Bonus mamme con due figli 2025, le nuove regole e quando fare domanda

Simone Micocci

8 Maggio 2025 - 13:29

Che fine ha fatto il bonus mamme in busta paga per chi ha solo due figli? La misura è confermata dalla legge di Bilancio 2025, ma cambiano requisiti e (forse) gli importi. Ecco cosa sappiamo.

Bonus mamme con due figli 2025, le nuove regole e quando fare domanda

C’è un bonus in busta paga che, per quanto già finanziato dalla legge, non è ancora stato riconosciuto ai propri destinatari. Ci riferiamo al bonus spettante alle mamme con due figli, il nuovo sgravio contributivo riconosciuto dalla legge di Bilancio 2025 per il quale manca ancora il decreto attuativo che ne regolamenta le modalità di riconoscimento.

Un bonus che non va confuso con lo sgravio contributivo che spetta alle lavoratrici che hanno almeno tre figli, di cui almeno uno minorenne, il quale è stato riconosciuto dalla legge di Bilancio 2024 fino al 2026. Va detto che nella stessa manovra lo sgravio spettava anche alle lavoratrici solamente con due figli di cui almeno uno minore di 10 anni, ma per loro la scadenza era fissata al 31 dicembre scorso.

È servito quindi un nuovo intervento normativo per confermare il bonus in busta paga per quelle mamme che hanno solamente due figli, ma anziché procedere con una semplice proroga della misura il governo ha effettuato una vera e propria riforma che oltre a rivederne i requisiti - come pure la categoria di lavoratrici interessate - potrebbe portare anche a una modifica degli importi.

Ma come anticipato non basta quanto scritto in legge di Bilancio per rendere operativo questo “nuovo” bonus in busta paga: manca un decreto attuativo di cui al momento non ci sono ancora notizie, il che sta ovviamente ritardando il riconoscimento di aumenti in busta paga per le lavoratrici interessate.

Nell’attesa, ecco cosa sappiamo sul bonus mamme con due figli che, vi anticipiamo, da quest’anno non spetta più solamente alle lavoratrici dipendenti.

Cos’è il bonus mamme lavoratrici con due figli

Come anticipato, nel 2024 il governo ha introdotto un nuovo strumento a sostegno delle madri lavoratrici, alle quali è stata ridotta la quota di contributi dovuta all’Inps attraverso un esonero contributivo totale, entro un limite annuo di 3.000 euro.

A esserne interessate le sole lavoratrici dipendenti:

  • con due figli, di cui almeno uno minore di 10 anni.
  • con almeno tre figli, di cui almeno uno minorenne.

Nel primo caso però l’erogazione dello sgravio contributivo - che è bene sottolineare non ha comportato alcuna penalizzazione sulla pensione futura visto che dei contributi non versati si è fatto carico lo Stato - si è interrotta il 31 dicembre scorso (mentre nel secondo si andrà avanti per tutto il 2026) e di conseguenza dalla busta paga di gennaio è tornata l’aliquota contributiva piena (del 9,19% nel settore privato, 8,80% nel pubblico). Anche perché bisogna considerare che sempre da gennaio è venuto meno lo sgravio Ivs riconosciuto per il taglio del cuneo a coloro che hanno un reddito annuo fino a 35.000 euro.

Ma non è un addio. Come abbiamo avuto modo di spiegare, infatti, la legge di Bilancio ha confermato l’esonero contributivo parziale per invalidità, la vecchiaia e i superstiti a carico del lavoratore. Non sappiamo però qual è il limite e la misura dello sgravio, visto che serve un decreto del ministero del Lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il ministro dell’Economia e delle finanze, a disciplinare le modalità attuative. Il decreto in teoria doveva essere approvato entro 30 giorni dall’entrata in vigore della legge di Bilancio, termine abbondantemente superato. La buona notizia è che in ogni caso questo nuovo sgravio decorre da gennaio 2025, quindi in sede di prima applicazione ne dovrebbero riconoscere anche gli arretrati.

A chi spetta

Ovviamente ad averne diritto sono le mamme con due figli: viene mantenuto anche il limite massimo di 10 anni di età per almeno uno dei due. Ma la buona notizia è che nella platea delle beneficiarie non figurano più le sole lavoratrici dipendenti. Il bonus, infatti, si estende anche alle lavoratrici autonome che percepiscono almeno uno tra:

  • redditi di lavoro autonomo
  • redditi d’impresa in contabilità ordinaria;
  • redditi d’impresa in contabilità semplificata;
  • redditi da partecipazione.

Sono però escluse le lavoratrici dipendenti nel settore domestico - colf e badanti ad esempio - come pure le lavoratrici autonome che hanno optato per il regime forfetario.

Il diritto al bonus viene inoltre limitato a una certa soglia di reddito. Spetta, infatti, solo a chi nell’anno di riferimento non ha guadagnato più di 40.000 euro.

Quanto spetta e fino a quando

L’esonero questa volta non ha scadenza. Verrà riconosciuto, quindi, per tutto il periodo in cui se ne mantengono i requisiti. Per quanto riguarda l’importo, invece, non sappiamo ancora nulla visto che la misura verrà determinata dal suddetto decreto, con il quale verrà stabilita la distribuzione dei 300 milioni a disposizione per l’anno in corso.

Come anticipato oggi il limite è di 3.000 euro l’anno per le lavoratrici con almeno 3 figli; le informazioni in nostro possesso lasciano pensare che dovrebbe trattarsi di una cifra più bassa.

Bisognerà farne domanda?

Nello stesso decreto verranno definite le modalità di erogazione del bonus che nel caso delle lavoratrici dipendenti dovrebbero seguire quelle già adottate lo scorso anno. Servirà quindi indicare al proprio datore di lavoro la propria intenzione di beneficiare dello sgravio, indicando il codice fiscale dei figli per i quali se ne è acquisito il diritto. Una procedura che nel caso dei dipendenti pubblici si potrà effettuare direttamente dal portale NoiPA.

È ancora presto però per farlo, in quanto appunto bisognerà attendere il via libera da parte dei ministeri interessati.

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