Brexit, bocciato no deal: voto, scenari, dazi

Ludovica Ranaldi

13/03/2019

Il Parlamento britannico ha rigettato l’ipotesi no deal. Ecco tutti i dettagli.

Brexit, bocciato no deal: voto, scenari, dazi

Questa sera il Parlamento britannico ha rigettato l’ipotesi no deal.

L’incontro si era reso necessario dopo la bocciatura dell’accordo sulla Brexit avvenuta nella serata di martedì 12 marzo, nonostante il recente incontro tra l’Ue e Theresa May in cui si era riusciti a trovare una linea comune.

La possibilità dell’uscita dall’Ue senza un accordo, non ha lasciato indifferente l’Inghilterra che si era già preparata all’eventualità del no deal proponendo un piano sui dazi.

Brexit, bocciato no deal

Quest’oggi il Parlamento britannico si è riunito nuovamente per votare sull’ipotesi di no deal, dopo aver bocciato ieri sera l’accordo sulla Brexit trovato da Theresa May e l’Ue durante l’incontro di lunedì.

Si è rigettata l’ipotesi del no deal con 321 voti contrari e 278 favorevoli. Il verdetto è arrivato poco dopo l’approvazione dell’emendamento Spelman con 312 voti a favore e 308 contrari. Il testo potenzia il rifiuto verso l’uscita dell’Inghilterra dall’Ue senza un accordo in qualsiasi momento o circostanza.

Voto no deal: due ipotesi

Questa sera il Parlamento britannico ha votato sull’ipotesi no deal giungendo a una sua schiacciante bocciatura. Due erano i possibili scenari inerenti l’esito.

Il primo riguardava l’approvazione no deal. Qualora si fosse verificata questa ipotesi, allora l’Inghilterrà sarebbe dovuta uscire dall’Ue senza un accordo che potesse favorire i rapporti da ambo le parti. Così facendo il Paese non avrebbe avuto quel periodo di transizione per consentire l’uscita nel pieno rispetto degli equilibri, subendo il forte impatto dato da ciò che comporterebbe l’assenza dal mercato unico.

Nel caso della sua bocciatura, si sarebbe proceduto come previsto (e come effettivamente accadrà) - giovedì 14 marzo - con la votazione sulla proroga dell’Articolo 50 del Trattato di Lisbona.

Essendosi verificata tale ipotesi, in causa verranno chiamati i paesi membri dell’Ue di cui molti si sono già espressi a favore per questa soluzione. Nota dolente è la Francia che si esporrà in maniera contraria qualora l’Inghilterra non presenti un piano chiaro sulle azioni che intende intraprendere dopo aver ottenuto il rinvio.

Nell’eventualità di una lunga proroga, è possibile che il popolo inglese debba votare alle urne per eleggere i propri rappresentanti al Parlamento europeo, i cui seggi tornerebbero a essere 751. Infatti è previsto che vengano diminuiti fino ad arrivare a 705 in considerazione dell’assenza di rappresentanti britannici.

Brexit, piano dazi

Le previsioni sul no deal hanno spinto l’Inghilterra a interrogarsi sugli scenari futuri. Uno dei temi più caldi risale proprio ai dazi, su cui in mattinata si è espresso il ministro Stephen Barclay.

Ha assicurato che, in caso di no deal, l’Inghilterra non avrebbe applicato i dazi sull’87% dei prodotti importati dall’Ue per evitare un rialzo dei prezzi, o meglio, per scongiurare un forte aumento dell’inflazione.

Tuttavia alcuni beni sarebbero stati soggetti alle tariffe come le carni bovine, suine, di agnello, pollame e alcuni prodotti lattiero-caseari e ancora una parte della filiera automobilistica. Sono termini che sarebbero entrati in vigore nel regime temporaneo, ossia di 12 mesi, nel momento in cui si sarebbe verificato il no deal. Inoltre non ci sarebbero stati i controlli doganali all’interno dell’Irlanda.

Attualmente la totalità delle importazioni dall’Unione europea è esentasse e il 56% di quelle dal resto del mondo. Il nuovo scenario avrebbe permesso all’82% delle merci europee di rimanere tax free, mentre il resto del mondo avrebbe subito un aumento al 92%.

A questo punto, conosciuto l’esito sull’ipotesi no deal, chissà quali saranno le nuove direttive in proposito e se cambierà qualcosa.

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