Dopo la decisione di UniCredit di ritirare l’OPS su Banco BPM, è tutto un parlare delle mosse dei francesi in Piazza Meda. Motivo di imbarazzo per Meloni.
Finalmente, almeno per chi non voleva assolutamente che finisse nelle fauci di UniCredit, Banco BPM è ora libera.
Dopo otto mesi dall’annuncio dell’OPS che ha fatto saltare subito i nervi dei vertici di Piazza Meda - continui i no fermi del CEO Giuseppe Castagna - e del governo Meloni - il cui piano iniziale era quello di favorire le nozze tra Banco BPM e MPS-Monte dei Paschi di Siena - prima che quest’ultima si attivasse e annunciasse la metamorfosi da preda a predatrice, lanciando una OPS su Mediobanca -, BAMI può a questo punto perseguire la tanto sponsorizzata strategia standalone, non sottoposta più alla passivity rule.
Banco BPM rimane caso di Borsa. Mollata da straniera UniCredit, ora diventerà più francese?
Ma le cose, per Piazza Meda, andranno davvero così?
In molti non ci mettono la mano sul fuoco, e non solo per la possibilità che UniCredit torni alla carica, ma anche perché la banca che molti hanno fatto notare in questi mesi essere tanto cara alla Lega di Matteo Salvini, e la stessa banca che il governo Meloni ha tanto tutelato rivendicandone subito l’italianità (per quanto sotto il controllo di Crédit Agricole) rischia di diventare ora più francese.
D’altronde, è di due settimane fa circa l’annuncio della Banque Verte, relativo alla decisione di chiedere alla BCE l’autorizzazione a salire al di sopra del 20% del capitale del Banco, rispetto a quel 19,8% ora in suo possesso. Certo, c’è stato il chiarimento immediato.
Crédit Agricole ha precisato che il CDA vuole semplicemente rafforzare il proprio investimento, senza voler “acquisire né esercitare il controllo su Banco BPM”, assicurandosi dunque che la sua quota rimanga a un livello inferiore rispetto alla soglia che farebbe scattare l’OPA obbligatoria, ovvero quella pari al 30% (secondo quanto statuito dal Testo Unico della Finanza D.Lgs. 58/1998, art. 106).
Ma, all’indomani dei conti ancora record annunciati da UniCredit, e due giorni dopo la decisione di Orcel di mollare la presa su Banco BPM, a Piazza Affari è tutto un parlare delle mire dei francesi sul gruppo. Francesi che d’altronde si erano subito mossi, rafforzandosi nel capitale del Banco: prima nelle settimane immediatamente successive all’annuncio dell’OPS di UniCredit del 25 novembre del 2024, salendo al 15,1% - con le indiscrezioni che hanno parlato subito di una manovra lanciata con il placet dello stesso governo Meloni, in apparenza impegnato strenuamente a promuovere piuttosto il Made in Italy del sistema bancario italiano - e che poi, agli inizi di aprile, hanno incassato il sì della BCE per scalare ulteriormente Piazza Meda, conquistando una partecipazione complessiva pari al 19,9%.
L’ennesimo colpo di scena è arrivato lo scorso 11 luglio, quando la Banque Verte ha annunciato l’intenzione di scalare ulteriormente la banca guidata dal CEO Giuseppe Castagna, sollevando così nuovi interrogativi e speculazioni.
Il commento di Orcel su mosse Crédit Agricole in Banco BPM
Del caso ha parlato lo stesso Andrea Orcel, numero uno di UniCredit, che ha rilasciato un’intervista a Il Corriere della Sera, pubblicata oggi, all’indomani del grande annuncio dei conti relativi al secondo trimestre e al primo semestre del 2025, che hanno rivelato nuovi numeri record e nuove sorprese sul fronte della guidance e dei dividendi.
All’osservazione del quotidiano, “Ora pare che siano i francesi del Crédit Agricole a muoversi su Banco BPM...”, il banchiere romano ha così risposto, non prima di aver ribadito che il ritiro della sua OPS è stato una occasione persa non solo per la ormai ex preda, ma per tutta l’Italia:
“Hanno fatto quello che ci si aspettava, aumentando gradualmente la loro partecipazione sino al 20%, e chiedendo l’autorizzazione a superare questa soglia. Questo li pone in una posizione di riferimento in Banco BPM e per estensione nel sistema bancario italiano”.
L’attenzione a Piazza Affari rimane sulle due azioni diventate di colpo ex pedine del risiko bancario: sul Ftse Mib, le azioni UniCredit segnano ancora un rialzo, salendo attorno a quota
60,44 euro, mentre i titoli BAMI segnano una perdita contenuta, rimanendo al di sopra della soglia di 10 euro.
Tutti i francesi presenti nel capitale di Banco BPM. Motivo di imbarazzo per Meloni
Della possibilità che BAMI rimanga pedina potenziale di una operazione di M&A, dunque di risiko bancario, pur con UniCredit che è uscita di scena - ma Orcel è finito davvero dietro le quinte? - parla oggi tra gli altri un articolo di MF-Milano Finanza che, pur ricordando che Parigi ha sottolineato di non voler esercitare il controllo del gruppo, di cui è primo azionista, ha tenuto a ricordare che “a fianco di Crédit Agricole si registra la presenza di altri importanti azionisti francesi, quali Banque Postale, l’istituto pubblico controllato dal gruppo La Poste, oltre a Natixis con lo 0,7% e BNP Paribas con lo 0,3% ”.
Banco BPM si conferma dunque sempre di più motivo di imbarazzo per il governo Meloni che ha osteggiato fin da subito le mire di UniCredit su Piazza Meda - con il vicepremier, ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Matteo Salvini che è arrivato a etichettare UniCredit perfino “banca straniera” - fino ad applicare il golden power all’OPS di Orcel.
E governo Meloni che ora, dopo aver sbarrato ripetutamente la strada a Piazza Gae Aulenti in nome del presunto DNA tutto italiano di BAMI (che non c’è mai stato), rischia di consegnare Piazza Meda direttamente alla Francia tanto invisa a una certa parte dell’Italia sovranista. Proprio quella che Salvini & Co. rappresentano.
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