Debutta in Italia il primo summit nazionale dedicato ai Business Angel: formazione, networking e cultura dell’investimento per colmare il gap europeo.
In Italia l’ecosistema dell’innovazione continua a crescere, ma resta ancora frenato dalla scarsità di capitali privati disposti a scommettere sulle nuove imprese. È il mondo dei business angel - gli investitori informali che finanziano startup nelle fasi iniziali - a rappresentare oggi una delle risorse più preziose, ma ancora sottoutilizzate, del sistema economico nazionale.
Secondo il report “Business Angel in Italia: l’impatto dell’angel investing” del Politecnico di Torino, realizzato con Growth Capital e Italian Tech Alliance e la collaborazione della University of East Anglia, nel quinquennio 2018-2022 sono stati oltre 1.600 i business angel attivi nel Paese, per un totale di 120 round e 45 milioni di euro investiti. Numeri importanti, ma ancora lontani da quelli registrati nei principali mercati europei.
I numeri dell’angel investing in Italia: un ecosistema in evoluzione ma ancora in ritardo
Il 70% dei business angel italiani opera nel Nord del Paese, con Lombardia, Piemonte e Lazio in testa per numero di operazioni e ammontare investito. Quasi tutti (il 94%) possiedono un titolo di studio superiore, e più dei tre quarti vantano esperienze imprenditoriali o manageriali. Un dato che conferma come l’angel investing non sia soltanto un’attività finanziaria, ma anche un modo per trasmettere competenze e cultura d’impresa.
Il rapporto evidenzia inoltre che il 66% dei business angel aderisce a un Business Angel Group (BAG) o a un Business Angel Network (BAN). In Italia operano 17 BAG e 16 BAN, un numero in crescita ma ancora modesto rispetto a Paesi come Francia, Germania o Spagna, dove le reti di investitori sono più strutturate e radicate nel tessuto economico.
A livello europeo, inoltre, secondo i dati di EBAN, nel 2023 si sono registrati 4.789 round sostenuti da business angel in 38 Paesi. L’Italia, nello stesso periodo, ha visto la partecipazione di BAG e BAN in circa il 10% dei round complessivi, un valore inferiore di quasi il 40% rispetto alla media continentale. Un ritardo che non è solo quantitativo, ma anche culturale: nel nostro Paese, la cultura dell’investimento early-stage è ancora vista con cautela, mentre altrove è riconosciuta come un pilastro dell’innovazione.
Eppure, laddove gli angel intervengono, l’impatto è evidente. Le startup sostenute da BAG o BAN mostrano una crescita media del fatturato superiore al 400% tra il 2018 e il 2021, contro il 190% delle imprese che hanno raccolto capitali senza il supporto di queste organizzazioni. Un divario che dimostra ulteriormente quanto conti la qualità del cosiddetto “smart money”, ossia l’unione tra capitale, mentorship e rete di contatti.
Come ha sottolineato Davide Viglialoro, direttore scientifico della ricerca e ricercatore presso il Politecnico di Torino, “l’ecosistema italiano dell’angel investing ha dimostrato resilienza e capacità di crescita, ma numerose sono ancora le azioni da intraprendere per agevolarne lo sviluppo. L’impatto femminile, l’impact investing e le nuove tecnologie rappresentano alcune delle principali opportunità che i business angel devono saper cogliere”.
Colmare il gap rafforzando la cultura dell’investimento: il Business Angel Summit
Proprio per rispondere a questa esigenza di crescita culturale e di networking, nasce il Business Angel Summit (BAS), il primo evento nazionale interamente dedicato agli investitori informali nelle startup, in programma l’8 novembre 2025 a Milano. Promosso da Startup Geeks, con il patrocinio di Italian Tech Alliance e InnovUp e il supporto di partner come 360 Capital, Boston Consulting Group (BCG), Doorway, Uno Quattro Studio Legale, Over Ventures, Alpha Venture e Business Angels Golf Association, il summit si propone di diffondere competenze e creare connessioni tra investitori esperti e nuovi operatori interessati a entrare nel mondo dell’angel investing.
L’obiettivo è formare una nuova generazione di business angel capaci di valutare con consapevolezza le opportunità di investimento e di supportare le startup non solo con capitali, ma anche con know-how e strategia. Durante la giornata si alterneranno sessioni formative, panel tematici con protagonisti dell’ecosistema italiano e momenti di networking personalizzato, per favorire incontri mirati tra investitori e imprenditori.
“L’Italia ha bisogno di più capitali, ma soprattutto di investitori formati e collegati tra loro. Oggi il vero limite non è la disponibilità di risorse, ma la mancanza di cultura condivisa e di una rete strutturata. Con il Business Angel Summit vogliamo porre le basi per un ecosistema in cui i business angel possano diventare un motore stabile di crescita, al pari di quanto già avviene nei principali mercati europei”, ha dichiarato Manuel Urzì, COO e Head of Growth di Startup Geeks.
Sulla stessa linea, Antonella Grassigli, CEO e co-founder di Doorway, che sottolinea: “Per colmare il divario con l’Europa non basta solo più capitale: servono investitori preparati, connessi e capaci di portare competenze. L’angel investing è il primo miglio dell’innovazione e, se qualificato e coordinato, diventa un motore stabile di crescita”.
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