Bonus contributi per la pensione 2023: quali sono, chi ne ha diritto e quando

Simone Micocci

7 Febbraio 2023 - 14:26

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Quando spettano più contributi di quelli effettivamente lavorati? Chi ha diritto a sconti sui contributi così da andare prima in pensione? Di seguito l’elenco delle misure in vigore nel 2023.

Bonus contributi per la pensione 2023: quali sono, chi ne ha diritto e quando

Come noto, i contributi rappresentano un elemento essenziale per l’accesso alla pensione. Intanto perché non è possibile andarci senza avere alle spalle un minimo di anni di lavoro e poi perché più sono i contributi maturati e più possibilità ci sono di anticipare l’accesso alla pensione. Ma gli anni di contributi incidono anche sul calcolo dell’importo, specialmente per la parte calcolata con il sistema retributivo dove per ogni anno di lavoro viene riconosciuta una certa quota della retribuzione pensionabile.

Solitamente i contributi vengono maturati durante i periodi lavorati, ma ce ne sono altri - come ad esempio quelli figurativi - riconosciuti anche nei periodi in cui vi è la sospensione, o la riduzione, dell’attività lavorativa.

Inoltre, negli anni il legislatore ha individuato delle categorie a cui viene riconosciuto un bonus contributi, ossia degli anni extra rispetto a quelli lavorati o comunque riscattabili dall’interessato. Dei contributi in più - o in alcuni casi degli sconti - che facilitano l’accesso alla pensione, specialmente nel caso in cui gli anni di lavoro non risultassero sufficienti per poter ricorrere all’opzione di pensionamento desiderata.

Vista l’importanza di tale strumento, ecco un elenco di quelli che sono i bonus contributi in vigore nel 2023 e le informazioni su quali sono le categorie che ne hanno diritto.

Bonus contributi Ape sociale

Anche nel 2023 è stata confermata la possibilità di smettere di lavorare prima di aver maturato i requisiti per il pensionamento grazie alla cosiddetta Ape sociale (Anticipo PEnsionistico). Si tratta di una misura che a determinate categorie di persone - quali disoccupati di lungo periodo, invalidi almeno al 74%, caregiver e addetti a lavori usuranti - consente di smettere di lavorare già all’età di 63 anni, percependo negli anni che li separano dall’accesso alla pensione un’indennità sostitutiva (per 12 mensilità) a carico dello Stato.

Per accedere all’Ape sociale sono richiesti 30 anni di contributi, 36 nel caso degli addetti ai lavori usuranti (ma per i lavoratori dell’edilizia ne sono sufficienti 32).

Tuttavia, alle donne viene riconosciuta la possibilità di accedere all’Ape sociale con meno contributi di quelli sopra indicati. Uno sconto così calcolato:

  • 12 mesi in meno per ciascun figlio;
  • fino a un massimo di 24 mesi.

Quindi, una donna disoccupata con due figli potrà richiedere l’anticipo pensionistico anche con soli 28 anni di contributi, a patto di aver comunque compiuto i 63 anni di età.

Maggiorazione invalidi

A decorrere dal 2022, spetta in favore dei lavoratori sordomuti e degli invalidi con percentuale superiore al 74%, o comunque riconducibile alle prime quattro categorie della tabella A allegata al Testo Unico delle norme in materia di pensione di guerra, 2 mesi di contributi per ogni anno di servizio effettivamente svolto presso le pubbliche amministrazioni o aziende private o cooperative.

Tale maggiorazione dell’anzianità contributiva spetta per i periodi di attività effettivamente prestati e comunque entro un limite massimo di 5 anni. Per arrivare al massimo, quindi, bisogna avere almeno 30 anni di lavoro.

Questo beneficio non viene riconosciuto in automatico in quanto sarà l’interessato a doverne fare richiesta. A tal proposito, è bene sottolineare che il bonus contributi accreditato sarà utile per conseguire il diritto alla pensione e per il calcolo delle quote di pensione con il sistema retributivo; non sarà invece rilevante ai fini del calcolo della pensione con il sistema contributivo.

Bonus contributi lavoratori precoci

Per i lavoratori precoci privi di contribuzione alla data del 31 dicembre 1995, che rientrano quindi interamente nel calcolo contributivo della pensione, spetta il bonus contributi attribuito dall’articolo 1, comma 7, della legge n. 335 del 1995, la cosiddetta Riforma Dini.

Qui, infatti, viene stabilito che i contributi versati durante la minore età, quindi prima del compimento dei 18 anni, valgono il 50% in più. Ad esempio, chi ha lavorato per un anno avrà diritto a 18 mesi di contributi anziché ai 12 altrimenti spettanti.

Maggiorazione pensione d’inabilità

Una maggiorazione è riconosciuta anche a coloro che accedono alla pensione d’inabilità, misura a cui possono accedere gli invalidi con percentuale al 100% che hanno maturato almeno 260 contributi settimanali (5 anni) di cui 156 (3 anni) nel quinquennio precedente la data di presentazione della domanda.

A questi la pensione viene calcolata tenendo conto dei contributi versati ai quali si aggiunge una maggiorazione. Ai periodi di contribuzione effettivamente versati, infatti, si aggiunge un bonus contributivo pari agli anni che mancano al lavoratore per raggiungere l’età pensionabile, ossia 60 anni di età. In ogni caso con tale operazione non si possono comunque superare i 40 anni di contributi.

Maternità fuori rapporto di lavoro

Nel periodo coperto da maternità obbligatoria (della durata di 5 mesi) la lavoratrice dipendente ha diritto alla relativa indennità sostitutiva e alla copertura previdenziale. Ma cosa succede, invece, a chi non ha un lavoro? Oltre a poter richiedere il bonus maternità al Comune, si ha anche diritto all’accredito dei contributi figurativi per maternità al di fuori di un rapporto di lavoro.

Spettano, quindi, 5 mesi di contributi bonus a quei soggetti iscritti al Fondo pensioni lavoratori dipendenti e alle forme di previdenza sostitutive ed esclusive dell’Assicurazione generale obbligatoria (Ago) per invalidità, la vecchiaia e i superstiti, per i periodi corrispondenti al congedo di maternità verificatisi al di fuori del rapporto di lavoro.

Condizione necessaria per averne diritto, però, è quella di poter far valere - al momento della domanda - almeno 5 anni di contribuzione in costanza di rapporto di lavoro.

Deroghe amato

Non si può parlare di bonus, bensì di sconto, per le tre deroghe Amato, misure che consentono di andare in pensione con l’opzione di vecchiaia con 5 anni di anticipo. Chi rientra tra le casistiche individuate dalle tre deroghe Amato, infatti, può andarci con soli 15 anni di contributi anziché 20.

Nel dettaglio, per poter beneficiare dello sconto in oggetto è necessario soddisfare una delle seguenti condizioni:

  • i 15 anni di contributi devono essere maturati entro il 31 dicembre 1992;
  • entro il 31 dicembre 1992 l’interessato deve essere stato autorizzato al versamento volontario (indipendentemente dal fatto che poi ne abbia davvero provveduto);
  • avere almeno un’anzianità assicurativa di 25 anni (28 anni se consideriamo che almeno un contributo deve essere maturato nel retributivo, quindi entro il 31 dicembre 1995). Inoltre, devono esserci almeno 10 anni lavorati per periodi inferiori alle 52 settimane.

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