Btp Italia, conviene comprarlo? Le variabili da considerare

Claudia Cervi

21/06/2022

21/06/2022 - 15:07

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Conviene comprare il Btp Italia di giugno 2030? Con cedola minima garantita all’1,60% oltre al recupero dell’inflazione e doppio premio fedeltà. Vediamo le variabili da considerare.

Btp Italia, conviene comprarlo? Le variabili da considerare

Giunto alla 17ma emissione, il Btp Italia ha raccolto 3,4 miliardi di euro nel primo giorno di collocamento, con oltre 88mila contratti conclusi. Un buon risultato, sebbene inferiore a quello realizzato nel primo giorno dell’emissione di maggio 2020, che portò alla sottoscrizione di 109mila contratti per un controvalore superiore ai 4 miliardi di euro.

La raccolta complessiva del Btp Italia del 2020 fu di oltre 22 miliardi di euro, finalizzata principalmente a finanziare l’emergenza per il Covid. Oggi lo scenario è ben diverso e caratterizzato da un’inflazione ben superiore e da tassi di interesse in aumento.

Analizziamo se conviene comprare il Btp Italia con scadenza a giugno 2030, tasso minimo all’1,60%, oltre al recupero dell’inflazione e doppio premio fedeltà

Conviene comprare Btp Italia 2030?

Nella giornata di venerdì 17 giugno è stato annunciato il rendimento cedolare minimo garantito del Btp Italia giugno 2030, pari all’1,60%, per una durata massima di 8 anni. Il tasso definitivo sarà invece comunicato all’apertura della quarta giornata di emissione, quella del 23 giugno, confermando il tasso dell’1,60% o con una revisione al rialzo.

Al tasso reale minimo garantito va poi addizionato il premio di fedeltà dell’1% sul valore nominale di rimborso di 100, elemento che, considerando un tasso di inflazione medio del 2,9% (ricavato dagli inflation swap per l’indice di inflazione Foi Italia senza tabacchi), fa salire il rendimento lordo a scadenza del 4,6%, come calcolato dagli esperti di Intermonte.

Il doppio premio fedeltà è così distribuito:

  • 0,4% di premio extra per chi compra durante l’emissione e mantiene il bond per 4 anni;
  • 0,6% di premio aggiuntivo per chi compra durante l’emissione e mantiene il bond fino a scadenza (per 8 anni);

Oltre a queste variabili, per valutare la convenienza del Btp Italia occorre valutare anche l’evoluzione dell’inflazione e quella dello spread.

Analisi: le variabili da considerare per investire nel Btp Italia 2030

Il Btp Italia offre una protezione contro l’inflazione: se nei prossimi anni il tasso di inflazione medio dovesse mantenersi sui livelli attuali (pari al 2,9% descritto prima) e se venisse confermata la cedola minima garantita dell’1,6%, il rendimento lordo annuo del Btp Italia ammonterebbe al 4,5%, a cui si aggiungerebbe lo 0,125% pro rata per anno di bonus fedeltà annuo, per un totale del 4,6% circa.

L’analisi di Intermonte confronta questo valore con il rendimento del Btp a tasso fisso sul secondario con scadenza agosto 2030, quindi simile a quella del Btp Italia, che attualmente rende attorno il 3,25-3,3% lordo annuo.

Nel contesto attuale, il Btp Italia mostra dunque un rendimento più elevato. Se l’inflazione dovesse scendere nel corso degli 8 anni, il Btp Italia presenta comunque un “floor” dell’1,6% di rendimento minimo che protegge l’obbligazione dal rischio deflazione.

Dallo studio di Intermonte emerge che il livello di inflazione che rende equivalenti i rendimenti del Btp Italia e del Btp a tasso fisso con scadenza simile (tale differenza è chiamata “breakeven inflation”) è pari a 1,575%, calcolato «togliendo dal 3,3% il rendimento minimo dell’1,6% meno il premio pro rata annuo dello 0,125%».

Perché investire nel Btp Italia 2030?

Il Btp Italia è ideale per l’investitore che stima che l’inflazione resti su livelli elevati e superiori a quelli attuali per la durata dell’investimento, rinunciando al rendimento offerto dai titoli a tasso fisso a fronte di una protezione garantita. Se invece l’inflazione attesa dovesse diminuire anche il rendimento totale del Btp seguirà la stessa sorte, rendendo più conveniente l’investimento in titoli a tasso fisso.

Il Btp è sensibile anche alla variazione dello spread, per il quale la presidente della Bce ha confermato l’impegno ad «agire contro i rischi di frammentazione», ovvero il rischio di spread ingiustificati tra i Paesi dell’Eurozona. Un aumento dello spread, quindi del rendimento del Btp, farebbe diminuire il valore dell’obbligazione, costringendo l’investitore a mantenerla fino a scadenza per non subire perdite sul capitale.

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