euro mensili e a 19 per chi ne guadagna 1.900.

In realtà queste cifre corrispondono semplicemente ai contributi in meno che devono essere versati. L’aumento sarà leggermente inferiore perché, con lo sgravio, bisognerà ricalcolare l’Irpef, avendo versato meno contributi. Quindi, secondo i calcoli del Sole 24 Ore, l’aumento del 2% in realtà è dell’1,70% e quello del 3% non va oltre il 2,43% in più netto in busta paga.

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