Busta paga, nuovo bonus Inps se hai questa età o lavori da tanti anni. La tabella con gli importi

Simone Micocci

17 Giugno 2025 - 11:01

Hai compiuto 62 anni oppure hai raggiunto 42 anni e 10 mesi di lavoro? Puoi chiedere l’aumento netto in busta paga. Ecco di che importi si tratta.

Busta paga, nuovo bonus Inps se hai questa età o lavori da tanti anni. La tabella con gli importi

È stato rinnovato il bonus Maroni in busta paga, l’incentivo economico riconosciuto ai lavoratori che, pur avendo maturato i requisiti per la pensione anticipata, scelgono di rimanere al lavoro.

Previsto inizialmente dalla legge di Bilancio 2023 e confermato per il 2024, il bonus è stato prorogato anche per il 2025 grazie all’articolo 1, comma 161, della legge 30 dicembre 2024, n. 207 (legge di Bilancio 2025), con importanti estensioni nella platea dei beneficiari.

Come chiarito dalla circolare Inps n. 102 del 12 giugno 2025, l’incentivo spetta infatti non solo ai lavoratori che maturano i requisiti per smettere di lavorare con Quota 103 (62 anni di età e 41 anni di contributi), ma anche a chi raggiunge il diritto alla pensione anticipata ordinaria (42 anni e 10 mesi per gli uomini, 41 e 10 mesi per le donne) entro il 31 dicembre 2025.

Il bonus consiste nella possibilità di rinunciare ai contributi previdenziali Ivs a proprio carico, con la conseguente erogazione diretta dell’importo netto in busta paga. Si tratta, dunque, di un incentivo al posticipo del pensionamento che consente di incrementare lo stipendio netto mensile.

Tuttavia, non sempre conviene: come vedremo in questa guida, la rinuncia ai contributi comporta anche una riduzione del futuro importo pensionistico. La scelta è quindi tra un aumento immediato dello stipendio oppure il mantenimento integrale della pensione futura.

Vediamo nel dettaglio come funziona il bonus Maroni 2025, chi può beneficiarne, quali sono i requisiti, le tempistiche, gli importi mensili attesi e gli effetti sulla pensione.

Cos’è

Come detto sopra, si tratta di un incentivo per quei lavoratori che pur soddisfando i requisiti per il pensionamento anticipato con Quota 103 scelgono restare al lavoro. Grazie a questo bonus somma corrispondente alla quota dei contributi Ivs a carico del lavoratore (in genere pari al 9,19% dello stipendio lordo nel settore privato, 8,80% nel pubblico), che sarebbe stata altrimenti versata all’ente previdenziale, viene erogata direttamente in busta paga dal datore di lavoro, e non concorre alla formazione del reddito imponibile Irpef, risultando quindi esente da tassazione fiscale.

In questo modo lo stipendio lordo resta lo stesso, così che l’aumento della retribuzione non gravi sulle spalle dell’azienda, mentre per il netto c’è un aumento più o meno significativo a seconda dei casi.

Ma attenzione: durante il periodo di fruizione del bonus, la posizione assicurativa del lavoratore continua a essere alimentata per la quota a carico del datore di lavoro, mentre la quota a carico del lavoratore non viene versata e viene invece erogata come parte del compenso netto, non imponibile ai fini fiscali. Di conseguenza, aumenta lo stipendio ma si versano meno contributi all’Inps, comportando così una riduzione della pensione futura.

Con la legge di Bilancio 2025, il bonus Maroni è stato rinnovato anche per l’anno in corso e ampliato nei suoi destinatari. Oltre ai lavoratori che maturano i requisiti per la pensione anticipata flessibile (Quota 103), la misura viene estesa anche a coloro che raggiungono entro il 31 dicembre 2025 i requisiti per la pensione anticipata ordinaria (42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini, 41 e 10 mesi per le donne).

Chi può accedervi

Quindi, il bonus in busta paga spetta o a chi compiuto 62 anni (e nel frattempo ha comunque maturato 41 anni di contributi) oppure a coloro che indipendentemente dall’età anagrafica hanno avuto una lunga carriera, tale da raggiungere 42 anni e 10 mesi di contributi (uno in meno per le donne).

Ovviamente, trattandosi di un bonus in busta paga, spetta ai soli lavoratori dipendenti iscritti all’Assicurazione generale obbligatoria, o a forme sostitutive ed esclusive della medesima. Non possono farne richiesta, invece, coloro che risultano già percettori di pensione diretta.

Inoltre, non possono accedere all’incentivo i lavoratori che, avendo maturato tali requisiti, risulterebbero esclusi per raggiunti limiti anagrafici o per aver già esercitato una volta la facoltà di rinuncia ai contributi.

Il beneficio è valido per tutti i rapporti di lavoro dipendente, presenti e futuri, ed è automaticamente esteso ai nuovi rapporti in caso di cambio datore di lavoro.

Di quanto aumenta lo stipendio?

Sull’imponibile lordo indicato in busta paga si applica un’aliquota contributiva pari al 9,19%, a cui poi si aggiunge un 23,81% che grava sul datore di lavoro.

Con il bonus in oggetto viene azzerato quel 9,19%, lasciando così che il dipendente lo percepisca direttamente sullo stipendio. Ad esempio, su uno stipendio di 2.000 euro lordi significa un risparmio di contributi pari a 183,60 euro al mese, mentre su uno stipendio di 3.000 euro lordi il taglio della quota contributiva garantirà un risparmio di 275,40 euro.

A tal proposito, ecco una tabella in cui è indicato il risparmio lordo riconosciuto dal bonus Maroni, al netto dello sgravio contributivo già riconosciuto.

1.000 9,19% 91,90
1.200 9,19% 110,28
1.400 9,19% 128,66
1.600 9,19% 147,04
1.800 9,19% 165,42
2.000 9,19% 183,80
2.200 9,19% 202,18
2.400 9,19% 220,56
2.600 9,19% 238,94
2.800 9,19% 257,32
3.000 9,19% 275,70
3.200 9,19% 294,08
3.400 9,19% 312,46
3.600 9,19% 330,84
3.800 9,19% 349,22
4.000 9,19% 367,60
4.200 9,19% 385,98
4.400 9,19% 404,36
4.600 9,19% 422,74
4.800 9,19% 441,12
5.000 9,19% 459,50
5.200 9,19% 477,88
5.400 9,19% 496,26
5.600 9,19% 514,64
5.800 9,19% 533,02
6.000 9,19% 551,40
6.200 9,19% 569,78
6.400 9,19% 588,16
6.600 9,19% 606,54
6.800 9,19% 624,92
7.000 9,19% 643,30
7.200 9,19% 661,68
7.400 9,19% 680,06
7.600 9,19% 698,44
7.800 9,19% 716,82
8.000 9,19% 735,20

Secondo quanto precisato dalla circolare Inps n. 102/2025, gli importi corrisposti in busta paga grazie all’incentivo non sono imponibili fiscalmente. In altre parole, la somma che il datore di lavoro eroga al posto dei contributi Ivs non è soggetta a Irpef.

Questo significa che gli importi indicati in tabella sono netti.

A chi va fatta richiesta

Anche per il 2025, la richiesta dell’incentivo deve essere inoltrata all’Inps in via telematica.

Una volta ricevuta la domanda, l’Istituto procede a verificare se il lavoratore ha effettivamente maturato i requisiti per accedere alla pensione anticipata con Quota 103 oppure alla pensione anticipata ordinaria.

Se la verifica ha esito positivo, l’Istituto invia una doppia comunicazione: al lavoratore, con l’esito della richiesta, e al datore di lavoro, tramite il servizio di comunicazione bidirezionale. Solo dopo questa notifica il datore può dare avvio all’incentivo in busta paga, smettendo di versare la quota di contributi IVS a carico del lavoratore e riconoscendone l’importo in busta paga.

In caso siano stati già versati contributi per periodi che rientrano nella finestra di esonero, il datore potrà recuperare tali somme tramite conguaglio, secondo le modalità operative indicate nella circolare Inps che trovate di seguito.

Inoltre, l’Istituto chiarisce che la facoltà di rinuncia può riguardare anche i rapporti di lavoro instaurati successivamente alla domanda: il beneficio, quindi, si trasferisce automaticamente anche in caso di cambio datore di lavoro.

Circolare Inps n. 102 del 2025
Clicca qui per scaricare la guida Inps al bonus Maroni.

Iscriviti a Money.it